martedì 22 agosto 2006

La mutazione genetica, la malattia della libertà e il matrimonio leggero

Ovvero: considerazioni sulla famiglia e sui PACS nel Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, 21 Agosto 2006, Dalla famiglia ai Pacs: una mutuazione genetica. Mi astengo dal fare commenti, credo sia sufficiente leggere il testo.
A tema oggi pomeriggio al Meeting lo scontro tra famiglia e PACS: ne hanno discusso, introdotti da Caterina Tartaglione, Presidente del Sindacato delle Famiglie, Paola Soave Vice Presidente Forum Associazioni Familiari, Paola Binetti, Senatrice della Repubblica, Luca Volontè, Deputato al Parlamento e Carmen Carròn, di “Plataforma per la Famiglia”.

Assistiamo oggi, ha detto la Tartaglione, all’intento di portare avanti, da parte di molti Paesi dell’Unione Europea, i Patti civili di solidarietà sociale, nati in Francia nel 1999, che non prevedono nessun tipo di fedeltà e dove doveri ed obblighi variano a seconda dei casi. Il fenomeno delle coppie di fatto, secondo i dati ISTAT, coinvolge in Italia circa 500mila persone, a fronte dei 22 milioni impegnati in unioni di tipo tradizionale. Nonostante l’esiguità del numero, il fenomeno è amplificato da una spinta massmediatica molto rilevante, tesa a cambiare la definizione di famiglia.

“La famiglia tradizionale è considerata un retaggio del passato – ha proseguito – e questo accade perché la modernità vuole cambiamenti a tutti i costi, a discapito della durata, della fedeltà e della stabilità familiare”. “La morale diventa slegata dall’ideale”, ha concluso. La mutazione genetica del titolo dell’incontro, ha esordito la Soave, rimanda alla necessità di partire dell’oggettività della famiglia e non dalla soggettività. “La famiglia è un dato, non l’ha creata l’uomo” ricordando la Genesi.

L’uomo si realizza in una relazione con altro da sé: l’uomo è per la donna e viceversa. Per questo motivo il genoma della famiglia è un dato: la reciprocità assicura la discendenza. Oggi, come ha ricordato il Papa a Valencia, prevale l’immagine dell’individuo inteso come soggetto autonomo, che basta a se stesso. Questa immagine tende a cambiare la vita sociale che sembra essere affetta da una lato da una “malattia della libertà”, assenza di legami stabili e definitivi in nome della cultura del mutevole e del provvisorio; dall’altra una “concezione privatistica” della famiglia (la società sembra riconoscerla più come soggetto sociale il cui protagonista è il “coniuge”, che svolge una “funzione generativa” e da protagonista nella società).

Non si tratta, ha ribadito la Soave, di discriminare ma di differenziare: la questione “riguarda l’essere e non l’agire”. Con i PACS si vuole proporre una sorta di “matrimonio leggero”, creando a priori l’illusione di essere liberi perché in grado di scegliere quello che si vuole. Nessuno da cinquant’anni a questa parte, salvo sporadici casi, ha preso realmente in considerazione la promozione della famiglia e tutto dice che “chi è penalizzato è chi è sposato. Nella società di oggi, ha esordito la Binetti, assistiamo a “fenomeni disgregativi” e ad una “patologia del sistema famiglia”, da una parte genitori che si chiudono alla paternità e alla maternità e dall’altra a figli che si chiudono al rapporto con i propri genitori.

Per questi motivi il rifondare la famiglia non è una questione solo a livello di coppia, ma implica numerosi aspetti su cui occorre indagare, in modo da ribaltare i dati ISTAT di cui parlava la Soave. “Io non ho angoscia a pensare ad una coppia omosessuale: quello che mi angoscia sono i limiti, i contorni della vicenda”. Il legislatore deve preoccuparsi del diritto di tutti ma deve essere attento a non favorire la precarietà, l’instabilità e l’incertezza. A questi fenomeni si è arrivati perché viviamo in un contesto dove “volere è potere”, per cui si esigono le leggi. In tal modo ci priviamo della cultura della nostra corporeità che, nei fatti, è da assumere nella sua dimensione reale (sessuata).

Dal canto suo, Volontè, ha detto di voler contribuire ai lavori facendo un intervento da “genitore” e in questo senso si è detto dispiaciuto del fatto che i 9/10 degli italiani vedono calpestati i loro diritti quando pagano le tasse secondo il reddito e non secondo i componenti del nucleo familiare, o quando non si è liberi di educare i propri figli, in barba a quanto scritto nella Costituzione. “Il pericolo vero – ha proseguito – è il terrore della fedeltà”. C’è una regressione dei legami che è funzionale a chi comanda. Se non ci si ribella a questa direzione, supportata tra l’altro anche dai maggiori organi di stampa, si arriva sull’orlo del baratro. I PACS non sono un modello di vita di una società democratica perché in una società con 40 milioni di omosessuali non nascerebbe più nessuno. “Una società che discute di PACS è finita”, ha concluso Volontè.

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