tag:blogger.com,1999:blog-21665869.post7362681550880392394..comments2023-08-28T16:07:30.180+02:00Comments on Bioetica: Eugenetica, ignoranza e il Blocco 10 di AuschwitzChiara Lallihttp://www.blogger.com/profile/00587029781195341278noreply@blogger.comBlogger3125tag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-62227020980820719142007-09-16T00:33:00.000+02:002007-09-16T00:33:00.000+02:00Carissima Chiara,non posso che ringraziare a mia v...Carissima Chiara,<BR/>non posso che ringraziare a mia volta per la stima e la considerazione dimostrate. <BR/>Confermando quanto già affermato in precedenza, ossia che la pregiata coppia Lalli-Regalzi ha carta bianca su ogni riga vergata dal sottoscritto.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-55217143648811437402007-09-15T14:21:00.000+02:002007-09-15T14:21:00.000+02:00Filippo,ti ringrazio per il tuo commento e per la ...Filippo,<BR/>ti ringrazio per il tuo commento e per la correzione di Carl Clauberg (una mia distrazione ripetuta oppure il temibile correttore automatico di word...).<BR/>Non credo ci sia un fuori tempo massimo per aggiungere considerazioni tanto interessanti. Se per te va bene, posterei il tuo commento (o lo segnalerei almeno in modo più evidente) perché merita davvero di essere letto da più persone possibili.<BR/>Grazie ancora, i tuoi commenti sono sempre preziosi.Chiara Lallihttps://www.blogger.com/profile/00587029781195341278noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-21665869.post-55323660535474433302007-09-15T12:24:00.000+02:002007-09-15T12:24:00.000+02:00Come promesso, anche se malinconicamente quasi fuo...Come promesso, anche se malinconicamente quasi fuori tempo massimo, torno con alcune considerazioni su di un post in effetti ben scritto, anche perché sembra veramente un peccato l’assenza di commenti in calce ad una simile fatica. <BR/>Intanto il lavoro è ben documentato: se citare la coppia Nyiszli-Mengele è infatti il passaggio obbligato di quanti affrontano l’argomento degli esperimenti eseguiti dai medici SS nei lager, già il riferimento a personaggi meno noti al pubblico quali Horst Schumann o Carl Clauberg (senza la n), indica un serio lavoro di approfondimento. Miklos Nyiszli, patologo universitario a Budapest, con studi in Germania, ottima conoscenza della sua materia e buona padronanza della lingua tedesca, diviene il collaboratore principale del Dr. Joseph Mengele, “l’arcangelo del male”, responsabile degli esperimenti nel Block 10 di Auschwitz. A lui dobbiamo la ricostruzione di quanto avvenuto e la descrizione del personaggio di Mengele, cui sembra calzare alla perfezione quel concetto di “banalità del male” reso da Hannah Arendt nel suo libro ispirato dal processo Eichmann. Mengele non è un mostro che divora bambini a colazione, è (si considera) un uomo di scienza con un obiettivo di ricerca ben preciso consistente nello scoprire i segreti della differenza tra razze e privo di scrupoli per quanto riguarda i mezzi da usare allo scopo. Ha carta bianca, dovendo rispondere del suo operato direttamente ad Himmler, il che gli consentirà tra l’altro, in contrasto con l’autorità del campo, di preservare proprio Nyiszli dall’eliminazione prevista ciclicamente per tutti i membri del Sonderkommando, costituito da internati che le SS usavano per il lavoro sporco e che sostituivano trimestralmente per non lasciare in giro eventuali testimoni scomodi. A Mengele non mancano le risorse, nel più grande campo di concentramento del Terzo Reich dove la perfetta macchina organizzativa SS convoglia ebrei e altri nemici del Reich in proporzioni bibliche. E dove può pescare gemelli di ogni età e condizione da sottoporre ai suoi esperimenti, gemelli che vengono poi eliminati in contemporanea realizzando, per usare le parole dello stesso Nyiszli, il sogno segreto di qualunque anatomo-patologo: l’autopsia simultanea di due gemelli. L’atmosfera di lavoro è sovente “mistica” con un Mengele che non si sottrae quasi mai alle fatiche del lavoro di ricerca e che viene descritto come ben consapevole dell’importanza della sua ricerca per il Reich: scoprire il segreto delle gravidanze gemellari per consentire alle donne tedesche di dare alla luce sempre dei gemelli e raddoppiare la potenza demografica dello Herrenvolk. Il senso di impunità diviene ben presto convinzione profonda di essere