domenica 16 aprile 2006

Anestesia fetale durante l’aborto?

Negli Stati Uniti è all’esame del Congresso una proposta di legge, che obbligherebbe i medici a informare una donna giunta almeno alla 22ª settimana di gestazione e intenzionata ad abortire che il feto è capace di provare dolore durante l’intervento. I medici dovrebbero inoltre proporre alla donna la somministrazione diretta di anestetici al feto, per addormentarlo prima di procedere all’aborto (va notato comunque che solo l’1,4% delle interruzioni di gravidanza praticate negli Usa ha luogo oltre la 21ª settimana). Ma questa procedura presenta potenzialmente rischi per le pazienti, ed è dunque legittimo chiedersi quanto sia giustificata scientificamente.
È quanto ha fatto Stuart W. G. Derbyshire in un articolo apparso sul British Medical JournalCan fetuses feel pain?», BMJ 332, 2006, pp. 909-12). Le sue conclusioni sono che il sistema neuroanatomico per la trasmissione degli stimoli dolorosi al cervello è completamente formato a partire dalla 26ª settimana di gestazione, ma che ciò non è sufficiente per parlare di percezione del dolore. Questa si avrebbe solo dopo il secondo mese dalla nascita, in seguito a una sorta di categorizzazione delle sensazioni, che il bambino compirebbe interagendo con gli adulti. Prima di ciò si potrebbe parlare soltanto di nocicezione, cioè di un riflesso automatico non cosciente in presenza di uno stimolo doloroso.
Personalmente (e da profano) trovo questa proposta non del tutto convincente; in ogni caso, mi pare che le teorie psicologiche sulla nascita e la natura della mente non siano ancora abbastanza mature per poter influenzare la legislazione. Favorirei invece l’approccio di un gruppo di studiosi californiani, che in uno studio che ha causato l’anno scorso accese polemiche (Susan J. Lee et al., «Fetal Pain: A Systematic Multidisciplinary Review of the Evidence», Journal of the American Medical Association 294, 2005, pp. 947-54) riconducono per intero la percezione cosciente del dolore all’attività delle strutture neuroanatomiche ad essa deputate, che comincerebbero a funzionare – in base ad esami elettroencefalografici condotti su neonati prematuri – non prima della 29ª-30ª settimana dall’inizio della gravidanza. Si tratta di conclusioni ancora provvisorie, ma direi che la via da seguire è questa.

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