Tra le varie relazioni citerò quella di Benedetto Del Vecchio, docente di diritto all’università di Cassino, che sostiene: «Se il concepito fosse una cosa e dunque non uno di noi, lo stesso Codice civile italiano sarebbe contraddizione a se stesso». Sarebbe interessante leggere per intero l’argomentazione del relatore, visto che il Codice Civile si apre proprio con una dichiarazione che sembra inequivoca: «La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. I diritti che la legge riconosce a favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita». Per adesso mi accontenterò di notare che fra essere «una cosa» ed essere «uno di noi», tertium datur: un essere vivente non è mai una cosa (cioè, almeno nel linguaggio corrente, un oggetto inanimato), ma non è necessariamente una persona, cioè «uno di noi».
Non possiamo infine non notare un incidente decisamente increscioso. Quasi alla fine dell’articolo leggiamo:
Giuseppe Noia, dal canto suo, ha raccontato l’esperienza di un medico-ginecologo che si pone al servizio della vita, denunciando il limite di una cultura medica che si nutre di «accidia intellettuale», specie sulla vita pre-natale. Il docente della Cattolica di Roma ha evidenziato come una pressione culturale scettica sulla vita porti a veri e propri «aborti di ignoranza». Quanti sanno – si è chiesto – che … passati i 16 anni, non ci sono pericoli dalla rosolia su una donna in gravidanza?Il limite di 16 anni è, come il lettore avvertito avrà già capito da solo, sconosciuto alla scienza; è verosimile che il relatore intendesse dire «16 settimane» (di gravidanza): in effetti nell’abstract di un articolo sull’argomento si può leggere, sia pure con una sfumatura di prudenza in più: «Deafness, cardiovascular and neurological damage, and retinopathy all occur when infection takes place in the first 16 weeks of gestation and are rare after this time» (W. S. Webster, «Teratogen update: congenital rubella», Teratology 58, 1998, 13-23). Non accuserò certo l’illustre docente della Cattolica di aver commesso un «aborto di ignoranza»: si è trattato di un lapsus o, più probabilmente, di un errore del cronista. Cose che capitano, purtroppo. È sperabile comunque che, vista la delicatezza della materia, venga pubblicata al più presto una rettifica.
IN QUELL'UOMO C'è MOLTA PROFESSIONALITà E SOPRATTUTTO UMANITà, SE AL MONDO FOSSIMO COME LUI GRAN PARTE DEI PROBLEMI NON CI SAREBBERO.UNA SUA PAZIENTE
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