mercoledì 30 aprile 2014

Quegli zelanti ripetitori

Uno degli aspetti più divertenti della gazzarra inscenata da integralisti, clericali e neofascisti intorno alla vicenda del romanzo Sei come sei di Melania Mazzucco, proposto (assieme a diversi altri) agli studenti di alcune classi del Liceo Giulio Cesare di Roma, è l’insistenza con cui il brano «pornografico» viene riproposto proprio da chi più se ne dice scandalizzato. Eccolo dunque ripetuto da Marcello Veneziani sul Giornale, da Mario Giordano su Libero (un articolo da leggere, questo, se si vuole capire cosa sia e dove stia veramente l’oscenità), da Giuliano Guzzo sul suo blog, sul sito di Libertà e persona, sul sito Notizie ProVita, e altri ancora.
La domanda che sorge subito alla mente è: ma se si è convinti davvero che il brano sia così pericoloso per le giovani menti, perché ripeterlo allora in bella evidenza in luoghi facilmente accessibili da più minorenni di quanti ne siano passati per le aule del Giulio Cesare dal giorno della sua fondazione? Dovere di cronaca, si potrebbe rispondere; e magari il motivo sarà davvero questo, soprattutto per i giornali, che nelle edizioni a stampa non possono ovviamente linkare un contenuto esterno.
Poi però ti imbatti nel sito dell’UCCR, Unione Cristiani Cattolici Razionali («Pornografia gay al liceo “Giulio Cesare”: ecco il brano», 30 aprile 2014), e la domanda ritorna: come mai, subito dopo aver proposto il collegamento a due versioni integrali del brano e a una parziale, questi signori hanno sentito comunque il bisogno di riportarlo a loro volta, e con le frasi più significative («ficcò la testa fra le gambe», «un odore penetrante di urina», «il suo sapore in gola per giorni») evidenziate in un turgido grassetto, quasi a scongiurare il rischio che i lettori potessero perderne per disattenzione anche solo una goccia? Cerchi di ricacciare indietro il vago sospetto che sorge inevitabilmente in casi come questo, e prosegui nella lettura – durante la quale apprendi che gli «insegnanti, sempre senza avvertire le famiglie, hanno anche strumentalizzato Papa Francesco» (per l’UCCR evidentemente ci vuole il permesso delle famiglie anche per strumentalizzare il papa), e che «“Tutto normale” è il leit-movie [sic] del libro»; quand’ecco che verso la fine dell’articolo trovi questo:
Anche “Il Giornale” ha pubblicato il brano, e dopo le frasi in cui si cita “l’odore penetrante di urina, e un sapore dolce [...] lo inghiottì fino all’ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni”, Marcello Veneziani ha domandato […].
La ripetizione del brano a una trentina di righe di distanza è talmente pleonastica e talmente gratuita che, sconfitto, cedi di botto, e lasci che l’oscuro sospetto si trasformi senza più freni in solare certezza.

lunedì 28 aprile 2014

Crisi, checche e famiglia, la retorica dei “maschi selvatici” al Giulio Cesare di Roma


“Maschi selvatici! Non checche isteriche” c’è scritto sullo striscione che stamattina Lotta Studentesca ha srotolato davanti all’entrata del liceo romano “Giulio Cesare”.

Maschi selvatici?* Checche isteriche? Per fortuna ce lo spiega Andrea Di Cosimo di LS con chi ce l’hanno e perché: ““L’azione in questione […] è stata effettuata per esprimere il nostro dissenso nei confronti della decisione di alcuni docenti di sottoporre, agli alunni delle classi del ginnasio, la lettura del romanzo ‘Sei come sei’, di carattere decisamente omosessualista e fin troppo esplicito. È inaccettabile che al giorno d’oggi, con la crisi che impera e con la disoccupazione a livelli record, vengano presentati ai giovani studenti modelli di vita deviati e perversi come se fossero la normalità o rappresentassero una priorità. Spetterà a noi ragazzi rialzare le sorti del nostro paese e non sarà di certo attraverso la propaganda gay che ciò sarà possibile. Il nucleo fondamentale della società è infatti la famiglia, quella tradizionale, formata da padre, madre e figli ed è solo su questo modello che si baserà il futuro della nostra nazione. Ci auguriamo che non si verifichino più episodi di questo tipo e che romanzi del ‘genere’ vengano eliminati definitivamente dalla scuola pubblica”” (Polemiche al liceo Giulio Cesare: “È emergenza omofollia”. “Maschi selvatici, non checche isteriche”, RomaToday, 28 aprile 2014).