nel giusto. A suo tempo, dinanzi alle esitazioni di Handloser (generale medico a capo dei servizi sanitari dell’esercito), Himmler rispondeva con fastidio “Responsabilità? Quali responsabilità? Lo Stato, cioè il Fuhrer ed io, si assume tutte le responsabilità, voi dovete solo eseguire degli ordini nell’interesse della nazione.” Una linea che sarebbe riecheggiata spesso, a torto o a ragione, nelle aule di Norimberga. Certo, dopo il crollo, gli sperimentatori sembreranno riacquisire una certa consapevolezza dell’enormità di quanto compiuto, cercando di lasciar perdere le loro tracce. In questo momento nasce la leggenda dell’inafferrabile Mengele, braccato senza soste, e senza successo, dagli agenti del Mossad, gli stessi che metteranno le mani su Eichmann nel ’61. Esiste però una eccezione a quanto appena affermato: il prof. Carl Clauberg. Arrestato e internato dai Sovietici alla fine della guerra, rimandato in patria nel 1957 nel quadro di uno scambio di prigionieri conseguente al momentaneo disgelo Est-Ovest dell’epoca Kruscev, il professore prima partecipa ad un congresso di Ostetricia dove presenta i dati dei suoi esperimenti nei campi e poi, imperturbabile, decide di riprendere la sua attività professionale: un bel giorno tutti i principali quotidiani della Germania Federale pubblicano il suo annuncio relativo alla ricerca di personale da assumere nel centro di cui si annuncia l’imminente apertura e che sarà diretto dal professore, che appare col suo vero nome seguito dai suoi titoli accademici. Una volta squarciato il velo dell’oblio però, inizieranno a piovere le denunce. Il resto è noto, con l’incarcerazione di un Clauberg in realtà intimamente lusingato dal clamore creatosi intorno al suo personaggio, e la sua successiva morte in prigione per crisi cardiaca.<BR/><BR/>La prima considerazione è già stata efficacemente avanzata nel post: tentare di accostare l’eugenetica nazista alle attuali possibilità di manipolazione genetica migliorativa del patrimonio genetico individuale è manovra scorretta, frutto di maldestri tentativi di strumentalizzazione di bassa lega. Da una parte l’etica di stato imposta agli individui in nome del superiore interesse della nazione, dall’altra misure offerte agli individui per migliorare la loro condizione, nel rispetto della loro insindacabile libertà di scelta al riguardo.<BR/>Agganciata a questa prima considerazione, ne consegue un’altra sulla responsabilità e liceità della ricerca, sui limiti entro i quali eventualmente confinare l’azione dell’uomo di scienza, per evitare l’eccesso dei Mengele e dei Clauberg. Tale argomento è parimenti ridicolo, in quanto non è la scienza in sé a costituire un pericolo, piuttosto la sua strumentalizzazione da parte, ad esempio, di uno stato totalitario. Le garanzie previste da uno stato liberale che tutela le libertà individuali di ognuno dei suoi cittadini escludendo disparità di trattamento legate a condizioni personali forniscono, da questo punto di vista, le più ampie garanzie al riguardo.<BR/>Infine, una osservazione che non può non balzare agli occhi, una analogia che certo non sfugge agli osservatori più attenti: se nel Terzo Reich è lo stato ad esercitare il diritto di vita o di morte sui suoi cittadini, perché non è il singolo ma lo stato ad avere diritti sulla sua vita, in nome del superiore rispetto dovuto all’integrità del Volk, così ai nostri giorni una concezione teocratica di ispirazione vaticana pretende che sia la divinità a disporre del diritto di vita o di morte sulle persone, tenute all’osservanza della indisponibilità della vita in nome del rispetto dovuto al Creatore che di tale vita ha fatto graziosamente dono agli uomini. Totalitarismi diversi in epoche diverse, accomunate dallo stesso disprezzo per le libertà individuali. Con una differenza di metodo: i nazisti erano spietati, ma non ipocriti. Non pretendevano di agire per il bene delle loro vittime, per la cui sorte manifestavano solo una certa indifferenza di fondo. Non sbriciolavano le libertà individuali di una persona pretendendo di agire per il bene di questa persona. In questo senso, ed in rapporto ai fondamentalisti religiosi intrisi di convincimenti teocratici, in rapporto ai cosiddetti difensori della fede, i difensori del Volk non sembrano occupare il vertice dell’abiezione.Anonymousnoreply@blogger.com