tag:blogger.com,1999:blog-21665869.post4384925164093399626..comments2023-08-28T16:07:30.180+02:00Comments on Bioetica: Un dibattito mai natoChiara Lallihttp://www.blogger.com/profile/00587029781195341278noreply@blogger.comBlogger6125tag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-84492533562929411922012-03-02T10:04:07.339+01:002012-03-02T10:04:07.339+01:00Scusa Giuseppe, che senso ha mettere in termini di...Scusa Giuseppe, che senso ha mettere in termini di proprieta' la questione ("non può che essere considerato di proprietà della madre (e del padre?), essendo difficile concepire una terza alternativa."), questo e' un problema di diritti e non di proprieta'. In ultimo, il vero problema e' se il diritto della madre a non soffrire sia superiore al diritto del neonato di vivere e se la societa' ha maggior diritto a difendere questo rispetto a quello della madre di negarlo. In effetti per quanto possa sembrare paradossale questo lavoro porta acqua al mulino degli antiabortisti perche' insinua con un trucco ontologico (la necessita' di uno scopo per poter essere considerati persona) la parita' di diritti fra feto e neonato quando, invece, il tema dell'aborto e' un compromesso fra un conflitto di necessita' asimmetrico (madre-figlio) e i diritti degli stessi.GF Sagredonoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-25882266308571172982012-03-01T20:49:40.104+01:002012-03-01T20:49:40.104+01:00[L'ultima parola del mio commento voleva esser...[L'ultima parola del mio commento voleva essere "neonati", ma posso convenire che non faccia molta differenza]<br /><br />Veniamo al problema adozione. Quindi, pensando ad alcune analogie possibili, mi è venuta in mente quella di un bravissimo artista che disegni un quadro, il quale artista può o meno essere consapevole che esso abbia la potenzialità per sollevare lo stato d'animo di molte persone, ma il quale a prescindere decida di distruggere la propria opera appena terminata.<br /><br />In qualche modo, comunque, deve pensarsi a questa "proprietà" discesa dalla generazione in proprio. Rimango con residue perplessità sul fatto che questo status sia fondato se viene inteso in senso assoluto, trattandosi di una vita individuale anche qualora si postulasse che essa sia priva di un piano; e la generazione di un neonato resta comunque nella sua porzione maggiore "meccanicistica" e non "opera assoluta". E cosa dire dell'ostetrico/a? Quale il suo effettivo contributo alla generazione dell'opera?<br /><br />In effetti si riconosce già alla madre questa priorità, tanto che il neonato è affidato subito a lei, ma il più delle volte si ritiene ciò legittimo "fino a prova contraria". Ma anche secondo gli autori la proprietà non è assoluta, visto che negherebbero che una madre abbia il diritto di far soffrire il neonato, che quindi non è alla stregua di un dipinto.<br /><br />Forse, in ultima analisi, l'obiezione rientra nell'altra, quella per me principale: che non si definisce né circoscrive il significato di "avere un piano" e pertanto non si argomenta soddisfacentemente sull'esserne privo del neonato.<br /><br />Spingo ora la mia obiezione al limite: a me non è mai successo di vivere tali stati d'animo, ma ad alcune persone ritengo di sì, e mettiamo allora per ipotesi che accanto a me dorma profondamente una persona la cui sola esistenza mi faccia "dare di matto" ed essere infelice. Questa persona aveva un piano qualche ora prima, e ne avrà uno di poco mutato qualche ora dopo. Ma in questo istante è priva di coscienza, quindi non esiste un piano. Io devo conferire esistenza ad un piano che transitoriamente è virtuale, altrimenti per assurdo sarei legittimato a sopprimere questa persona, priva di piano in questo istante.<br /><br />Questa mia forse è una riproposizione dell'argomento in favore dell'essere in potenza, ma io porrei l'attenzione sul fatto che quando passo al neonato, io so sicuramente distinguere tra quando egli è sveglio e quando dorme, eppure ci viene proposto che i due stati siano ontologicamente indistinguibili e caratterizzati entrambi da una totale assenza di un piano. Ma io potrei sostenere che il piano del neonato da sveglio sia più reale di quello del mio vicino da dormiente.paolo de gregoriohttps://www.blogger.com/profile/07522521481042442236noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-30595197779861931212012-03-01T11:20:23.083+01:002012-03-01T11:20:23.083+01:00Ci sono un sacco di punti su cui poter disquisire....Ci sono un sacco di punti su cui poter disquisire.<br />1)Paolo ha centrato quello delle adozioni che io condivido: possiamo discutere tranquillamente su quali siano i diritti della societa' sul neonato e come questi confliggano con quelli di una madre su un soggetto che la madre ritiene non nel diritto di vivere (chi decide qual'e' l'interesse della societa' se non la societa' stessa con le sue leggi sull'adozione?).<br />2) "... all the individuals who are not in the condition of attributing any value to their own existence are not persons.". Facile da scrivere, impossibile da determinare.<br />3) "Now, hardly can a newborn be said to have aims" questa frase che e' importantissima viste le premesse dei paragrafi a lei immediatamente precedenti ha un contenuto scientifico pari a 0.<br />4) Oserei dire che con queste premesse teoriche potrei uccidere chiunque rispondesse negativamente alla domanda "hai uno scopo nella vita?".GF Sagredonoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-6565890811609294822012-03-01T06:56:13.314+01:002012-03-01T06:56:13.314+01:00Paolo:
