martedì 29 maggio 2012

Rignano e il buonsenso

Sono dunque andati tutti assolti gli imputati del processo per i presunti abusi commessi sui bambini dell’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio, dopo una vicenda giudiziaria la cui oscena assurdità è ricostruita oggi da Carlo Bonini («Troppe suggestioni e niente prove così è crollato il teorema dei pm», Repubblica, 29 maggio 2012, p. 25). Ma anche senza aspettare la conclusione delle indagini e del processo, sarebbe stato possibile rendersi quasi subito conto che qualcosa non tornava nelle accuse, con appena un minimo di modesto buonsenso; buonsenso che Bioetica può timidamente vantarsi di aver cercato di usare fin quasi dall’inizio.

Aggiornamento: davvero memorabile la chiusa di un articolo di Antonio Scurati sulla sentenza («Il fantasma dello stupro», La Stampa, 29 maggio, p. 1): «Rignano Flaminio è l’emblema di un Paese spaventato che troppo a lungo ha scambiato al mercato nero della Storia una illusoria irresponsabilità pubblica in cambio di una paranoia privata».

Aggiornamento 16/5/2014: l’assoluzione è stata confermata anche in appello.

lunedì 28 maggio 2012

Liberazione sessuale. Agnese De Donato


Foto di Agnese De Donato

La pillola contraccettiva ha da poco compiuto 50 anni. La rivoluzione che ha causato è stata travolgente: il sesso si separa sempre più dalla riproduzione e il controllo riproduttivo diventa molto più efficace e sicuro. Negli anni 70 la pillola è finalmente a disposizione anche delle donne italiane. L’articolo 533 del codice penale, che considerava illegale vendere e anche parlare di contraccezione, viene abrogato dalla Corte Costituzionale. Anche se è possibile usarla, non c’è molta voglia di spiegare e fare informazione. Come ci racconta Agnese De Donato, fotografa e giornalista, la pillola “ha avuto una lunga gestazione: il dosaggio, la visita medica preventiva, le analisi, la prescrizione medica per acquistarla. La pillola ebbe la meglio sull’uso del diaframma, sulla spirale e sulle varie creme vaginali. Era spiccia, liberatoria. La speranza era che si potesse arrivare a una pillola per i maschietti. Ma non c’era molta fiducia in questo! Comunque l’avvento della pillola dava evidentemente una grande libertà alle donne, tanto che mio marito fu irremovibile, non voleva altri figli oltre ai tre già all’asilo e al ginnasio, ma non voleva che io la prendessi. Custodivo amorevolmente la mia bella scatolina rotonda in cucina dietro alle pentole e me la cuccavo di nascosto!”.

Sul Mucchio di giugno, in Gli anni settanta.

Why I perform abortions: A Christian obstetrician explains his choice

Ironically, it’s the lack of access to abortion care that often pushes women to have abortions later in pregnancy. [...]

Abortion should be considered a part of reproductive health care and a basic human right, but it’s not. It’s hard to access. About 85 percent of women live in a county where there’s no abortion provider. The distribution is even more dire in rural areas, where 90 percent of women have no provider. Many women have to travel long distances just to get to a provider.
That could easily help you understand why laws that impose waiting limits and notifications further distort the reality of women’s access to abortion care.

Continua.

sabato 26 maggio 2012

Articolo 9, comma 4

È amareggiata, la dottoressa Miriam Valentini, lettrice del giornale dei vescovi italiani, al cui direttore scrive una lettera accorata («Liberticida attacco agli obiettori», Avvenire, 24 maggio 2012, p. 37). Cosa ha turbato la signora? Alcune recenti letture l’hanno resa consapevole

