giovedì 22 novembre 2012

A come Aborto

Non ricordo nemmeno come ci sono finita ma leggo questo post e ci trovo alcune cose che non vorrei leggere sull’aborto e il pietoso stato della 194: Renzi, l’aborto e il cimitero dei non-nati. Il corpo delle donne, che rimanda al post di Marina Terragni, aggiunge 3 righe iniziali. Comincio da qui.

Vorrei che gli uomini stessero fuori dalla questione aborto. Vorrei che chiedessero a noi. Vorrei rispetto per questa dolorosissima questione. Vorrei che le donne non fossero giornalmente umiliate. Vorrei che il dolor non fosse la costante di molte vite.
Fuori? Perché fuori e in che senso? Se in senso giuridico nulla da dire. Sono le donne che devono poter decidere (e coinvolgere chi desiderano - emotivamente è molto più complciato, ma io sto parlando della legge). Se invece non è in senso giuridico ma in assoluto, perché dovrebbero starne fuori? Molti uomini hanno scritto e detto parole interessanti sull’aborto, e hanno vissuto emotivamente un aborto. E ci sono molte donne che non rispettano e ignorano le altre donne, che vorrebbero eliminare l’accesso sicuro e legale all’aborto - qui e negli Stati Uniti (e anche altrove). Ma davvero dobbiamo discutere di questo? (Per sicurezza ribadisco l’ovvio: nessuno dovrebbe obbligare, ricattare o imporre un aborto, ma cose del genere vanno nelle premesse implicite). Il dolore passa anche per la ripetizione ossessiva dell’essere, l’aborto, una "dolorosissima questione". In questo caso sembra che non si sia chiesto alle donne, perché alcune di loro non descrivono così le interruzioni di gravidanza (parlo di quelle precoci, non di quelle tardive e seguenti a una patologia fetale per esempio). Perché c’è sempre la necessità di sottolineare il dolore necessario di ogni aborto, di tutti gli aborti? Non è un caso che sono poche le donne che parlano del proprio aborto, forse anche per evitare la reazione pavoloviana, o di condanna, o di sguardo obliquo mentre si abbassa la voce perché di aborto non si può parlare senza un carico di colpa.
Poi segue il post, che dopo avere introdotto l’aborto, la 194 e l’indifferenza di cui è circondata l’applicazione faticosa della legge arriva a Renzi (è vero che nessuno ne voglia parlare, verissimo).
D’altro canto nel marzo scorso la giunta Renzi ha deliberato la realizzazione di un nuovo spazio nel cimitero fiorentino di Trespiano destinato al ricevimento di “di prodotti abortivi e di prodotti del concepimento” (quindi non di bambini nati morti, la cui sepoltura è già consentita da un decreto Presidenziale), consentendo anche “l’installazione di coprifossa, monumentini e altri ricordi”. Un vero e proprio “cimiterino degli Angeli” -non esattamente “obamiano”- simile a quello istituito a Roma dal sindaco Alemanno.

