Ognuno può cambiare opinione, direte voi. Certo, per intanto però le opinioni di Amato son quelle ben espresse nel suo articolo sul Corriere della Sera del [sic] 11 aprile dello scorso anno.Da qui in poi il nostro Luca attacca simpaticamente a chiamare Amato «Mister Muffa», in un crescendo che culmina alla fine:
L’embrione si possa almeno «utilizzare per migliorare, con la donazione delle sue cellule, la vita di altri. E non mi si risponda … che l’embrione non è un mucchio di cellule o una muffa». Proprio così, il nostro bene Amato, ha definito l’embrione una muffa.
Una vergogna stratosferica, avanzi miei prodi, di muffa ce né [sic] in abbondanza. È come se si mettesse a presiedere la giornata mondiale della Shoa uno come Goering, con le dovute proporzioni ognuno può cambiare opinione, ma io sarei terrorizzato. Contro [?] il volere del popolo e delle leggi, abbasso Mister Muffa!Uno legge e dice: Mah, strano, non mi pare che qui Amato dicesse proprio questo; e poi ho sempre pensato che il problema, con Amato, fossero casomai le sue concessioni al Culto dell’Embrione... Forse Volontè è caduto vittima di qualche sottile ambiguità semantica? Andiamo un po’ a vedere...
Ed ecco quindi le parole originali di Giuliano Amato (il titolo dell’articolo dovrebbe già mettere sull’avviso ogni aspirante esegeta: «I dogmatici dell’embrione lo trattano come “muffa”», Il Corriere della Sera, 11 aprile 2005):
l’embrione che sta per perire e che non sarà utilizzato a fini riproduttivi, può almeno essere utilizzato per migliorare, con la donazione delle sue cellule, la vita di altri. E non mi si risponda, davanti a questa soluzione, che l’embrione non è un mucchio di cellule o una muffa.Luca, che ci combini? Hai pasticciato con i ritagli? Vabbeh; sono incidenti che capitano anche ai migliori. E pure ai peggiori.
Lo so, lo sappiamo e per questo lo trattiamo come il figlio pre-morto. Come muffa lo tratta chi lo lascia morire per nulla [corsivo mio].
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