Il carattere “decisamente omosessualista” dovrebbe già bastare di per sé a farci gridare allo scandalo. Ma se non bastasse, a voi libertini e con tendenze omosessualiste o simpatizzanti, ecco allora l’argomento incontrovertibile: c’è la crisi! Non è chiarissimo se si suggerisca anche un nesso causale all’origine della crisi stessa: se non fossimo così presi a presentare “modelli di vita deviati e perversi” non saremmo arrivati a percentuali tanto elevate di disoccupazione e, chissà, forse nemmeno di analfabetismo.

Le sorti del paese sono nelle mani di questi ragazzi, e qui il panorama si fa tetro: ragazzi così intrisi di termini e concetti polverosi e poco sensati che si fa fatica anche solo a capire cosa vogliano dire, contro cosa e chi stiano protestando. Forse se avessero studiato la “tradizione” saprebbero che – di qualsiasi tradizione si tratti – non ha una intrinseca superiorità morale, che la tradizione è solo qualcosa che è accaduto in un certo tempo e in un certo luogo, ma che soffre di quella debolezza che al liceo si dovrebbe aver già fatto: la fallacia naturalistica.

Se avessero poi studiato la “famiglia tradizionale” saprebbero che non è certo quella che pensano loro, sia perché andando indietro nel tempo si trovano altri modelli, sia perché dal punto di vista giuridico la famiglia prima della riforma del diritto era una mostruosità (istituto della dote e matrimonio riparatore, giusto per fare due esempi). Se poi avessero anche solo voglia di leggere quello che scrivono, dovrebbero essere disposti a escludere dal dominio di “famiglia tradizionale” quelle senza figli. Quel sapore nazionalista, poi, rende la protesta ancora più bizzarra. Le simpatie di Lotta Studentesca sono forse ancora più che nazionaliste. Se si va a leggere cosa scrivevano a novembre, su sfondo nero, sul loro blog: “La vita non riconosce alcuna eguaglianza di diritti tra le parti sane e le parti inferme di un organismo; queste devono essere amputate o il tutto soccombe. Compassione verso i decadenti, uguali diritti per i falliti è così una contro natura che si fa morale. Combattiamo questo sacrilegio, introducendo l’antica visione gerarchica cerchiamo di educare una razza di dominatori, di “signori della terra”; una nuova aristocrazia prodigiosa edificata sulla più dura disciplina di sé stessi in cui alla volontà degli uomini filosofici violenti ed ai tiranni artistici sia concessa una dittatura millenaria. Basta è arrivato il momento di cambiare la dottrina della società!” (La cultura dell’uguaglianza, 16 novembre 2013).

Wired.

Di obiezione di coscienza e tempismo

Con tempismo davvero singolare – che sia dovuto a recenti contestazioni? – l’ospedale di Niguarda scopre di avere un problema col servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza. A quanto emerge da un articolo comparso il 26 aprile su La Repubblica, l’ospedale sta fronteggiando una “emergenza aborti”: i medici non obiettori si sono ridotti a due, cosa che ha portato i vertici dell’ospedale a chiedere una collaborazione all’ospedale Sacco, in modo da “garantire” il servizio di IVG previsto dalla legge 194/78.

Dall’articolo, sembra che questa scarsità di medici non obiettori sia il frutto di contingenze non meglio specificate, regalandoci un’immagine della proverbiale caduta dal pero dei vertici dell’ospedale.

Caduta a cui noi non crediamo: da anni Niguarda, i cui vertici rispondono in maggioranza a Comunione e Liberazione, presenta una tra le più alte percentuali di obiettori di coscienza sul territorio milanese. Da anni, l’obiezione di coscienza – a Niguarda come in altri ospedali – è diventata un modo per fare carriera ed è un elemento di preferenza nel momento dell’assunzione. Da anni, l’obiezione di coscienza è consentita anche su prestazioni che non concernono l’atto di interruzione di gravidanza (prescrizione della pillola del giorno dopo, che non è un abortivo!, visite pre- e post-intervento), e la sua crescente percentuale mette a rischio la salute delle donne.

Da mesi ci sono proteste davanti a Niguarda – l’ospedale, infatti, ha dato spazio alle macabre performance del Comitato No194. A metà marzo, era stata occupata simbolicamente la Direzione Sanitaria, proprio per segnalare la condizione strutturale, e non emergenziale!, che interessa l’applicazione della legge 194 a Niguarda (e non solo).

Milano sarebbe una delle città “messe meglio”? Cosa vuol dire garantire “abbastanza” una legge? Le code, all’alba, delle donne davanti agli ospedali milanesi per far fronte al “numero chiuso” del servizio di IVG, le complicanze post-aborto in continuo aumento, il ricorso all’aborto clandestino, sono pratiche in atto da tempo, al di fuori del clamore sensazionalistico e dell’onda della difesa di una legge – la 194 – che è solo un compromesso, e che non rispecchia la nostra volontà di autodeterminazione dei nostri corpi. A proposito di stampa, ci chiediamo come mai la notizia, risalente all’ottobre 2013, di una donna morta proprio a Niguarda dopo un’interruzione di gravidanza sia passata totalmente sotto silenzio.

