La legge dice che Niero ha commesso un solo omicidio: il figlio morto non esiste, il codice si ostina a trattare Hevan come una cosa. Dinanzi a questa stortura del diritto i nonni si ribellano.Verrebbe facile rispondere dicendo cosa uno pensa di Renato Farina e dei suoi simili, ma lasciamo perdere. Mi limito a ricordare che la legge sull’aborto impedisce di uccidere un feto di nove mesi – o anche di sei, se è per questo:
A loro sembra un’offesa alla dignità del piccino. «La foto è la prova che abbiamo ragione», dicono. «Chiunque neghi sia un bambino, è un pazzo, il Parlamento rimedi a questa aberrazione».
Il Parlamento non rimedierà. In realtà potrebbe, anzi dovrebbe. Basterebbe prendesse sul serio l’articolo 1 della legge 40 sulla fecondazione assistita secondo cui “i diritti del concepito” sono identici a quelli dei genitori. Cito: «… la presente legge (…) assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito». Ma si avrà cura – scommettiamo? – di non trasferirlo nel codice civile e in quello penale per non toccare la legge sull’aborto. Ipocrisie.
(Renato Farina, «Guardate in faccia il piccolo Hevan», Libero, 13 maggio 2006)
Art. 7 … Quando sussiste la possibilità di vita autonoma del feto, l’interruzione della gravidanza può essere praticata solo nel caso di cui alla lettera a) dell’articolo 6 [cioè «quando la gravidanza o il parto comportino un grave pericolo per la vita della donna»] e il medico che esegue l’intervento deve adottare ogni misura idonea a salvaguardare la vita del feto.E ricordo anche che un feto di nove mesi è quasi in ogni aspetto più simile a un bambino di nove anni che a un embrione di nove giorni o a un feto di nove settimane. La farfalla che sta per uscire dal bozzolo assomiglia di più a quella che sta già volando o al bruco che quel bozzolo ha tessuto? Ma la foia che hanno certuni di metter mano alla legge sull’aborto non si arresta di fronte alla pietas per un bambino morto, figuriamoci se tiene conto della biologia elementare.
Avrei voluto aggiungere una foto di Renato Farina, per dare un senso al titolo, ma non ce l’ho fatta: il disgusto è stato troppo forte.
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