riguardo all'adozione, immagino che i ...Paolo:<br /><br />riguardo all'adozione, immagino che i due autori abbiano ritenuto che se il neonato non è soggetto di diritto (eccetto per il diritto a non soffrire), allora non può che essere considerato di proprietà della madre (e del padre?), essendo difficile concepire una terza alternativa. Se aggiungi che la loro non è in realtà un'analisi utilitaristica (se non al più nel senso millsiano), ne segue che l'adozione violerebbe il diritto della madre alla non-interferenza. Io, almeno, ricostruisco così il loro ragionamento.Giuseppe Regalzihttps://www.blogger.com/profile/17630515586340664880noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-57870287159889027012012-02-29T20:21:44.829+01:002012-02-29T20:21:44.829+01:002/2)
Non mi convince nemmeno la posizione che, pa...2/2)<br /><br />Non mi convince nemmeno la posizione che, parlo di persone meramente "in potenza", sembra far convenire essere "esseri umani" del futuro piuttosto che feti o neonati. Ma se il ragionamento è che il non essersi formato di un piano individuale non renda "persona", allora non sono persone nemmeno tutti gli esseri umani futuri.<br />L'argomento per negare questa contraddizione sembra accennare ad una "certezza" futura che alcuni costrutti oggi mentali denominabili "uomo" possano divenire persone, ma questa esistenza è puramente ipotetica (un meteorite potrebbe distruggerci domani) e quindi accidentale, e oggi resta potenziale, quindi non prevalente sui nostri diritti.<br />Preciso che non sto dicendo che <i>io</i> non possa scegliere di non inquinare per non danneggiare umani del futuro ma che, stanti premesse e ragionamento, altre persone a me contemporanee potrebbero dirsi moralmente legittimate ad inquinare e distruggere la Terra quanto lo vogliono, se "ciò li farà stare meglio psicologicamente", a patto di farlo in maniera che i danni siano poco influenti nel presente.<br /><br />Si farà in tempo, eventualmente, e se si accetta l'argomento per uscire dalla contraddizione sulla certezza o plausibilità del futuro, a sterilizzare l'intera umanità, rendendo transitoriamente parzialmente infelici un sei miliardi di persone, ma senza fare danno a nessuno in futuro (ed, in previsione di generazioni future, con probabile giovamento nel computo globale tra gli esseri viventi e quindi le persone).<br /><br />In ogni caso io tendo a non riconoscere la premessa dell'assenza di un piano. Anche nel feto, nelle ultime fasi, questo potrebbe già esistere e quindi anche nel neonato. Questo "piano" non è propriamente equiparabile a quello di un adulto, o di un animale di alcune specie già divenuto adulto, ma mi sembra che la definizione di "piano" non sia data rigorosamente, né circoscritta, tanto che dall'articolo non potrei immaginare un termine temporale annesso. Il neonato ha il piano di dover prendere il latte dalla madre: questo potrebbe essere né più né meno "pre-programmato" o "liberamente scelto" di una promessa di matrimonio; è un piano più immediato nella sua proiezione futura (dopo aver preso il latte il neonato si sarà dimenticato di averlo fatto), ma non dimostrato meno pregnante di altri.<br /><br />Tutto ciò sul piano logico. Sul piano speculativo-sociologico, ho spesso l'impressione che non si considerino le azioni morali sul piano della reciproca legittimazione in seno alla società civile: cioè non si considera, utilitariamente se vogliamo, il grado di fiducia reciproca che si instaura in una società umana che preservi incondizionatamente o una che permetta di uccidere i feti.paolo de gregoriohttps://www.blogger.com/profile/07522521481042442236noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-31512722423407488792012-02-29T20:20:16.480+01:002012-02-29T20:20:16.480+01:001/2)
Inizio con una parte che andrebbe rigettata ...1/2)<br /><br />Inizio con una parte che andrebbe rigettata per interscambio sintassi-semantica:<br /><br />"<i>Merely being human is not in itself a reason for ascribing someone a right to life</i>".<br />Qui sembra che si voglia far riferimento ad un diritto di derivazione morale, o almeno l'articolo per la gran parte sembra questo voler discutere. Ma poi continua:<br /><br />"<i>Indeed, many humans are not considered subjects of a right to life: spare embryos where research on embryo stem cells is permitted, fetuses where abortion is permitted, criminals where capital punishment is legal</i>".<br />Qui si cambia piano: "right" si trasforma nella sua accezione derivata dal diritto. A parer mio, che entità non godano di un Diritto non dimostra nulla se quelle entità <i>abbiano</i> un diritto di derivazione morale. Che alcuni criminali subiscano la pena capitale non determina che non siano persone con lo stesso diritto alla vita di un adulto non criminale.<br /><br />Per il resto, varie cose non mi soddisfano. Non afferro proprio il nocciolo dell'argomentazione contro l'ipotesi di adozione: sembra che a prescindere prevalga lo stato mentale della madre, senza considerazioni sulla misura di giovamento che ne possa derivare presso i potenziali adottanti. Ma se la madre (parlo della madre per semplificare, ma potrebbe parlarsi di genitori) si è determinata a non far proseguire la vita al bambino non ne dovrebbe (almeno logicamente) essere più autorità privilegiata, e se lo è si sta dando corpo ad un principio che non viene esplicitato nella premessa, ovvero che la madre godrebbe di un diritto "di proprietà" assoluto, fine -in particolare- a sé stesso, e di una qualche legittimità morale. Non riesco ad intravedere alcun argomento che lo giustifichi.<br /><br />(continua)paolo de gregoriohttps://www.blogger.com/profile/07522521481042442236noreply@blogger.com