Firenze è la prima città amministrata dal centrosinistra a deliberare la creazione di un camposanto dei non-nati. Come ha osservato la consigliera di perUnaltracittà, Ornella De Zordo “questa norma  contrasta nettamente con la legge 194… e finisce inevitabilmente per colpevolizzare chi già affronta una scelta dolorosissima e abortendo compie una scelta legittima ma molto sofferta”.
Non è proprio così, in base al D.P.R. 10/09/1990 n. 285, in particolare articolo 7. Comma 2. Per la sepoltura dei prodotti abortivi di presunta età di gestazione dalle 20 alle 28 settimane complete e dei feti che abbiano presumibilmente compiuto 28 settimane di età intrauterina e che all’ufficiale di stato civile non siano stati dichiarati come nati morti, i permessi di trasporto e di seppellimento sono rilasciati dall’unità sanitaria locale.
Comma 3. A richiesta dei genitori, nel cimitero possono essere raccolti con la stessa procedura anche prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane.
Comma 4. Nei casi previsti dai commi 2 e 3, i parenti o chi per essi sono tenuti a presentare, entro 24 ore dall’espulsione od estrazione del feto, domanda di seppellimento alla unità sanitaria locale accompagnata da certificato medico che indichi la presunta età di gestazione ed il peso del feto.
Non è nemmeno che ci sia un contrasto con la 194 (leggetevi come si chiama la legge 194 e come comincia). Sui cimiteri avevo già scritto qui e qui.
Sulla colpa il discorso si complica ovviamente, ma la colpa non si radica anche nel voler giudicare tutti gli aborti (volontari e precoci) di tutte le donne come "scelte dolorosissime" e "molto sofferte"?
La prima strada per intervenire sulla colpa sarebbe quella di garantire il servizio di IVG, oggi messo a rischio dalle altissime percentuali di obiezioni di coscienza. La prima strada per limitare la colpevolizzazione sta nel cominciare a chiedere alle donne, evitando di parlare in loro nome (era questo il consiglio iniziale rivolto agli uomini "chiedessero a noi" - dovrebbe valere anche tra chi condivide il genere sessuale). Il carico di dolore evitabile è a volte insopportabile, come nel caso di Margherita. L’obiezione di coscienza rende alle donne spesso difficile abortire. Nel Lazio la LAIGA ha dato dei numeri spaventosi. L’ultima relazione ministeriale sull’applicazione della 194 ha sollevato molti dubbi, oltre alla preoccupazione sull’obiezione. Insomma prima di scaldarsi per i cimiteri bisognerebbe davvero parlare di tutto questo. Si può non essere d’accordo con i cimiteri e i funerali degli embrioni, si può (magari giustamente) prendersela con il significato politico e il ricatto morale, ma se dovessimo elencare una gerarchia di importanza la garanzia del servizio IVG sta al primo posto. Se rimane tempo parliamo anche del resto.

In conclusione:
Matteo Renzi ha liquidato come “ideologiche” le proteste, ma ha anche ritenuto di rinviare il dibattito in consiglio comunale, calendarizzato proprio in coincidenza con l’inizio del gran tour in camper, chiudendo la delibera in un cassetto. Meglio non parlarne “adesso”, onde evitare contrapposizioni e polemiche. Tanto chi doveva cogliere il segnale -la destra, i cattolici oltranzisti- l’ha colto. Ma la norma resta, pronta a essere attuata.

Il tema è sensibile. Sensibilissimo e qualificante. Lo è per un candidato premier italiano non meno di quanto lo sia per un candidato Presidente americano. Non vi è ragione di sottrarlo all’attenzione degli elettori, e in particolare delle elettrici di primarie e secondarie, che hanno il diritto di poter scegliere consapevolmente, disponendo di tutte le informazioni sui candidati, in perfetta trasparenza e senza omissis.
Sulla difficoltà e inopportunità politica è facile essere d’accordo. Nessuno vuole sporcarsi le mani con l’aborto.

#DibattitoScienza



Dibattito Scienza, ovvero 6 domande per la politica inizia da qui la scorsa settimana. I candidati alle primarie del centrosinistra rispondono qui.
Nel gruppo su Facebook ci sono molti link e proposte. Su Twitter l'#.

giovedì 15 novembre 2012

Sulla diagnosi genetica di preimpianto (legge 40/2004)

TRIBUNALE DI CAGLIARI
Ordinanza 9 novembre 2012 G.I. Giorgio Latti
Ricorrenti
Avv.ti Filomena Gallo e Angelo Calandrini domiciliati
presso Studio legale Avv. Renato Chiesa