Interessante, infine, che tra i due medici non obiettori rimasti si sia scelto di dare voce a Maurizio Bini, il quale deve farsi perdonare una a dir poco infelice partecipazione ad un programma radiofonico in cui sono state sbeffeggiate con battute sessiste e misogine le donne malate di endometriosi. Insomma, se a Niguarda cercano di passare come “attenti” alla salute delle donne, la strada è ancora lunga.

L’ospedale di Niguarda da tempo rende inattuabile il servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza: questa non è un’emergenza, ma la norma. Quindi, non ci vengano a raccontare di essere spiazzati davanti a quest’emergenza: l’hanno creata consapevolmente, anno dopo anno, sulla nostra pelle.
Ma tu guarda, Niguarda!

domenica 27 aprile 2014

It’s the ‘worst’ science paper ever

I have just written the world’s worst science research paper: More than incompetent, it’s a mess of plagiarism and meaningless garble.

Now science publishers around the world are clamouring to publish it.

They will distribute it globally and pretend it is real research, for a fee.

It’s untrue? And parts are plagiarized? They’re fine with that.

Welcome to the world of science scams, a fast-growing business that sucks money out of research, undermines genuine scientific knowledge, and provides fake credentials for the desperate.

And even veteran scientists and universities are unaware of how deep the problem runs.
It’s the ‘worst’ science paper ever — filled with plagiarism and garble — and journals are clamouring to publish it.

Formazione: gli eventi dell’Ordine del Lazio. Assegnati i crediti

Vengo a sapere con imperdonabile ritardo della formazione suddetta. Cerco informazioni e trovo un elenco meraviglioso.



sabato 26 aprile 2014

Stamina, quando è offesa la dignità dei malati

Quasi tutti i commenti dopo la chiusura dell'inchiesta hanno richiamato la necessità di rendere più umana, compassionevole, empatica, la medicina. Che oggi lo so sarebbe, e che per questo si troverebbe, in difficoltà nell'arginare i ciarlatani. Dando così quasi per scontato che vi sia una sorta di antagonismo tra le qualità scientifico-tecnica e morale dell'aiuto medico ai malati.

Per chi la storia della medicina la insegna, com'è il caso di chi scrive, si tratta di una perorazione francamente un po' minimalista. Or sono millenni che i medici vanno raccomandandosi l'un l'altro di mostrare simpatia e compassione per i malati, perché in passato si riteneva che questo generasse fiducia nel medico e quindi ne guadagnasse sia il rapporto con i pazienti sia la professione. A un certo punto, però, la medicina è diventata scientifica e poi è arrivata la cultura dell'autodeterminazione del paziente. Nel nuovo contesto l'efficacia e l'efficienza tecnico-operative hanno reso sempre meno necessario far uso di sentimenti per rafforzare la fiducia dei pazienti: un'infezione batterica che risponde agli antibiotici o un'appendicite si possono trattare con la stessa efficacia, suscitando ammirazione nei malati, sia che ci si dimostri empatici, sia che si abbia un carattere scontroso. Inoltre, il paternalismo medico è entrato in crisi in un modo che valorizza l'autonomia, i diritti e le scelte individuali.
Gilberto Corbellini, Il Sole 24 Ore, 25 aprile 2014.

venerdì 25 aprile 2014

Lenire il dolore



Non so di quale dolore stia parlando Franco Arminio e di come intenda lenirlo (né di quali siano le terapie che «uccidono più persone di quante ne guariscono»). Suggerimenti?

...


«Stefano Zecchi, ordinario di Filosofia alla Statale di Milano e scrittore, ma anche padre di un bimbo di 10 anni».

