Il mifepristone, l’ormone artificiale che costituisce il principio attivo della pillola abortiva, potrebbe rivelarsi efficace contro la depressione; inoltre, a differenza dei farmaci usati finora, come il Prozac o lo Zoloft, la sua azione si manifesterebbe nel giro di pochi giorni o addirittura di ore, e non di settimane. Lo ha annunciato all’incontro annuale della Federation of European Neuroscience Societies, a Vienna, Paul Lucassen dell’Università di Amsterdam (Helen Phillips, «Abortion drug could rapidly treat depression», NewScientist.com, 10 luglio 2006).
La scoperta parte dalla constatazione che lo stress ha spesso un ruolo fondamentale nell’avviare e mantenere uno stato depressivo. Gli ormoni dello stress sembrano danneggiare in particolare l’ippocampo, una regione del cervello deputata alla formazione della memoria a lungo termine. Lucassen ha scoperto che la RU486 si lega ai recettori cellulari di questi ormoni, come una chiave in una serratura che impedisca di entrare a tutto il resto; il principio è più o meno lo stesso dell’azione abortiva della sostanza, che si lega anche ai recettori del progesterone, un ormone fondamentale per il prosieguo della gravidanza. Nei topi la somministrazione di alte dosi di mifepristone si è rivelata efficace nell’impedire la morte dei neuroni dell’ippocampo. È interessante notare come nemmeno due mesi fa lo stesso NewScientist avesse dato spazio alla notizia che il Prozac stimolerebbe la formazione di nuovi neuroni nella medesima area del cervello («Pinning down where Prozac works», 20 maggio 2006).
La RU486 è già usata, fra l’altro, nella cura della depressione psicotica e del Morbo di Cushing. È sperabile che la feroce campagna propagandistica scatenata dagli integralisti cristiani contro l’aborto medico non finisca per segnare il destino di questo farmaco straordinario.
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