Struttura dell’ordinanza

Fatto:
I coniugi di Cagliari risultano rispettivamente lei affetta da talassemia major e lui portatore sano di talassemia major. Nell’agosto del 2011 la coppia, entrambi infertili ma desiderosi di avere un figlio, si rivolgono all’Ospedale Microcitemico di Cagliari - Servizio di Ostetricia e Ginecologia, richiedendo diagnosi genetica pre-impianto (PGD) nell’ambito di procedura di procreazione medicalmente assistita (PMA) al fine di poter conoscere lo stato di salute dell’embrione ai sensi della L. 40/2004.
Il Dott. G. Monni responsabile del centro di PMA, rilevato che “La Struttura Complessa di Ostetricia e Ginecologia è in grado, come nel passato per aver eseguito oltre 40 PGD, di offrire alla coppia la PGD (fertilizzazione in vitro, prelievo dall’embrione di una singola cellula per l’analisi molecolare) ma non l’analisi molecolare di tale cellula.” precisava che “Fino al 2004, la singola cellula prelevata dall’embrione veniva consegnata per l’analisi genetica al Laboratorio di Genetica Molecolare della 2° Clinica Pediatrica del presidio Microcitemico”, dichiara disponibilità ad eseguire la proceduta FIVET e la biopsia della singola cellula prelevata da consegnare successivamente al Laboratorio di Genetica Molecolare. Tuttavia con lettera del 1/12/2011, il responsabile della II Clinica Pediatrica della suddetta struttura sanitaria, Dr. Galanello, attesta che nei laboratori della Clinica non si esegue la PGD.
Il diniego effettuato dal responsabile del laboratorio, che fino al 2004 aveva effettuato numerose indagini genetiche sull’embrione per la Talassemia, risulta del tutto illegittimo oltre che gravemente lesivo dei diritti costituzionalmente garantiti dei nostri assistiti.
Pertanto la coppia si rivolge al Tribunale di Cagliari per chiedere l’esecuzione dell’indagine richiesta e prevista dalla legge 40 art. 14 c. 5, affinché sia ordinato al laboratorio di Citogenetica dell’Ospedale Microcitemico l’esecuzione dell’indagine e/o all’azienda sanitaria la non interruzione del servizio anche tramite idonee convenzioni esterne.

Premessa all’azione:

riconoscimento della vigenza e della fondatezza nell’ordinamento italiano dei diritti asseriti dalla ricorrente:
1) tutela diritto salute della donna; 2) tutela diritto all’informazione nel trattamento sanitario; 3) tutela diritto alla procreazione cosciente e responsabile; 4) tutela del diritto alla salute.

Applicazione di Diagnosi genetica di pre impianto (PDG)
Disciplina applicabile :
art. 13 L. 40/04 c. 2, consente indagini diagnostiche sull’embrione;
art. 14 L. 40/04 c. 5, rapporti tra coppia e embrione in virtù del rispetto del diritto al trattamento sanitario informato, alla procreazione cosciente e responsabile al diritto a conoscere lo stato di salute dell’embrione prodotto;
art. 6 L. 40/04, “prima del ricorso ed in ogni fase di applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita, il medico informa in maniera dettagliata i soggetti (...) sui metodi sui possibili effetti collaterali sanitari e psicologici conseguenti all’applicazione delle tecniche stesse, sulle probabilità di successo e sui rischi dalle stesse derivanti, nonché sulle relative conseguenze giuridiche per la donna, per l'uomo e per il nascituro (.....) nei confronti della donna e dell'uomo devono essere fornite per ciascuna delle tecniche applicate e in modo tale da garantire il formarsi di una volontà consapevole e consapevolmente espressa”.
L. 194/78, richiamata ai cc. 1 e 4 dell’art. 14 L. 40/04, afferma il diritto alla procreazione cosciente e responsabile rectius la possibilità di praticare l’IGV entro i primi 3 m o anche dopo ove fosse assunta una informazione attraverso le tecniche dell’amniocentesi e/o della villocentesi;
Convenzione di Oviedo del giugno 1996, ratificata con la l. n. 145 del 2001, all’art. 12 prevede che “Si potrà procedere a dei test volti a prevedere delle malattie genetiche o che permettano l'identificazione del soggetto come portatore di un gene responsabile di una malattia o di rilevare una predisposizione o una suscettibilità genetica ad una malattia solo a fini medici o di ricerca medica e con riserva di un consiglio genetico adeguato”;
- Sentenze Corte Costituzionale varie a partire da Sent. 27/75 e da ultimo sentenza 151/09: tutela della salute fisica e psicologica della madre è preminente rispetto a quella dell’embrione;
Decisioni sulla liceità della Diagnosi reimpianto Tribunali Cagliari 2007 - Firenze 2007 - Tar Lazio 2008 - Firenze 2008 - Bologna 2009 - Salerno gennaio e luglio 2010 - Corte EDU 2012.

