Vorrei che gli uomini stessero fuori dalla questione aborto. Vorrei che chiedessero a noi. Vorrei rispetto per questa dolorosissima questione. Vorrei che le donne non fossero giornalmente umiliate. Vorrei che il dolor non fosse la costante di molte vite.Fuori? Perché fuori e in che senso? Se in senso giuridico nulla da dire. Sono le donne che devono poter decidere (e coinvolgere chi desiderano - emotivamente è molto più complciato, ma io sto parlando della legge). Se invece non è in senso giuridico ma in assoluto, perché dovrebbero starne fuori? Molti uomini hanno scritto e detto parole interessanti sull’aborto, e hanno vissuto emotivamente un aborto. E ci sono molte donne che non rispettano e ignorano le altre donne, che vorrebbero eliminare l’accesso sicuro e legale all’aborto - qui e negli Stati Uniti (e anche altrove). Ma davvero dobbiamo discutere di questo? (Per sicurezza ribadisco l’ovvio: nessuno dovrebbe obbligare, ricattare o imporre un aborto, ma cose del genere vanno nelle premesse implicite). Il dolore passa anche per la ripetizione ossessiva dell’essere, l’aborto, una "dolorosissima questione". In questo caso sembra che non si sia chiesto alle donne, perché alcune di loro non descrivono così le interruzioni di gravidanza (parlo di quelle precoci, non di quelle tardive e seguenti a una patologia fetale per esempio). Perché c’è sempre la necessità di sottolineare il dolore necessario di ogni aborto, di tutti gli aborti? Non è un caso che sono poche le donne che parlano del proprio aborto, forse anche per evitare la reazione pavoloviana, o di condanna, o di sguardo obliquo mentre si abbassa la voce perché di aborto non si può parlare senza un carico di colpa.
Poi segue il post, che dopo avere introdotto l’aborto, la 194 e l’indifferenza di cui è circondata l’applicazione faticosa della legge arriva a Renzi (è vero che nessuno ne voglia parlare, verissimo).
D’altro canto nel marzo scorso la giunta Renzi ha deliberato la realizzazione di un nuovo spazio nel cimitero fiorentino di Trespiano destinato al ricevimento di “di prodotti abortivi e di prodotti del concepimento” (quindi non di bambini nati morti, la cui sepoltura è già consentita da un decreto Presidenziale), consentendo anche “l’installazione di coprifossa, monumentini e altri ricordi”. Un vero e proprio “cimiterino degli Angeli” -non esattamente “obamiano”- simile a quello istituito a Roma dal sindaco Alemanno.Non è proprio così, in base al D.P.R. 10/09/1990 n. 285, in particolare articolo 7. Comma 2. Per la sepoltura dei prodotti abortivi di presunta età di gestazione dalle 20 alle 28 settimane complete e dei feti che abbiano presumibilmente compiuto 28 settimane di età intrauterina e che all’ufficiale di stato civile non siano stati dichiarati come nati morti, i permessi di trasporto e di seppellimento sono rilasciati dall’unità sanitaria locale.
Firenze è la prima città amministrata dal centrosinistra a deliberare la creazione di un camposanto dei non-nati. Come ha osservato la consigliera di perUnaltracittà, Ornella De Zordo “questa norma contrasta nettamente con la legge 194… e finisce inevitabilmente per colpevolizzare chi già affronta una scelta dolorosissima e abortendo compie una scelta legittima ma molto sofferta”.
Comma 3. A richiesta dei genitori, nel cimitero possono essere raccolti con la stessa procedura anche prodotti del concepimento di presunta età inferiore alle 20 settimane.
Comma 4. Nei casi previsti dai commi 2 e 3, i parenti o chi per essi sono tenuti a presentare, entro 24 ore dall’espulsione od estrazione del feto, domanda di seppellimento alla unità sanitaria locale accompagnata da certificato medico che indichi la presunta età di gestazione ed il peso del feto.
Non è nemmeno che ci sia un contrasto con la 194 (leggetevi come si chiama la legge 194 e come comincia). Sui cimiteri avevo già scritto qui e qui.
Sulla colpa il discorso si complica ovviamente, ma la colpa non si radica anche nel voler giudicare tutti gli aborti (volontari e precoci) di tutte le donne come "scelte dolorosissime" e "molto sofferte"?
La prima strada per intervenire sulla colpa sarebbe quella di garantire il servizio di IVG, oggi messo a rischio dalle altissime percentuali di obiezioni di coscienza. La prima strada per limitare la colpevolizzazione sta nel cominciare a chiedere alle donne, evitando di parlare in loro nome (era questo il consiglio iniziale rivolto agli uomini "chiedessero a noi" - dovrebbe valere anche tra chi condivide il genere sessuale). Il carico di dolore evitabile è a volte insopportabile, come nel caso di Margherita. L’obiezione di coscienza rende alle donne spesso difficile abortire. Nel Lazio la LAIGA ha dato dei numeri spaventosi. L’ultima relazione ministeriale sull’applicazione della 194 ha sollevato molti dubbi, oltre alla preoccupazione sull’obiezione. Insomma prima di scaldarsi per i cimiteri bisognerebbe davvero parlare di tutto questo. Si può non essere d’accordo con i cimiteri e i funerali degli embrioni, si può (magari giustamente) prendersela con il significato politico e il ricatto morale, ma se dovessimo elencare una gerarchia di importanza la garanzia del servizio IVG sta al primo posto. Se rimane tempo parliamo anche del resto.
In conclusione:
Matteo Renzi ha liquidato come “ideologiche” le proteste, ma ha anche ritenuto di rinviare il dibattito in consiglio comunale, calendarizzato proprio in coincidenza con l’inizio del gran tour in camper, chiudendo la delibera in un cassetto. Meglio non parlarne “adesso”, onde evitare contrapposizioni e polemiche. Tanto chi doveva cogliere il segnale -la destra, i cattolici oltranzisti- l’ha colto. Ma la norma resta, pronta a essere attuata.Sulla difficoltà e inopportunità politica è facile essere d’accordo. Nessuno vuole sporcarsi le mani con l’aborto.
Il tema è sensibile. Sensibilissimo e qualificante. Lo è per un candidato premier italiano non meno di quanto lo sia per un candidato Presidente americano. Non vi è ragione di sottrarlo all’attenzione degli elettori, e in particolare delle elettrici di primarie e secondarie, che hanno il diritto di poter scegliere consapevolmente, disponendo di tutte le informazioni sui candidati, in perfetta trasparenza e senza omissis.