giovedì 24 aprile 2014

La risposta di Giulio Golia

E’ poco più di un anno che seguo per le Iene la storia di alcune famiglie che hanno usato il metodo Stamina. Sono stato nelle loro case e ho conosciuto i loro bambini affetti da malattie che non lasciano alcuna speranza e non hanno nessun’altra cura possibile. Oggi, in concomitanza con l’indagine ufficialmente aperta su Davide Vannoni, qualcuno di voi mi ha scritto insultandomi con frasi come “ ti devi vergognare”. Di cosa? Di cosa mi dovrei vergognare? Lo Stato italiano ha permesso dal 2010 che il metodo Vannoni fosse adottato come cura compassionevole presso un’ospedale pubblico, quello di Brescia. Sessantaquattro famiglie hanno sperimentato queste infusioni grazie alle sentenze di circa 700 giudici (anche questi dello stato italiano) che hanno imposto che queste infusioni fossero loro somministrate molto prima che le iene se ne occupassero. L’Aifa ovviamente non poteva non sapere, così come il Ministero della Salute.
E io, noi delle iene, dovremmo vergognarci per aver raccontato queste famiglie di cui nessuno si è curato davvero? E che peraltro hanno un loro parere su queste cure, che nessuno ancora (ne comitati scientifici, ne politici, ne altri) ha avuto la voglia e l’onestà d’andare a sentire. Noi che questa voglia ed onestà l’abbiamo avuta e ne abbiamo reso conto col nostro programma, non sappiamo dirvi se questo metodo serva o meno a qualcosa. Ma sappiamo che sarebbe stato semplicissimo capirlo, volendolo capire…. Bastava permettere che l’Università di Miami analizzasse a gennaio 2014 queste staminali. In pochi giorni e con pochi denari si sarebbe saputo di che razza di staminali stavamo parlando. Ma l’Aifa, senza ben motivare per quale ragione, ha fermato tutto. Come è stato fermato, dagli scienziati italiani prima e dal ministro Lorenzin poi, il presidente del comitato scientifico prof. Mauro Ferrari che sempre nei primi mesi di quest’anno avrebbe dovuto capire se la sperimentazione meritava o meno. Gli è bastato affermare in un’intervista (concessa alle iene) che avrebbe parlato prima di tutto con le famiglie che hanno sperimentato sulla loro pelle il tanto discusso metodo (quelle famiglie di cui ancora oggi nessuno si è curato). E questo, solo questo, l’ha fatto diventare un principiante liquidabile da un giorno all’altro.
La giustizia farà il suo corso e Vannoni risponderà per ciò che ha fatto negli anni dal 2007 al 2010. Siamo i primi che hanno parlato dei suoi guai giudiziari. Guai giudiziari tutti risalenti a quel periodo, che con grande chiarezza abbiamo raccontato per primi nel corso del 2013 coi nostri servizi che potete trovare facilmente su www.iene.it. Andateli a vedere. E se dopo averli visti penserete ancora che ci dobbiamo vergognare, allora qualcosa non va…

mercoledì 23 aprile 2014

The Day After (sequel)

Un primo giro di commenti lo avevo raccolto qui. Ecco la seconda puntata (9-11 aprile).


Luigi Amicone.


Educazione civica.


Disarticolazione.


Buon senso.

Commercio di esseri umani.


#fintitonti #nonciprovate



Compravendita di bambini.


La storia genetica.


Un dono o un prodotto?

Ancora educazione civica.


La Consulta eversiva, il cancro della democrazia liberale e la terza figura genitoriale.


Eugenetica hitleriana.


...


Fecondazione selvaggia per tutti.


Scambiamoci gli ovociti.


Genitore3!


 Mercimonio. Porcata. Separazione apocalittica.



E non solo.


Le mani sulla culla.


Il suffragio universale.



 Il suffragio universale/2.



Si impiantano di tutto.


Sconcertante sentenza in parlamento.


...


Nati da una sega di uno sconosciuto.



Babele procreativa.

«Sono obiettore»

È il sabato prima di Pasqua. L’unico medico presente (Salvatore Felis, 57 anni) è quello di guardia, che però è un obiettore di coscienza e non ha alcuna intenzione di prendersi carico della paziente. Il primario Claudio Gustavino viene informato del problema per tempo, ma sottovaluta la situazione: pensa (non si sa su quali basi*) che il ginecologo, al di là delle sue idee in merito alle interruzioni di gravidanza, eseguirà comunque gli accertamenti previsti. E che la paziente sarà dunque dimessa. Ma, come era prevedibile visto che il dottor Felis è un obiettore di coscienza, succede tutto il contrario: passano le ore e la giovane donna viene abbandonata in corsia. Da sola, in compagnia delle infermiere che però non sanno nulla e non possono aiutarla. Nessuno si prende la briga di spiegarle quello che sta accadendo. Così, a un certo punto, in preda allo sconforto e alla disperazione, non le rimane altro da fare che chiamare la polizia. Arrivano gli agenti e solo a quel punto, poco prima delle 18, i vertici dell’ospedale, compreso Gustavino, si muovono (di corsa) per trovare una soluzione. Risultato? Viene trovato un dottore disposto a visitare la ragazza. Ma, nel frattempo, sono le 19.30 e lei può finalmente lasciare l’ospedale. Quello che è accaduto sabato scorso non è solo un corto circuito, una falla nel sistema organizzativo del reparto. Non dal punto di vista della giovane donna che ha vissuto un’esperienza traumatica.
 Rifiuta esame dopo l’aborto: «Sono obiettore», interviene la polizia, Il Secolo XIX, 23 aprile 2014.
*Sulla base della legge 194, articolo 9?