del fatto che associazioni che si rifanno all’area del Partito radicale stanno chiedendo che nei concorsi venga riservata una quota ai medici ginecologi non obiettori, mentre esponenti del Pd hanno chiesto di evitare che nei presidi sanitari ci sia più del 50% di medici obiettori. Addirittura un magistrato presentato come «esperto di diritto di famiglia» è arrivato a suggerire la possibilità di denunciare una struttura sanitaria per «omissione di atti d’ufficio» e «interruzione di pubblico servizio» nel caso in cui una donna non possa abortire in quello stesso presidio a motivo del fatto che «non ci sono medici non obiettori».
E conclude sgomenta:
Mettere addirittura la corsia preferenziale nei concorsi per i non obiettori mi sembra veramente un colpo basso alla libertà di coscienza delle persone. Quanto potrebbe dirsi “civile” una società del genere?
Il direttore Marco Tarquinio condivide «totalmente il suo amarissimo ragionamento e il suo allarme», e soprattutto condivide
lo spirito della sua vibrante domanda finale. I paladini di “libertà” che si fanno arbitrio gettano definitivamente la maschera (o, meglio, quel che ne resta) e si rivelano per quel che sono: vorrebbero negare persino la libertà di coscienza, e premono per ottenere regole liberticide, tese a discriminare e penalizzare i medici che rifiutano di farsi somministratori di morte.
A dire il vero, qui non si tratta di ottenere nuove regole, ma di rispettare quelle che già esistono. Andiamo a leggere – leggere per intero – l’art. 9 della legge 22 maggio 1978, n. 194 («Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza»), che come è noto sancisce il diritto all’obiezione di coscienza. Ebbene, al comma 4, la legge recita testualmente:
Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste dall’articolo 7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale.
Non importa, in altre parole, che un ente ospedaliero o una casa di cura si trovino a corto di medici non obiettori: essi sono in ogni caso obbligati a fornire il servizio di interruzione della gravidanza. Non si vede dunque come direttori sanitari, primari e/o responsabili regionali della sanità negligenti possano sfuggire all’imputazione di omissione d’atti d’ufficio (art. 328 c. 2 del Codice Penale) e di interruzione di pubblico servizio (art. 340 C.P.). Quello che stupisce, in effetti, è che non si siano finora moltiplicate le denunce di questo tipo, visto che sono oramai molti gli ospedali che non offrono più il servizio di IVG (anche se bisogna poi vedere quali siano gli strumenti effettivi – mobilità del personale, concorsi riservati, incentivi economici? – a disposizione per combattere la proliferazione degli obiettori).

Nella retorica degli attivisti italiani anti-choice è diventata da tempo comune la pretesa di presentarsi come paladini della legge 194, che – così ci viene detto – va applicata «per intero», lasciando intendere che se rispettata alla lettera essa avrebbe un effetto dissuasivo sugli aborti. Bene, non chiediamo di meglio: si applichi per intero anche l’art. 9 della 194. O dobbiamo scoprire che per certuni – caro direttore Tarquinio – le leggi si applicano solo là dove fanno comodo?

Aborto, cosa significa obiezione di coscienza?


A 34 anni dalla promulgazione della legge 194 sulla interruzione volontaria di gravidanza (era il 22 maggio 1978), i dati del Ministero della Salute mettono bene in evidenza quanto la norma sia disattesa: la media nazionale di ginecologi obiettori supera il 70%, arriva in alcune regioni al 90, e rende estremamente difficile la garanzia del servizio.
In questi giorni, peraltro, in Parlamento si discute un testo ambiguo e pericoloso, un testo che gioca sull’ambiguità dei significati: che cosa intendiamo infatti per obiezione di coscienza e cosa c’entra con la libertà individuale e con la libertà di coscienza? Se ne è parlato durante il convegno “Obiezione di coscienza in Italia. Proposte giuridiche a garanzia della piena applicazione della legge 194 sullaborto” organizzato il 22 maggio a Roma dall’Associazione Luca Coscioni e l’Aied.
Nell’estate 2010 Christine McCafferty, parlamentare del partito laburista inglese, ha presentato al Consiglio dEuropa un report sulla regolamentazione dell’obiezione di coscienza, “Women’s access to lawful medical care: the problem of unregulated use of conscientious objection”. Il report fotografa la situazione europea e propone alcune linee guida per limitare i danni di un esercizio illegittimo dell’obiezione di coscienza. McCafferty non abbraccia una posizione estrema, non critica cioè la possibilità di ricorrere alla obiezione, ma sottolinea che i diritti delle donne e dei pazienti vengono prima della coscienza del personale medico. È necessario un bilanciamento tra la coscienza personale e la responsabilità professionale altrimenti si finisce per ledere lo stesso diritto dei pazienti di ricevere cure e assistenza, sostituite da una predica moralistica.

Quali sarebbero le condizioni per l’esercizio legittimo della obiezione di coscienza? Possono ricorrervi i singoli direttamente coinvolti nella procedura medica e non le strutture sanitarie. Il personale sanitario ha l’obbligo di fornire tutte le informazioni sui trattamenti previsti dalla legge, di informare tempestivamente il paziente della propria obiezione di coscienza, di metterlo in contatto con un altro medico e di assicurarsi che riceva il trattamento richiesto. Se è impossibile trovare un altro medico o in caso di emergenza non c’è coscienza che tenga: il personale sanitario è obbligato a eseguire il trattamento richiesto o necessario nonostante le proprie posizioni personali. Il documento si sofferma spesso sugli effetti discriminatori soprattutto per le donne più in difficoltà, perché vivono in condizioni economiche difficili o in aree isolate o per altre ragioni.

