mercoledì 12 marzo 2008

Quei diritti negati di chi convive senza sposarsi

Gamal El Kammash e Marisa si conoscono nel 1986. Convivono per 21 anni, fino a quando Marisa si butta giù dalla finestra. Marisa, vero nome Michele Celeste, era transessuale; il suo corpo maschile non era il “suo” corpo.
Marisa soffriva per i pregiudizi delle persone, soprattutto dei suoi cari. Aveva tentato più volte il suicidio. Il 21 giugno 2007 aspetta che Gamal vada al lavoro e si uccide.
È sempre difficile comprendere a pieno le ragioni di un gesto tanto drammatico; è impossibile consolare chi rimane. “Nessuno mi ridarà Marisa, il suo amore e la sua compagnia. Nella mia vita era davvero tutto”, dice Gamal. Ma oltre al dolore ci sono le conseguenze che derivano dall’assenza di un riconoscimento giuridico per amori come quelli tra Gamal e Marisa.
Marisa era stata rifiutata dalla famiglia, anche negli ultimi, difficili, mesi della sua vita. Aveva spesso chiesto aiuto ai fratelli e alla madre. La madre non l’aveva voluta al capezzale perché in troppi l’avrebbero vista; la sorella le aveva chiesto di dimenticare il suo numero di telefono.
A due settimane dalla sua morte il Commissariato di Viareggio convoca Gamal su richiesta della Procura di Milano. Una sorella di Marisa vuole le chiavi della casa in cui Marisa viveva con Gamal. “Per ventuno anni hanno rifiutato la sorella e la nostra storia e ora pretendono l’eredità”, commenta amaramente Gamal. Marisa non lavorava da 20 anni perché era malata; solo Gamal si è occupato di lei, affettivamente ed economicamente. Una legge non riporterebbe Marisa in vita, ma almeno eviterebbe di sommare al dolore l’ingiustizia e la prepotenza.

(DNews, 12 marzo 2008).

5 commenti:

  1. Non gliele fotte nulla. Questi non danno pacchetti di voto. E la chiesa, il nostro più pesante fardello, il più esigente tra i nostri parassiti, la spietata, non vuole matrimoni di serie B.

    Marisa, che la terra ti sia lieve.

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  2. L'Italia fa veramente schifo! In un paese civile queste situazioni non esisterebbero.

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  3. io ormai non mi meraviglio.....secondo me l'unico modo per "f.....e" sti pregiudizi è quello di fare una scrittura privata dal notaio, quando si è in buona salute, così i parenti devono accettare le ultime volontà senza fare la guerra al convivente tanto amato. Any

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  4. Scusa Lalli, io sono Nikolais, studente greco. Ti ho già scritto sulla questione di un eventuale interesse di Dell'Utri su DNews, confermato da articoli (che non inserisco per non portare via spazio ma sono in WEB. Se vuoi posso mandare al tuo mail privato). Tu mi scrivi di chiedere lla redazione, io chiedo alla redazione e mi dicono che tu sai perchè scrivi su DNews. Potete aiutarmi per la tesi in qualche modo? E' sui poteri forti nel mondo del free press in Italia.
    Qui la mia mail per risposta. Non so in che altro modo comunicare con te. Scusa. nickoeremiotis@gmail.com

    Grazie

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  5. "unico modo per "f.....e" sti pregiudizi è quello di fare una scrittura privata dal notaio"

    i genitori, anche i peggio serpenti come in questo caso, hanno comunque diritto secondo la legge italiana ad un terzo dell'eredita. se il deceduto si era invece sposato la parte scende ad un quarto. marisa non poteva sposarsi, quindi e' stata ingiustamente discriminata.

    http://metilparaben.blogspot.com/2007/05/bugie-testamentarie.html

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