Chiusa l’inchiesta su Stamina


Il procuratore Raffaele Guariniello sta notificando, proprio in queste ore, i provvedimenti con i capi d’accusa per venti indagati. Ipotizza i reati di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, aggravata dall’essere ai danni del servizio sanitario nazionale, e somministrazione di farmaci pericolosi. Oltre al presidente e al vicepresidente di Stamina Foundation, Davide Vannoni e Marino Andolina, sono coinvolti neurologi, biologici, otto medici degli Spedali Civili di Brescia e anche un membro dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco).
Oggi su la Stampa

Spam elettorale, ovvero «senza chiedere il permesso»


È nella posta stamattina. Manca meno di un mese ed è solo la prima mail elettorale e ancora nessun sms, in fondo mi è andata bene. Ma sarei curiosa di sapere come la mia mail è arrivata al mittente. In fondo al testo di promozione c’è pure scritto «Email inviata con Logo MailUp». Apro e arrivo alla pagina «Policy antispam».
Non ho mai dato alcun «esplicito e preventivo consenso alla ricezione», però posso cancellarmi «facilmente e con sicurezza in qualunque momento, in massimo due clic». Grazie.

Alla pagina «Termini e condizioni», paragrafo VI «Spam e limitazioni» si specifica che:
È fatto assoluto divieto di utilizzo da parte dell’UTENTE dei servizi del FORNITORE per scopi illeciti, per invio di pubblicità non richiesta (altrimenti detta invio di "spam" e fare "spamming") a gruppi di discussione su Usenet ("newsgroup") e/o ad indirizzi di destinatari che non hanno alcun rapporto con il mittente o, in ogni caso, che non hanno preventivamente espresso il proprio consenso alla ricezione di comunicazioni inviate utilizzando il Servizio. Tale consenso deve presentare i requisiti previsti dalla vigente normativa ed essere quindi preventivo, espresso, libero, informato e riferito a trattamenti specifici. È quindi considerato spam e pertanto non consentito, ad esempio e senza limitazioni, l’invio ad indirizzi email acquistati da fornitori di Elenchi Categorici, ad indirizzi email pubblicati su internet o comunque reperibili da elenchi pubblici, oppure ad indirizzi email creati con algoritmi automatici a partire dall'elenco di nomi, cognomi e domini più comuni.
Certo, certo, lo so che ci avrei messo meno tempo a cancellarmi «in massimo due clic».

mercoledì 16 aprile 2014

«Cari amici»