Le condizioni indicate da McCafferty sono in linea con l’articolo 9 della 194 - ma l’articolo 9 spesso rimane solo sulla carta. L’Italia è infatti tra i Paesi che regolamentano in modo inadeguato l’esercizio della obiezione di coscienza, avverte McCafferty, insieme alla Polonia e alla Slovacchia. Il report poi sottolinea che l’obiezione non può essere esercitata dal personale non medico, come amministrativi o portantini, e che l’assistenza precedente e successiva non possono essere oggetto di obiezione. Anche questo è in linea con l’articolo della legge italiana ed è utile per le discussioni sull’ampliamento dell’esercizio della obiezione ai farmacisti. A questo proposito ricordo il caso Pichon and Sapious vs. France (Corte europea dei diritti umani, 7 giugno 1999): la Corte stabilì che un farmacista che rifiuta di vendere i contraccettivi non può imporre la propria visione del mondo agli altri e che il diritto alla libertà religiosa - diritto individuale sacrosanto e strettamente intrecciato alla coscienza - non garantisce il diritto di comportarsi pubblicamente secondo le proprie credenze. Quando decido di fare il farmacista, o il medico o l’avvocato, la mia coscienza individuale non può essere quella cui tutti gli altri dovrebbero sottostare o conformarsi. La scelta di una professione implica dei doveri e la garanzia di un servizio.

Galileo, 25 maggio 2012.

giovedì 24 maggio 2012

Il delitto del cervello


Sul Mucchio di giugno.

Il giorno più bello


Hai deciso di sposarti prenotando con mesi di anticipo il ristorante o la chiesa o entrambi. Passi le notti a decidere come disporre a tavola i tuoi invitati e chi escludere senza che si offenda troppo. Devi decidere se fare la lista di nozze all’agenzia di viaggi oppure all’Apple Store, scegliere il vestito, fare le prove, decidere la pettinatura e le scarpe che indosserai. Ti preoccupi perché se poi quel giorno avrai i piedi gonfi? La stesso cruccio è indirizzato all’abito nuziale, che decidi di comprare o di farti fare secondo il tuo ideale di peso. Sarà o non sarà il giorno più bello della tua vita? E allora non puoi che essere magra, quel giorno. Se non rientri in quell’angusto dominio di donne con un metabolismo adolescenziale o con delle sane abitudini alimentari e sportive, comincerai a programmare la dieta per liberarti del culo di troppo. Da domani, da lunedì, dal prossimo primo del mese. Chiederai consiglio alle tue amiche sull’efficacia della dieta a zona, quella solo grassi, solo frutta, solo proteine, la dieta dissociata o quella del fantino. Farai sondaggi accurati e inaffidabili su quale ha effetti più evidenti e veloci (e reversibili). Ma poi magari ti imbatterai nella K-E diet, l’ultima frontiera delle diete estreme (Tube Feeding: What’s Wrong with the Latest Wedding Crash Diet?, The Guardian, 18 aprile 2012). Ti infili un tubo nel naso che arriva fino allo stomaco. All’estremità esterna del tubicino c’è una sacca contenente liquidi e proteine per un totale di circa 800 calorie - una donna adulta in salute dovrebbe mangiarne circa 2000. Nessun carboidrato, come fosse il diavolo della ciccia. Insomma ti affami con un sondino ficcato in gola per entrare nel vestito da sposa comprato un paio di taglie in meno. È comodo: non devi scervellarti a pesare i pasti o a eliminare quello che non puoi mangiare. Non perdi tempo né a cucinare né a masticare: una pompa ti spingerà lungo la trachea piccoli dosi di nutrimento. Tu puoi proprio dimenticarti del pranzo e della cena. Chi ha visto o usato un sondino nasogastrico - almeno finora - l’ha fatto o nella impossibilità di alimentarsi per via orale come facciamo noi, oppure per aspirare i succhi gastrici in modo meccanico perché magari un tumore ti ha distrutto le pareti dello stomaco o la peristalsi. Solo vedere la manovra per infilarlo - seppure a distanza - ti fa pensare che sia meglio morire di fame. E poi pensi a Eluana Englaro che per 17 anni è stata nutrita in quel modo perché non in grado di farlo autonomamente, come tutte le persone in stato vegetativo o con patologie gravi: demenze, neoplasie, stati di incoscienza permanenti o temporanei. Gli effetti di una nutrizione artificiale possono essere rischiosi: dalla chetosi - che è una alterazione metabolica del glucosio - a problemi renali o a possibili danni ai tessuti del naso e della gola. Un basso apporto calorico può causare poi una malnutrizione: invece di eliminare il grasso il tuo corpo attacca il tessuto muscolare. Gli effetti collaterali e i rischi di uno strumento o di una procedura vanno sempre valutati rispetto alle alternative e alle conseguenze di non farvi ricorso: nel caso del sondino, per esempio, morire di fame per l’impossibilità di alimentarsi per bocca o il non entrare nel vestito bianco. Se state pensando che tra le tante future spose è verosimile che ce ne sia una fuori di testa, dovete sapere che solo in Gran Bretagna oltre mille persone hanno fatto ricorso alla K-E diet e che in Italia ci sono diverse cliniche specializzate nella dieta del sondino. Chissà se i fruitori sono tutti ciccioni. Il protocollo nutrizionale dovrebbe essere attentamente controllato e rivolto a casi di obesità non trattabile altrimenti, nonché la prima tappa di un percorso volto a ridurre un rilevante eccesso ponderale. Su You Tube ci sono alcuni video esplicativi: basta cercare “dieta del sondino” o “NEP”. Oppure, solo per fare un esempio, andare sul sito www.diettube.com: pompa e sondino sono in comodato d’uso e c’hai pure l’assistenza medica telefonica. Se non avete matrimoni in vista, comunque l’estate è alle porte, cosa aspettate?

