I malati ricoverati negli Ospedali universitari di Ginevra (HUG) potranno beneficiare dell’assistenza al suicidio, ma soltanto in casi eccezionali e nel rispetto di condizioni particolarmente severe. I medici degli HUG non avranno il diritto di praticare il suicidio assistito.Assistenza al suicidio ammessa in ospedali universitari, Ticinonline, 14 settembre 2006.
La decisione è stata presa dal consiglio d’amministrazione degli HUG, in seguito alla raccomandazione emessa nel 2005 dalla Commissione nazionale di etica. Gli HUG rifiutano però esplicitamente di prendere posizione nel dibattito sull’assistenza al suicidio.
Il gesto potrà essere praticato da medici dell’associazione EXIT o da altri medici, “ad esclusione del personale curante dell’istituto”. Il paziente deve soffrire di una malattia dal decorso fatale la cui evoluzione lascia supporre una morte imminente, deve aveva una capacità intatta di discernimento, rifiutare le alternative proposte ed essere nell’impossibilità di reintegrare il proprio domicilio.
“Ogni paziente che esprimerebbe una domanda di assistenza al suicidio sarà ascoltato senza pregiudizi. Se necessario, gli sarà proposto un aiuto volto a chiarire la sua domanda e i motivi che la inducono. Il paziente sarà informato delle possibilità di assistenza alternativa, quali le cure palliative”. La domanda di assistenza al suicidio non potrà essere motivata da una patologia psichiatrica.
Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano
John Stuart Mill, La libertà
Nessun commento:
Posta un commento