Cari amici, il silenzio non è sinonimo di inattività, anzi mai ci fu periodo così frenetico come questo nella storia di Stamina. Iniziamo a dire che Stamina continua la sua attività per portare avanti la metodica ovunque si possa dare un sollievo alle persone malate e alle loro famiglie. È nato il Movimento Stamina Italia Onlus apartitico, apolitico, ma sostanzialmente pro speranza e pro cure compassionevoli. Andrà a sostiuire i comitati pro stamina regionali e darà nuova linfa a questa battaglia. Due stati esteri hanno approvato e autorizzato la metodica Stamina ed un terzo sta decidendo in questi giorni. Non vogliamo però dare agli italiani che hanno risposto fiducia in Stamina un futuro da esuli anche se il ministro nullafacente della salute se lo meriterebbe abbondantemente. Stiamo ancora aspettando la nomina del suo comitato scientifico che dovrebbe adempiere ad una legge dello stato (decreto balduzzi 2013). Stiamo ancora aspettando che qualche paziente della lista di attesa (più di 150 persone) venga chimato dagli spedali incivili di Brescia almeno per dirgli che può morire in pace senza più attendere una speranza sancita dalla legge e da un giudice che gli viene illegalmente negata. 180 giudici in tutta Italia si sono espressi favorevolmente al metodo stamina, altri hanno negato questa speranza a persone gravemente malate ed in pericolo di vita. L'ultima sentenza di un giudice di Marsala, che non è un pro stamina, ha solo evidenziato i fatti chiarendo a molti quanto sta succedendo. La sua sentenza che richiede al nosocomio Bresciano di riprendere immediatamente le cure per il piccolo Gioele in alcuni passaggi mette in luce verità che meritano di essere sottolineate. 
LA BARBARIE CHE LO STATO ITALIANO STA METTENDO IN ATTO NEI CONFRONTI DEI PAZIENTI: 
'È giuridacamente arduo, infatti, non ravvisare un'ATROCE BARBARIE nel privare un malato, ancorchè grave e senza speranza, di un sollievo ancora possibile e umanamente praticabile poichè ciò equivarrebbe a ledere in modo DELITTUOSAMENTE ILLECITO LA DIGNITÀ UMANA e un migliore livello di benessere, non solo del paziente, ma anche dei familiari in quanto intrinsecamente assorbiti nella sofferenza del proprio congiunto. Nel caso in esame le evidenze storico fattuali e cliniche versate in atti, dimostrano infatti, in maniera peraltro del tutto incontestata che Gioele sin dalla prima somministrazione di cellule staminali mesenchimali, ottenute con il metodo Stamina, ha manifestato sensibili miglioramenti che travalicano le normali aspettative di una qualunque cura compassionevole.' 
I RISULTATI MEDICI COMPROVATI DA ESAMI DEL PICCOLO GIOELE
'[...] Il piccolo è riuscito non solo a superare tale infausta previsione temporale [sei mesi di aspettativa di vita], ma ha, anzi, goduto di una sensibile riduzione dei terrificanti sintomi della malattia, giungendo, nel giro di pochi mesi, contrariamente a quanto gli era assolutamente precluso in precedenza, a respirare in modo autonomo, a sorridere ai genitori, a muovere gli arti e ad accrescere il proprio peso da 3,7 kg iniziali a 11,8 kg pienamente commisurati alla sua età di 3 anni.'
LA RISPOSTA ALLA VIGLIACCHERIA DI ALCUNI DEI MEDICI DI BRESCIA 
'Gli interessi giuridici che verrebbero infatti, irrimedialmente conculcati in caso contrario sono, innanzitutto, il diritto alla salute e alla vita individuale, essendo evidente che il diniego del proseguimento della cura Stamina determinerebbe una vistosa e inammissibile perdita di chance di sopravvivenza e miglioramento della vita, BEN POTENDOSI, ANZI, DELLE GRAVI FORME DI RESPONSABILITÀ PENALE A CARICO DI SOGGETTI CHE, ESSENDO LEGALMENTE TENUTI A DARE SEGUITO AL PRESENTE PROVVEDIMENTO, ABBIANO CONTRIBUITO AD INTEGRARE CON LE LORO CONDOTTE OMISSIVE oltre che il delitto pp. dell' art. 388 cp, anche delle forme di contributo eziologicamente rilevante per il mancato imledimento del malaugurato evento MORTE, ove concretamente evitabile e rinviabile alla luce dei positivi risultati terapeutici pregressi.' 
IL DANNO FATTO ALLA SOCIETÀ E ALLA SCIENZA BOICOTTANDO STAMINA
'Verrebbe inoltre irrazionalmente compromesso il diritto al miglioramento della vita e della salute collettiva essendo evidente che l,immotivata interruzione del trattamento priverebbe la SOCIETÀ UMANA e la COMUNITÀ SCIENTIFICA, della possibilità di apprezzare fino in fondo le caratteristiche, i limiti e le prospettive di un eventuale futuro sviluppo delle appliccazioni terapeutiche delle cellule staminali mesenchimali, sottraendo eventuali spazi di avanzamento del progresso medico scientifico, a detrimento del miglioramento delle condizioni di vita generali.' Bene questo è il diritto e questa è la logica che vorremmo trovare anche negli uomini e nelle donne che governano questo paese. Abbiamo invece visto vigliacchi in malafede e professionisti delle poltroncine che occupano comportarsi con i risultati evidenti ottenuti dai pazienti di Stamina come fossero la polvere da nascondere sotto un tappeto. È ora di cambiare per le persone malate ed i loro familiari, per tutti noi.
16 aprile 2014.
(Qui c’è l’ordinanza di Torino).

domenica 13 aprile 2014

«La gravidanza è un dovere»


Il volto della coerenza in tutta la sua nitidezza. Prosegue Sgreccia:
«La vita è un bene primario. Come per le donne violentate, c’è il dovere di portare a termine la gravidanza». Fa esplicito riferimento al messaggio di Giovanni Paolo II alle bosniache stuprate in guerra il cardinale bioeticista Elio Sgreccia, già presidente della Pontificia Accademia per la Vita, direttore al «Gemelli» del Centro di Bioetica e dell’istituto creato all’Università Cattolica.

