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sabato 7 gennaio 2012

A Dog’s Right to Life?

I am a veterinarian, and one of my clients is an elderly woman who loves her 8-year-old Pomeranian dearly but has no family or friends who might inherit it. She wants me to sign a legal document stating that I will euthanize it if she dies before the dog does. What should I do? NAME WITHHELD, BOSTON

Many readers — like the horrified pet owners to whom I mentioned your letter — will find your client’s request simply unthinkable.

Though I’m not entirely sure why.

Dogs have no special expectation of longevity. Death doesn’t rob them of the retirement they had been looking forward to or the long-awaited chance to dance at their daughter’s wedding. So though it would be barbaric to cause the Pomeranian needless pain, ending its life gently seems no worse than things that most people do every day — like eating a hamburger. And I say that as both a dog lover and a hamburger eater.

Our culture draws a distinction between house pets and farm animals. We raise the former to be cosseted and kissed; we raise the latter to be killed and eaten. But that distinction is largely one of convenience. Our convenience, that is. It’s not based on any zoological facts, and the animals sure didn’t consent to it.

So if, like everyone who eats meat or wears leather, you believe that it’s sometimes O.K. to kill animals for our own needs, then why not in this case, when dying would at least be painless but losing its owner would not be?
Da leggere tutto (The New York Times, january 6, 2012).

mercoledì 29 settembre 2010

Sabato 2 ottobre presidio davanti al Parrelli

Comunicato stampa

Sono quarant’anni che il Parrelli è conosciuto come luogo di sparizione dei nostri amici animali. Sono oltre quarant’anni che ogni volta che qualcuno prova a chiedere giustizia e verità, si alza una cortina di fumo a proteggere questo luogo di misteri.
Sono tanti gli anni in cui quelli che hanno perso il loro amico, chiedono giustizia.
È ora di dire basta.
Basta con i silenzi.
Basta con le menzogne e con le tante, troppe bugie che non portano a niente.
Vogliamo le verità su quanti animali entrano o escono da questo posto.
Vogliamo sapere il perché del fascicolo dentro un cassetto da parte di un magistrato.
Vogliamo sapere perché la LAI manda in giro ragazzi e ragazze vendendo gadget attraverso una società chiamata SIDOS.
Non vogliamo bugie, non vogliamo menzogne, vogliamo verità.
Per ottenere risposte a queste domande, abbiamo deciso di fare un presidio sabato 2 ottobre dalle ore 9 in VIA DI VALLE BAGNATA (Roma).

Comitato promotore:
Alessandro Verga (verità e giustizia sul Parrelli).
Maria Cristina Norelli (comitato giustizia per Aura).
Silvia Petracca (associazione Diritti in movimento).
Elena Dobici (comitato contro la precarietà città storica).

Per chi fosse interessato qui l’evento su FaceBook.

sabato 5 settembre 2009

Master in Bioetica Animale

L’Università di Pisa ha attivato un Master in Bioetica Animale presso il Dipartimento di Scienze Fisiologiche. L’obiettivo del Master è la «formazione di professionisti in grado di analizzare, in chiave interdisciplinare, i problemi morali emergenti dal rapporto uomo - animali non umani e di fornire in proposito valutazioni etiche razionali». I corsi inizieranno il 15 gennaio 2010 e dureranno 15 mesi; la scadenza per le domande di ammissione ai 30 posti disponibili (e ad altri 15 posti per uditori) è fissata al 1 dicembre 2009. Ulteriori dettagli, col bando ufficiale e i moduli per la domanda, qui.

sabato 1 novembre 2008

Contro le pellicce


Sabato 8 novembre a Roma si terrà la manifestazione nazionale contro le pellicce (14.30 a piazza della Repubblica) organizzata da OIPA, Organizzazione Internazionale Protezione Animali.

Manifestazione nazionale contro le pellicce

martedì 31 luglio 2007

Integralisti ed animali

Una delle caratteristiche più odiose dell’integralismo cattolico è il suo disprezzo per i diritti degli animali e per chi li difende. Spiega per esempio Andrea Galli su AvvenireAnimali. Diritti riconosciuti come per gli uomini?», 29 luglio 2007):

Il fenomeno riguarda, più specificamente, come i fautori della liberazione animale si siano avvicinati in diversi Paesi, passo dopo passo, grazie a progressivi scivolamenti giuridici e semantici, al loro traguardo principale: che va ben al di là della semplice “tutela” dei viventi, in alcuni casi condivisibile, ma riguarda il superamento della differenza ontologica tra uomo e animale, con relativo riconoscimento al secondo di veri e propri diritti.
L’errore logico è evidente: somiglianze specifiche portano all’attribuzione di alcuni diritti comparabili a quelli umani (per esempio, dal fatto che gli animali a sangue caldo soffrono in modo simile agli esseri umani segue, per un ovvio principio di giustizia, che essi godono almeno del diritto di non essere torturati sadicamente), ma questo non implica in nessun modo che salti ogni distinzione e/o che si attribuiscano agli animali tutti i diritti umani (allo stadio attuale delle nostre conoscenze nessun animale si qualificherebbe per esempio per il diritto di voto).
L’imperativo ideologico di scavare un baratro fra la natura animale e quella umana, in ossequio alla concezione reazionaria di un cosmo gerarchico ed ossificato (da cui deriva anche l’imbarazzante rifiuto della teoria dell’evoluzione), fa aggio però sulla logica, e purtroppo spesso anche sulla pietà:
Infine, anche la magistratura ha voluto dare il suo contributo alla causa. Con una sentenza del 5 giugno scorso la Corte di Cassazione ha stabilito, letteralmente, che «l’animale condotto al seguito o trasportato in autovettura richiede la stessa attenzione e diligenza che normalmente si usa verso un minore», respingendo il ricorso di un 27enne che aveva trascinato il suo cane con la macchina perché, ubriaco, non si era accorto che nel ripartire la bestiola era rimasta impigliata nella portiera. Una solerzia quasi superiore a quella della pubblica amministrazione, dove, dal 1994 a oggi, a partire dal Comune di Roma, poi in quello di Genova, Firenze, Milano e via di seguito, sono stati aperti una miriade di «uffici per i diritti degli animali».
Pare di capire che pur di non ammettere mai una deroga alla diseguaglianza di cui si è fatto apologeta, Andrea Galli sarebbe dispostissimo a chiudere un occhio sullo strazio di un animale innocente.
Ultima, piccola infamia:
Forse, insomma, se Hiasl [uno scimpanzè di cui un’animalista austriaca aveva chiesto invano l’affidamento] fosse stato dirottato in Italia a quest’ora avrebbe già una mamma. E un vitalizio da parte dello Stato.
È l’appello volgare a guardarsi il portafoglio, inventandosi la richiesta di un diritto positivo che nessuno ha seriamente mai avanzato: lasciate torturare gli animali, signori, ché altrimenti un giorno potreste pagare qualche spicciolo di tasse in più...