lunedì 15 febbraio 2010

Dieci volte sì agli OGM

Dario Bressanini dà dieci risposte a Carlo Petrini, che sull’Espresso aveva detto dieci volte no agli OGM:

«I prodotti Gm non hanno legami storici o culturali con un territorio. L’Italia basa buona parte della sua economia agroalimentare sull’identità e sulla varietà dei prodotti locali: introdurre prodotti senza storia indebolirebbe un sistema che ha anche un importante indotto turistico».

FATTO: se questi ragionamenti fossero stati fatti nei secoli scorsi in Italia non si sarebbe potuto importare pomodori, patate, mais, zucchine, melanzane, per non parlare del recente Kiwi, e così via. Il patrimonio agroalimentare italiano è ricco proprio perché è stato in grado di adattare al proprio territorio prodotti di altri paesi. Il già citato grano Senatore Cappelli è una varietà tunisina, senza “legami storici o culturali con un territorio”.

In più esistono molti ogm completamente italiani, sviluppati dalla ricerca pubblica italiana. Pomodoro, melanzana, melo... Lasciamo liberi gli agricoltori di scegliere.
Da leggere tutto.

10 commenti:

paolo de gregorio ha detto...

Ora me lo leggo tutto, ma anticipo che secondo me "devastare petrini" sostituirà presto il detto "sparare sulla croce rossa".

old ha detto...

...forza dario!

Matteo ha detto...

Sono Verde e Radicale e per tantissime ragioni dico anch'io NO agli OGM. Non per ragioni di principio ma per ragioni di costi/benefici in termini globali ed ambientali

Chiara Lalli ha detto...

Matteo, tra le tantissime ragioni potresti indicarcene almeno un paio?

Marco ha detto...

In linea teorica sarei anche favorevole agli OGM, se non fosse che nutro seri dubbi sulla loro innocuità: cosa ne sappiamo, ad oggi, noi del funzionamento del DNA, sebbene non siamo proprio alle prime armi? Come possiamo essere sicure che sostituire o aggiungere o spostare un gene, che in un organismo determina solo una specifica proprietà, in altri organismi (in altri contesti genetici) non determini, interagendo con gli altri geni, altre proprietà collaterali non proprio salutari per noi?

Luca Simonetti ha detto...

Marco, e gli agricoltori messicani che a furia di incroci trasformarono tanti secoli fa il teosinte nell'odierno mais, che ne sapevano del DNA? E tutti gli altri che in tutto il resto del mondo hanno domesticato i piselli, le fave, il frumento? Certo ne sapevano immensamente meno di noi oggi. Eppure non è morto nessuno. E nota che in quei casi non si spostava solo un gene (o i soli geni responsabili del carattere che si voleva trasferire), ma un gran numero di geni, compresi alcuni non necessari e non voluti. In TUTTI gli alimenti che mangi c'è del DNA che originariamente in quel che mangi non c'era. Perché a preoccuparti sono solo gli Ogm?

paolo de gregorio ha detto...

@ Marco

In che cosa questi interrogativi differirebbero da analoghi interrogativi che ci saremmo dovuti porre da quando millenni di anni fa abbiamo cominciato a incrociare specie per mangiarcele? Non ti sembra che abbiamo già mischiato ben bene geni che per natura loro non si sarebbero mai incontrati?

Marco ha detto...

Rispondo a Luca e a Gregorio. Negli ibridi naturali diciamo (perché sono incroci potrebbero avvenire anche casualmente senza la mano dell'uomo) si mescolano comunque patrimoni genetici di essere fra loro affini, lontanamente imparentati, ma non tanto da violare la barriera riproduttivi, per i patrimoni genetici non sono poi così diversi e permettono la creazione naturale di un essere interspecie. Posso infatti far accoppiare un asino con una cavalla e ottenere un mulo; ma non possono far accoppiare una vacca e un caprone perché non né uscirebbe niente, e se i metto a trapiantare i geni dell'uno nell'altro, non sono sicuro al 100% di quali modificazione alla fine andrò ad ottenere, se solo quello desiderate o magari anche altri, in quanto un singolo gene non codifica soltanto un processo ma diversi.

paolo de gregorio ha detto...

@ Marco

Mi era sembrato che la tua obiezione fosse sul generico effetto ignoto - a priori - del mescolamento di geni tra specie, cosa che si verifica anche nella ibridazione. Se il problema, e non so bene perché dato che non lo argomenti a fondo, per te è invece nel passaggio di geni specifici allora mi posso limitare all'ultimo secolo e chiederti come mai non ti ha mai preoccupato il trasferimento genetico con tecniche non ricombinanti: tra queste ultime e quelle usate in passato, credo, da più o meno un secolo, o comunque almeno quaranta anni, mi sembra che l'unica differenza sia, appunto, il metodo. Anche qui, infatti, siamo in presenza di trasferimenti di geni che non potrebbero mai avvenire per ibridazione.

Adesso mi sovviene anche il dubbio che secondo te il trasferimento orizzontale di geni, che è un processo naturale, possa egualmente preoccuparti. Io direi che tutte queste cose - ibridazione, trasferimento genetico orizzontale naturale, trasferimento genetico senza ricombinazione di DNA e trasferimento genetico con ricombinazione di DNA (l'unico che ti inquieta) - possano tutti farti dormire sereno; e magari una buona abitudine sarebbe quella di esaminare il risultato caso per caso per essere sicuri, e non categoria per categoria per adozione arbitraria di uno specifico modo di comunicazione tra geni.

Anonimo ha detto...

Si agli ogm. visto che importiamo dall'estero tutti cereali ogm e di scarsa qualità. Perchè mangiarci le schifezze prodotte da altri mentrei nostri prodotti anche se convenzionali non sono presi neanche in considerazione dalle dittenazionalie inoltre sono sottopagati.