giovedì 10 aprile 2014

Dopo la legge 40

Con la sentenza di ieri della Corte Costituzionale si chiude di fatto, se non ancora di diritto, la vicenda della legge 40 sulla procreazione assistita. Rimangono ancora spuntoni pericolanti da abbattere, ma il grosso dell’edificio è ormai venuto giù. Concepita come la prima risposta integralista alle grandi leggi laiche sul divorzio e l’aborto, è sembrata segnare per un poco una svolta e l’avvio di una reconquista cattolica; ma con il senno di poi, erano evidenti fin dal principio i suoi punti deboli. Il primo è l’estraneità totale del pensiero integralista rispetto allo Stato laico. Un’ideologia che pretende di imporre a tutti, volenti o nolenti, il suo concetto – per giunta assai idiosincratico – di bene, e che minimizza o nega sfrontatamente i diritti delle minoranze (tranne, naturalmente, quando in minoranza si ritrovino i suoi sostenitori), rappresenta un corpo estraneo in uno Stato che, nonostante i mille inquinamenti, le mille inadempienze e i mille tradimenti rimane, nella sua struttura fondamentale se non nella pratica quotidiana, ancora liberale. Un corpo estraneo che prima o poi sarà rigettato. Facendo un giro per i blog e i giornali integralisti che in queste ore danno sfogo a tutta la loro rabbia impotente, colpisce che la stragrande maggioranza dei commentatori lamenti una presunta ferita alla democrazia: «Ci avete confermato che la volontà del popolo, in questa che passa per essere una democrazia, non conta una beata cippa»; «questa sentenza è un ennesimo attacco alla democrazia rappresentativa»; «In Italia i giudici, che non sono eletti da alcuno, non rispettano i limiti delle proprie funzioni, cioè perseguire chi non rispetta le leggi, ma agiscono come legislatori, imponendo nuove leggi o modificando le leggi esistenti»; «Sono sconcertata […] per il metodo, profondamente antidemocratico, che si sta utilizzando per cancellare leggi invise ad alcuni: i giudici ribaltano leggi votate da un parlamento e confermate da un referendum»; «Bisognerà forse riscrivere la costituzione e aggiornarla sancendo che in Italia il potere giudiziario non applica solo la legge ma ha assunto un ruolo a tutti gli effetti legislativo che sovrasta anche la volontà del Parlamento e di un voto popolare». Credo che qui non sia solo questione di banale ignoranza dei compiti e dei poteri della Consulta: questa gente sembra profondamente, irrevocabilmente estranea a ogni concetto di garanzia costituzionale e di limitazione del potere della maggioranza; vive da straniera in uno Stato di cui non riconosce i principi. (Si avverte, è vero, anche l’eco di vent’anni di devastante propaganda berlusconiana, che però presuppone per la sua ricezione un comune sentire.)
Il secondo punto debole è che gli integralisti sono divenuti vittime della loro stessa propaganda. Tutti ricordiamo l’assurda pretesa che fosse stato il 75% degli Italiani a bocciare il referendum abrogativo della legge 40 – pretesa che ha cominciato a circolare quasi subito dopo il voto, e che da allora è stata ripetuta innumerevoli volte. Questa sembrava all’inizio propaganda buona solo per spiriti molto, molto semplici; ma ben presto è apparso chiaro che gli stessi integralisti cominciavano sorprendentemente a darle credito; in più di una discussione ho notato come l’interlocutore sembrasse incapace di comprendere il concetto di astensione dal voto. Ancora stamattina, per esempio, nell’editoriale apparso su Tempi.itLa sentenza della Consulta sulla legge 40 è assurda in democrazia, ma non in uno stato di polizia», 10 aprile 2014) Luigi Amicone sembra convinto che nel referendum del 2005 la maggioranza dei votanti si sia espressa a favore della legge 40 («nessuna Corte, neppure la più alta, è legittimata a sentenziare lo svuotamento e il pratico annullamento dei risultati di un referendum popolare»), quando nella realtà, com’è noto a chiunque abbia un minimo di memoria storica, furono i contrari alla legge a vincere il referendum, il cui risultato fu però annullato per il mancato raggiungimento del quorum (la Corte, checché ne pensi il confuso Amicone, non ha abrogato l’esito del referendum ma alcuni articoli della legge stessa). Sommare il voto degli astensionisti per disinteresse al voto degli astensionisti per astuzia è totalmente arbitrario; qui però quello che ci interessa è notare come, giungendo a credere alle proprie stesse menzogne, gli integralisti abbiano iniziato a nutrire una pericolosa fiducia in un ampio consenso popolare, di fatto mai esistito.
Il terzo punto debole della legge è stata la scarsissima caratura intellettuale del ceto politico che l’ha imposta e sostenuta. La legge 40 è stata notoriamente una delle leggi peggio scritte della storia della Repubblica; mi limito qui a ricordare il divieto di diagnosi preimpianto, rubricato incongruamente sotto il titolo «Sperimentazione sugli embrioni umani». Svarioni di questo genere hanno indubbiamente facilitato la graduale erosione della legge. Il dilettantismo e l’approssimazione personali, le gaffe dei politici, della stampa e dei giuristi integralisti e clericali hanno anche impedito, credo, l’accreditamento delle loro idee (di per sé già improbo, come abbiamo visto) presso un’élite giuridica che avrà certo mille difetti, ma che alla fine si è trovata quasi da sola, vista la viltà della stragrande maggioranza dei politici, a difendere la natura liberale della Repubblica.