Sul Mucchio 695 di giugno.

Famiglie Arcobaleno su Di Mauro

Famiglie Arcobaleno commenta le affermazioni di Di Mauro: I pediatri (quali!?) e le assurdità (tante) proferite sui nostri figli!
Anche su Giornalettismo un pezzo al riguardo.

martedì 22 maggio 2012

lunedì 21 maggio 2012

Don’t destroy research

Sense about science ha pubblicato un appello dei ricercatori del Rothamsted Research.
Matteo Rossini pubblica anche altri link sull’attacco di ieri mattina.

sabato 19 maggio 2012

Convegno sulla obiezione di coscienza

Il prossimo 22 maggio si svolgerà un convegno sulla obiezione di coscienza e l’applicazione della 194.
Qui il programma completo.

giovedì 17 maggio 2012

Il buon medico non obietta

Il blog della campagna, con tutte le notizie e le iniziative (anche su Facebook).

Le ragioni della campagna. Il prossimo 6 giugno si svolgeranno incontri in varie città (eventi).
Il comunicato della Consulta di Bioetica.

martedì 15 maggio 2012

Gene Weingarten: Texas scold ’em

My proposed law for Texas: Before a woman has sex with a man, she has to put on her makeup in the bathroom immediately after the guy has spent serious potty time there. Assuming she still wants to have sex with him, the next step is to make sure he knows what he is getting into: He must watch the lady walk around for a while with a sofa cushion under her shirt, kvetching about gas pains. Only then can they have sex. This will really cut down on abortions.
Gene Weingarten, WP, february 9, 2012.

domenica 13 maggio 2012

Avere figli per egoismo


“Naturalmente non ti serve la patente per avere figli. Non devi dimostrare nulla. Ti serve una licenza per pescare, ti serve una licenza per fare il barbiere, ti serve una licenza per vendere hot dog. E poi leggi di questi poveri bambini, maltrattati e denutriti, e ti chiedi: perché a questi genitori è stato permesso di averli?”. Così Boris Yelnikoff/Larry David spegne l’entusiasmo della sua giovane e allegra fidanzata durante un giro in bicicletta in Basta che funzioni di Woody Allen.
Yelnikoff è un eccentrico e un misantropo ma senza dubbio coglie un punto: fare il genitore è molto complicato eppure non esiste nessuna patente genitoriale. Ma c’è di più: perché avere un figlio?

la Lettura #26, 13 maggio 2012.

sabato 12 maggio 2012

The Aquarium

One of the most despicable religious fallacies is that suffering is ennobling—that it is a step on the path to some kind of enlightenment or salvation. Isabel’s suffering and death did nothing for her, or us, or the world. We learned no lessons worth learning; we acquired no experience that could benefit anyone. And Isabel most certainly did not earn ascension to a better place, as there was no place better for her than at home with her family. Without Isabel, Teri and I were left with oceans of love we could no longer dispense; we found ourselves with an excess of time that we used to devote to her; we had to live in a void that could be filled only by Isabel. Her indelible absence is now an organ in our bodies, whose sole function is a continuous secretion of sorrow.
Aleksandar Hemon, The New Yorker, june 13 2011.

Povera Silvia Costa

Anzi no, poveri noi che ci troviamo a leggere ancora una volta motivazioni discriminatorie e inconsistenti riguardo al matrimonio.
Matrimonio, senza bisogno di aggiungere altro. Le persone dovrebbero essere libere di sposarsi se lo vogliono. E invece così non è, perché alcuni possono scegliere e altri no. Questa differenza viene mantenuta, appunto, su piedistalli di ingiustizia e ripugnanti tentativi di giustificare la disparità.
Silvia Costa, ieri, è solo l'ultima di un lungo elenco.
Ho molti amici gay, ma... Certo i diritti, ma il matrimonio no. E se poi si arriva all'adozione?
Sono modi diversi per arrivare in uno stesso luogo: bigotto e insensato sostegno di una ingistizia.

venerdì 4 maggio 2012