
La tesi di Olson (pubblicata in origine sull’autorevole rivista Nature, a firma sua e di altri due studiosi) è la seguente. Supponiamo che ognuna delle persone oggi viventi possegga un archivio in cui siano elencati, anno per anno, e risalendo sempre più indietro nel tempo fino agli albori della storia, tutti i propri antenati allora viventi. È intuitivo come prendendo due di queste liste per due persone a caso e per uno stesso anno sufficientemente lontano nel tempo, si finiranno per trovare dei nomi identici: nel 1977 io e mia cugina Anna avevamo ancora una nonna in comune; nel 77 d.C. io e Steve Olson potremmo aver avuto – per esempio – uno stesso avo romano, il cui figlio stava per partire al seguito di Giulio Agricola per la Britannia e la cui figlia sarebbe invece rimasta in Italia. Ebbene, si dimostra matematicamente che da un certo anno in su, tutte queste liste diventano esattamente uguali: da allora, risalendo indietro nel tempo, ognuno di noi ha esattamente gli stessi antenati (le differenze fisiche tra i vari popoli sono dovute alle diverse percentuali dei geni ereditati). In altre parole, fino a un certo anno del passato, ogni essere umano mai vissuto o è l’antenato di ogni persona oggi vivente o non è l’antenato di nessuna delle persone oggi viventi. E questo anno, cosa più straordinaria di tutte, è molto recente: le stime (ovviamente molto approssimative) oscillano tra il 13000 e il 3000 a.C. Se poi adottiamo condizioni meno stringenti – vale a dire, se invece di considerare l’intera popolazione umana di oggi ne escludiamo i gruppi più isolati – quella data diventa molto più recente, e potrebbe forse persino risalire a 2000 anni fa; ed è per questo che Olson può affermare che, se Gesù avesse ancora oggi dei discendenti, questi coinciderebbero con molta probabilità con buona parte dell’attuale umanità, e certamente con la stragrande maggioranza dei popoli dell’Europa e del Medio Oriente, visti gli scambi molto intensi fra le due regioni.

Questa teoria costituisce un contrappeso benvenuto alle indagini molto pubblicizzate sui lignaggi umani materni e paterni, basate rispettivamente sull’esame del DNA mitocondriale e del cromosoma Y, che danno un’immagine divisiva (e fuorviante) dell’umanità. La notizia che la stragrande maggioranza degli occidentali e dei popoli del Medio Oriente (Ebrei compresi) annovera quasi certamente tra i propri avi – come ci spiega Mark Humphrys («Common ancestors of all humans») e come ribadisce altrove lo stesso Olson («The Royal We», The Atlantic Monthly, maggio 2002) – il profeta Maometto, avrà ovviamente un valore solo simbolico, ma merita nondimeno, credo, di essere conosciuta e diffusa.
Postilla. Anni fa il grande psicoanalista Cesare Musatti scrisse un libro (Il pronipote di Giulio Cesare, Milano, Mondadori, 1979) in cui sosteneva, sempre ricorrendo alla statistica, una tesi simile a quella di cui abbiamo parlato. Sarebbe interessante sapere quali fossero esattamente i suoi argomenti.
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