lunedì 10 luglio 2006

Padre in cattività: ergastolano accede alle tecniche di procreazione assistita

Il suo nome evoca scenari violenti e fatti sanguinosi: Salvino Madonia. Condannato a due ergastoli per reati vari, tra cui l’assassinio di Libero Grassi, il commerciante colpevole di non aver pagato il pizzo. L’ex boss palermitano è in carcere dal 1991.
Nel 2000 ha avuto un figlio dalla moglie: la vicenda è tuttora circondata dal “mistero”. Com’è stato concepito quel figlio, dal momento che a Madonia è vietato incontrare la moglie? Da qualche tempo desiderava averne un secondo. La direzione distrettuale di Palermo ha autorizzato il ricorso alle tecniche di procreazione assistita. Il coronamento del suo sogno (Un bimbo in provetta per il killer ergastolano, Il Giornale, 10 luglio 2006). Il liquido seminale di Madonia sarà prelevato nella casa circondariale de L’Aquila a spese del sistema sanitario nazionale. E senza liste d’attesa. Il primo tentativo sarà una fecondazione semplice (1.500 euro); in caso di insuccesso si tenterà una fecondazione in vitro (3.500 euro).
L’avvocato Anania spiega: «La legge [40/04] è fatta per agevolare le coppie che non possono procreare. Se l’uomo è un ergastolano l’impossibilità c’è, perché il mio cliente non può avere rapporti sessuali con la moglie. La sua posizione può dunque essere equiparata a quella di chi non può avere figli».
Che la legge 40 sia fatta per agevolare la procreazione è molto discutibile, considerati gli innumerevoli divieti: tra cui il divieto d’accesso per chi non è sterile. Non basta “non poter avere figli” per accedere alle tecniche di procreazione assistita. L’articolo 4 impone come condizione necessaria la sterilità o l’infertilità inspiegate e documentate da atto medico. Madonia non è sterile.
Madonia, inoltre, è sottoposto al 41 bis, e come ergastolano si può dire che abbia perso qualche libertà fondamentale di cui godono i cittadini. La libertà di procreare potrebbe essere inclusa in queste perdute libertà?
E ancora: spesso a sostegno delle restrizioni di accesso alla procreazione assistita viene tirato in ballo il futuro del nascituro. Per le coppie omosessuali, per i single o per la fecondazione eterologa. Si dice: è giusto vietare x per il bene del nascituro. Nel caso di Madonia sembra che a nessuno interessi il bene del nascituro. Volendo solo limitarsi all’inevitabile assenza del padre Madonia, non sarebbe una situazione simile a quella del genitore single?
Ma il risvolto davvero increscioso della vicenda è che il divieto di accedere alla procreazione assistita permane per tutti coloro che sono affetti da una patologia geneticamente trasmissibile o virale. A loro non è concessa l’autorizzazione di coronare il sogno di avere un figlio, se non all’inaccettabile prezzo di “giocare” con il rischio di trasmettere la patologia al nascituro (nel caso di patologia virale come l’HIV anche al compagno).

* Lettera di Libero Grassi pubblicata il giorno seguente la sua esecuzione.

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