Cosa accadrà adesso? Credo che il primo effetto della caduta della legge 40 sarà una netta radicalizzazione dell’integralismo. Già alla sua approvazione la legge aveva causato una divisione nel cosiddetto movimento pro-life: la dottrina cattolica vieterebbe in realtà anche la fecondazione artificiale omologa, non da ultimo perché causa inevitabilmente la perdita di numerosi embrioni. La 40 era ritenuta un compromesso politico accettabile (anche e soprattutto dal clero ruiniano), ma una parte dei pro-lifer rifiutò qualsiasi forma di cedimento al «male minore», fino a fondare – in polemica con lo storico Movimento per la Vita di Carlo Casini, ritenuto troppo accomodante – l’organizzazione della Marcia per la Vita (alla secessione contribuirono anche contrasti personali e di gestione del potere). Oggi, di fronte al fallimento totale della strategia di compromesso, che sembra paradossalmente aver fruttato solo la convinzione del pubblico che la fecondazione artificiale omologa sia considerata lecita dalla Chiesa, gli intransigenti possono vantare di avere avuto ragione, come fa per esempio Tommaso Scandroglio sul sito della Nuova Bussola QuotidianaLegge 40, come volevasi dimostrare»):
una volta che abbiamo accettato il principio che la vita può essere prodotta in provetta, il fatto che i gameti provengano o meno dalla coppia è aspetto secondario. Diventa tutto e solo una questione di limiti ad un male ormai legalizzato. Ingoiato il cammello come stupirsi che possiamo ora ingoiare anche il moscerino? Questa sentenza è insomma figlia della stessa legge 40.
[…] la sentenza è frutto della difesa strenua di alcuni ambienti cattolici della stessa legge. Se tuteli il male, questo non potrà che svilupparsi e portare frutto. La male pianta non può che essere sradicata al più presto. Detto in soldoni, il compromesso è la porta d’ingresso a mali ben peggiori.
(Per una squisita ironia della Storia, in queste settimane la Marcia per la Vita è scossa al suo interno dalle critiche violentissime mosse da una minoranza ancora più intransigente: si sa come si finisce, quando si fa a gara a fare i puri...)
Questo atteggiamento però comporta quasi inevitabilmente una perdita di presa sulla politica, che molto difficilmente può fare a meno di cercare compromessi. Con il tramonto del berlusconismo, d’altra parte, e soprattutto con lo spostamento d’accento del nuovo papa – con la nuova «dottrina percepita» della Chiesa, potremmo dire, pur nella invariabilità della dottrina effettiva – nonché con l’esempio del fallimento di chi ha dedicato lunghi anni alla lotta per la legge 40, la politica è destinata col tempo a perdere relativamente interesse per l’agenda integralista. Potremmo assistere dunque alla formazione di un extraparlamentarismo integralista, di cui oggi già appaiono i primi esempi; anche la sempre più evidente deriva complottistica, con la creazione di nemici inesistenti (la fantomatica «ideologia del gender»), il preannuncio tanto angosciato quanto grottesco di persecuzioni imminenti, il diffuso vittimismo aggressivo, gli episodi di vera e propria ideazione paranoide nei soggetti più deboli, sono segni di uno stress psicosociale che deriva dalla percezione di un abbandono da parte dei tradizionali referenti politici. Ma è possibile allo stesso tempo anche una deriva settaria, con l’accento posto sulla purificazione del gruppo, magari propedeutica a una vagheggiata palingenesi futura, e con l’abbandono dell’impegno propriamente politico.

Il futuro resta come sempre oscuro. Nel frattempo, già si profilano all’orizzonte possibili progressi tecnologici di fronte ai quali le discussioni attuali ci sembreranno litigi di bambini. Ci aspettano tempi interessanti in cui vivere.

mercoledì 9 aprile 2014

The Day After



La Corte ha dichiarato incostituzionale la cosiddetta eterologa.

Ecco la prima puntata dei commenti fantasiosi.

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«Adottate!»


«Adottate!»/2



«Democracy is so overrated»,


Sconcerto sulla decisione dei cittadini.



Andrebbero controllati i movimenti del 2004 e del 2005.


La futura psicologia.



Famiglia Cristiana.


Far West.



Farsi un bambino.



Il referendum non ha raggiunto il quorum.


«Dite al popolo».


La schiavitù.


Lo-tengo-se-mi-va.


Vuoto legislativo.


Un colpo.



Senza vergogna.


La perdita di senso.


Dissociazione.



Eugenia Roccella.


?



Tavella sulla notizia del giorno prima (ma è sempre sul pezzo).



Cosa?