tag:blogger.com,1999:blog-21665869.post220187108954802376..comments2023-08-28T16:07:30.180+02:00Comments on Bioetica: Di Pietro e Tavella: io non capiscoChiara Lallihttp://www.blogger.com/profile/00587029781195341278noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-71451858584500842822010-04-22T20:20:21.431+02:002010-04-22T20:20:21.431+02:00@ M.
Primo punto: quello che stavo sottolineando ...@ M.<br /><br />Primo punto: quello che stavo sottolineando era che le posizioni delle due scrittrici sulla legge 40, a mio avviso, son di natura ideologica in un senso che nulla ha a che fare con (nello specifico) la libertà delle donne e i loro diritti, nonostante essi siano (più o meno esplicitamente) l'obiettivo dichiarato. Una cosa è difendere la libertà e indipendenza delle donne, altra è prospettare un futuro in cui le donne siano a immagine e somiglianza delle autrici, passando - per ottenere questo scopo - attraverso scelte civili (astensionistiche) dalle ricadute pratiche ben precise.<br /><br />La motivazione dichiarata dalle autrici, quindi, non era quella di voler affermare in generale che i diritti abbiano un limite (ed enunciarlo nel caso di specie), ma che una tal legge deve essere in un certo modo per il bene delle donne. Ho rimarcato, come ha suggerito Chiara, che questo obiettivo dichiarato non è riconoscibile all'atto pratico.<br /><br />Venendo ai diritti in genere, e qui il discorso si farebbe lungo e saremmo totalmente fuori tema, io penso che sarebbe un buon punto di partenza riconoscere le discriminazioni di chi ha la sfortuna di versare in condizioni particolari, e saperle distinguere da quei casi in cui si vuol dare i natali ad un diritto del tutto nuovo. Mi sbaglio o stiamo parlando di coppie che per motivi di salute non sono in grado da sole di avere quello che le altre coppie hanno naturalmente, e della possibilità di accedere ad un servizio sanitario che possa parificare quelle prime coppie alle seconde ma che viene rinnegato e loro in parte negato? E allora che c'entra il diritto di avere una femminuccia? (su cui potremmo comunque certamente stare delle ore a discutere)<br /><br />Il solito gioco delle tre carte: io non ho diritto ad un farmaco salvavita, perché se assumessimo che i diritti non hanno limite allora poi qualcuno pretenderebbe di clonare se stesso.paolo de gregoriohttps://www.blogger.com/profile/07522521481042442236noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-16437390207142328832010-04-22T17:57:21.495+02:002010-04-22T17:57:21.495+02:00Paolo de gregorio
ma dove sta il limite? o meglio,...Paolo de gregorio<br />ma dove sta il limite? o meglio, ci deve essere un lmite nella pretesa di diritti?<br />per ipotesi, uno potrebbe dire che non è giusto che un'ideologia condizioni il suo desiderio-diritto di ottenere con certezza attraverso la fecondazione una femminuccia dopo aver avuto 4 mascietti. Oltre sostenere il diritto alla salute, si potrebbe chiedere anche quell di soddisfare il desiderio della scelta del sesso (ovviamente più superfluo, ma per qualcuno magari molto importante). Ma se neghiamo questa possibilità, in base a che principio lo facciamo?<br /><br />M.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-74536445048365941372010-04-21T17:20:12.999+02:002010-04-21T17:20:12.999+02:00Sì, è vero che anche dell'infertilità del masc...Sì, è vero che anche dell'infertilità del maschio fanno spesso le spese le donne in termini di invasione sul proprio corpo, e chissà che la ricerca (universo ancora a maggioranza maschile) non sia stata sbilanciata in questo senso, trascurando un po' la ricerca di vie diverse. Tuttavia fai bene ad essere perplessa, perché non si capisce in base a quale principio o ragionamento si consideri un vantaggio per la donna una legge che riduca il ventaglio di scelte che le sono disponibili, per di più in base al proprio dichiarato gusto personale.<br /><br />Così dal chiedere leggi che aprano spazi di manovra se ne invocano incoerentemente talune che ne richiudano altri, secondo i propri gusti e secondo l'umore del risveglio mattutino. E allora un'altra donna ti potrebbe argomentare (e chissà ottenere) che sarebbe utile una legge che imponesse sempre e comunque l'aborto a tutte le donne, dato che il rischio per la salute di una donna con un aborto è inferiore a quello di un parto. E chi se ne importa delle donne che desiderano un figlio e sarebbero disposte a correre il rischio, se poi io che sono donna (e sono solo io quello che conto) <i>me ne frego</i> di un figlio!<br /><br />L'incoerenza e l'irrazionalità non si sposano mai con la rivendicazione dei diritti, che in questo caso infatti si tramutano in esercizio di autorità bell'e buono sulla donna, tanto arbitrario quanto quello non infrequente di una qualunque religione organizzata (magari integralmente al maschile).<br /><br />L'insuccesso del referendum sulla legge 40 resta per me la più grande disfatta autoinflittasi dalla donna italiana in tutto il secondo dopoguerra, un monumento all'egoismo e la resa di quella fantomatica solidarietà al femminile, che evidentemente si manifesta solo quando l'empatia supera un livello di soglia critico.<br /><br />Aggiungo che quando una donna parla in nome di una ideologia personale, legittima se vogliamo (per la libertà di pensiero), dovrebbe onestamente dichiararlo invece di insistere di parlare in nome dei diritti di tutto il genere: per non svilire il ruolo di chi quei diritti li difende a prescindere dalla propria personale visione del mondo.paolo de gregoriohttps://www.blogger.com/profile/07522521481042442236noreply@blogger.com