mercoledì 9 agosto 2006

Ancora sui veri motivi per bandire la RU486

Dopo Eugenia Roccella, è oggi la volta di Francesco D’Agostino a rivelarci i veri motivi dell’opposizione alla pillola abortiva. Intervistato dal Foglio (Marina Valensise, «“La Ru486 privatizza l’aborto e mette a rischio la salute della donna”», 9 agosto 2006, p. 2), il non rimpianto ex presidente del Comitato nazionale di bioetica proclama:
Poniamo che si dimostri che l’uso della Ru486 sia più sicuro di qualsiasi altra tecnica abortiva. La 194 la imporrebbe come scelta legittima, visto che all’art. 15 stabilisce che le regioni devono rendere disponibili tecniche meno invasive per l’interruzione di gravidanza. Ma risolto sul piano sanitario, il problema resta sul piano bioetico. “Dall’aborto come pratica sottoposta a certe procedure sotto il pubblico controllo passeremmo a una pratica privata, solipsistica, affidata alla sola donna e sottratta alla società. Il che, oltre ad avere un effetto devastante per la salute della donna, finirebbe per travolgere la stessa 194, scardinandone il principio fondamentale, vale a dire il divieto di abortire in casa” [corsivi miei].
Vale la pena di aggiungere che «il principio fondamentale» della 194 era sì, in un certo senso, il divieto di abortire a casa, ma solo perché l’aborto clandestino si praticava soprattutto nelle case delle mammane.

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