Motivazione e dispositivo

Il Giudice Latti conferma la liceità della diagnosi preimpianto rigettando tutte le eccezioni formulate dall’azienda ospedaliera. Scrive nelle motivazioni: “Considerata l’evoluzione giurisprudenziale sopra richiamata, non vi è dubbio che la diagnosi genetica preimpianto debba considerarsi pienamente ammissibile, al fine di assicurare la compatibilità della legge n. 40 del 2004 con i principi del nostro ordinamento giuridico.”
Continua nelle motivazioni:
Deve essere, ancora una volta, ribadito, anche alla luce dei principi richiamati dalla giurisprudenza della Corte, come, nell'impianto della legge, la salute della donna prevalga sull’interesse alla integrità dell’embrione.
Pertanto, l’ammissibilità del trasferimento in utero solo degli embrioni sani o portatori sani della patologia non è eventualmente funzionale ad un ipotetico “diritto al figlio sano” ovvero a pratiche eugenetiche, le quali sono decisamente differenti rispetto alla fattispecie in esame, in cui sono, invece, rilevanti la sussistenza di un grave pericolo per la salute psico-fisica della donna, anche in relazione ad importanti anomalie del concepito, e la decisione della donna di valutare gli effetti della malattia dell’embrione sulla sua salute, analogamente a quanto avviene per l'aborto, in cui la decisione è rimessa, alle condizioni previste, soltanto alla responsabilità della donna (cfr. Corte cost. ord. num. 76 del 07/03/1996; n. 389 del 23/03/1988).”
Il Giudice Latti inoltre richiamando la recente decisione della Corte EDU in materia di accesso alla diagnosi preimpianto tramite l’accesso a tecniche di PMA, che condanna l’Italia per violazione dell’art. 8 della Carta EDU fa un importante richiamo alla verifica della possibilità di un orientamento conforme, testualmente” secondo quanto ribadito dalla nostra Corte costituzionale nella citata sentenza n. 80/2011, qualora si profili un eventuale contrasto fra una norma interna e una norma della CEDU, poiché le norme della CEDU integrano, quali “norme interposte”, il parametro costituzionale espresso dall'art. 117, primo comma, Cost., nella parte in cui impone la conformazione della legislazione interna ai vincoli derivanti dagli “obblighi internazionali”, il giudice comune deve verificare anzitutto la praticabilità di una interpretazione della prima in senso conforme alla Convenzione, avvalendosi di ogni strumento ermeneutico a sua disposizione”.

COMMENTO

Per la prima volta dall’entrata in vigore della legge 40/04, un giudice in materia di fecondazione assistita ordina ad una struttura pubblica di eseguire una tecnica diagnostica anche tramite il ricorso ad altre strutture sanitarie, come avviene di fatto per altri tipi di indagini.

In tal modo è sancito che non c’è differenza tra struttura pubblica e privata in affermazione del principio di equità nell’accesso alle cure.

In Italia, attualmente esistono 357 centri di fecondazione medicalmente assistita attivi. Di questi i centri che applicano tecniche in vitro quindi di secondo e terzo livello sono 202 e, nello specifico di questi 76 svolgono servizio pubblico e 22 servizio privato convenzionato, i rimanenti 104 offrono servizio privato ( fonte Registro Nazionale della Procreazione Medicalmente Assistita).
I centri pubblici non eseguono tecniche di PGD.
Il giudice di Cagliari rigetta tutte le eccezioni formulate dall’azienda ospedaliera del Microcitemico di Cagliari, precisando:

- la preminenza dell’interesse alla salute della donna rispetto a quello allo sviluppo dell’embrione;
- la liceità dell’accertamento diagnostico;
- la procreazione medicalmente assistita come trattamento medico,
- il diritto a ricevere una completa informativa funzionale ad una procreazione libera e consapevole;
In uno il G.I. ha così deciso:

per questi motivi

su parere conforme del pubblico ministero,
- in accoglimento del ricorso, accerta il diritto di XXXX e XXXXXX, ad ottenere, nell’ambito dell’intervento di procreazione medicalmente assistita, l’esame clinico e diagnostico sugli embrioni e il trasferimento in utero della Sig.ra XXXXX solo degli embrioni sani o portatori sani delle patologie da cui gli stessi ricorrenti risultano affetti;
- dispone che la Azienda sanitaria locale di Cagliari e l’Ospedale Regionale per le Microcitemie di Cagliari, in persona del legale rappresentante, esegua, nell’ambito dell’intervento di procreazione medicalmente assistita, l’esame clinico e diagnostico sugli embrioni e trasferisca in utero della Sig.ra XXXXX, qualora da lei richiesto, solo gli embrioni sani o portatori sani delle patologie da cui gli stessi ricorrenti risultano affetti, mediante le metodologie previste in base alla scienza medica e con crioconservazione degli ulteriori embrioni;
- dispone che, qualora la struttura sanitaria pubblica dovesse trovarsi nell'impossibilità di erogare la prestazione sanitaria tempestivamente in forma diretta, tale prestazione possa essere erogata in forma indiretta, mediante il ricorso ad altre strutture sanitarie;
- dichiara l’inammissibilità degli interventi in giudizio delle Associazioni Cerco un Bimbo, Amica Cicogna Onlus e Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.

In corso la conferenza stampa dell’Associazione Luca Coscioni.

mercoledì 14 novembre 2012

Savita Halappanavar

In honor of Savita Halappanavar; in honor of the nearly 22 million women worldwide each year who endure unsafe aborton; in honor of the 47,000 women per year worldwide who die from complications of unsafe abortion and the estimated 10 times that number who suffer long-term health consequences; in honor of the millions of women who do not have access to contraception, who have no control over whether and with whom they have sex or and whether or with whom they have children, we can fight back. In honor of the young girls married young and the women forced to bear children long past the point they are able to care for more... for all these women, we must continue to act, to liberalize abortion laws, ensure every woman has access, remove the stigma, and trust women, like Savita, who know when it is time to end even the most wanted pregnancy.
We Are All Savita Halappanavar: Catholic Hospital in Ireland Denies Woman Life-Saving Abortion, Jodi Jacobson, RH Reality Check, november 13, 2012.

Altro su The Guardian qui e qui.

domenica 11 novembre 2012

Quando la risata è femmina. Oltre il muro del pregiudizio


Le donne sanno far ridere? Da questa domanda parte Yael Kohen in We Killed: The Rise of Women in American Comedy (Sarah Crichton Books). La risposta positiva è affidata alla storia delle protagoniste della commedia statunitense dagli anni Cinquanta fino ad oggi, anzi alla loro stessa voce. Dopo una breve introduzione, Kohen lascia che siano i racconti in prima persona a ricostruire l’affresco di circa sessant’anni di stand up comedy e serie tv.
Il libro è anche la storia di un pregiudizio difficile da rimuovere, tanto che la domanda è ancora molto frequente: le donne sanno far ridere? La domanda implica un’indagine su un contesto più ampio: esiste una comicità femminile? Le donne e gli uomini ridono per le stesse battute e possono fare le stesse battute? Quando Christopher Hitchens aveva scritto nel 2007 Why Women Aren’t Funny su Vanity Fair era partito proprio dalle differenze culturali rispetto alla seduzione per giustificare la differenza: se è frequente sentire una donna elogiare un uomo perché la fa ridere, accade di rado il contrario.

Il Corriere della Sera, la Lettura #52, 11 novembre 2011.

giovedì 1 novembre 2012

Marriage on the Ballot

The freedom to marry is a fundamental right that should not have to be won or defended at the ballot box. In fact, ballot initiatives are a bad way to write or rewrite laws of any kind. Unfortunately, that is the reality of American politics, which is why same-sex marriage measures on the Nov. 6 ballot in Maine, Washington, Maryland and Minnesota could turn out to be pivotal in the struggle for marriage equality.

Thanks to court rulings and legislative victories, same-sex marriage is now legal in six states and the District of Columbia, and polls show that a majority of Americans support the legalization of marriages for gay, lesbian and bisexual couples. But same-sex marriage has never won a ballot referendum.

The measure in Maine probably has the best chance of winning. Three years ago, Maine voters rejected a marriage-equality bill that had been approved by the State Legislature. But, instead of giving up, supporters of the freedom to marry went right back to knocking on doors, raising money, honing their arguments and organizing for a new vote this fall to legalize same-sex marriages.
The New York Times, october 30, 2012.
(Lo si diceva anche a proposito del fine vita).