lunedì 2 ottobre 2006

Alcolici e libertà

Vendita di alcolici vietata sempre ai minori di 18 anni. Vendita e somministrazione vietata per tutti negli autogrill autostradali. […] Sono alcune delle novità contenute nella Finanziaria per potenziare la tutela dei minori e per attuare una maggiore sicurezza stradale.
L’età per poter acquistare alcolici si alza dunque da 16 a 18 anni. Inoltre se l’attuale legge proibisce la sola somministrazione, cioè la «vendita al banco», di superalcolici tra le 22 e le 6 negli autogrill, la manovra prevede il divieto totale sia di somministrazione (vendita da banco) che di vendita senza limiti di orari.
Alcolici vietati ai minori e a tutti in autogrill, Il Corriere della Sera, 2 ottobre 2006.

John Stuart Mill considera alcune interferenze nel commercio come questioni riguardanti la libertà, alla luce della premessa che “lasciare gli uomini a se stessi è sempre meglio, ceteris paribus, che controllarli” (Mill 1859, Sulla libertà, p. 133). Prendiamo il caso del divieto di vendere sostanze tossiche, come strumento per rendere pressoché impossibile procurarsi quella sostanza e dunque prevenire atti criminosi o incidenti. La prevenzione è uno dei compiti dell’autorità, ma fino a che punto è lecito spingersi nel prevenire il crimine? I veleni possono essere utilizzati per scopi innocui, per difendersi dai topi o per uccidere i parassiti che hanno attaccato una coltivazione. Però possono anche essere utilizzati per commettere un omicidio o possono provocare incidenti mortali. (Quasi ogni oggetto o sostanza si presenta intrinsecamente ambivalente, i coltelli, i maglioni, l’acqua potabile, il fuoco: “Un giorno, in cui ero oppresso dal freddo, trovai un fuoco, lasciato acceso da qualche vagabondo, e fui estasiato dalla sensazione che ne ricevetti. Per la gioia misi la mano tra i carboni ardenti, ma la ritrassi di scatto, gridando di dolore. Che strano, riflettei, che una stessa cosa produca due effetti opposti!”, Mary Shelley 1818, Frankenstein, pp. 106-107). Impedire la commercializzazione di una sostanza tossica, secondo Mill, è un atto di violazione della libertà degli individui (dell’acquirente, piuttosto che dei produttori e dei venditori), e il rischio che il governo abusi della funzione preventiva è troppo alto. L’unica possibilità di operare un controllo senza violare la libertà individuale è rappresentata dalla divulgazione dell’informazione sui pericoli della sostanza in questione. Una persona in possesso delle proprie facoltà mentali dovrebbe solamente “essere avvertita del pericolo; non impedita con la forza a esporvisi” (Mill 1859, p. 135). Munire di una etichetta che specifichi le proprietà venefiche di una sostanza non viola la libertà degli individui e risponde a quella esigenza di cautela e prevenzione: costituisce quell’accertamento preventivo, per usare le parole di Jeremy Bentham, che consiglia ma non costringe.

7 commenti:

  1. Leggere Mill è sempre un piacere, e però non so sarebbe stato d'accordo sul lasciare vendere alcol in autostrada. Qui non si parla di male che uno fa liberamente a se stesso, ma del male che, ubriaco, può causare agli altri (causando incidenti).
    Per fare un esempio estremo, credo che siamo d'accordo che ho diritto a un risarcimento se un chirurgo commette un errore mentre mi opera ubriaco. E il diritto a un risarcimento è già una limitazione alla libertà altrui (il chirurgo sa che sarà punito in caso di ecc. ecc.). Con un divieto di vendita di alcolici in ospedale stiamo imponendo al chirurgo cui piacerebbe bere una limitazione più grave?
    Ecco, a me pare che il caso del guidatore ubriaco sia dello stesso tipo del chirurgo ubriaco.

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  2. Mi unisco alle perplessità di Angelita.
    Pur tenendo fermo il principio di Mill, non mi sembra che nel divieto autostradale ci sia una chiara e manifesta intromissione illegittima da parte dello stato.
    Il divieto di alcolici è limitato alle autostrade: evidentemente impedire ad un passeggero di gustarsi una birra è meno grave di lasciarne la possibilità ad un conducente.
    Sul discorso dell'alcol ai minorenni, invece, ho più perplessità: 18 anni mi sembra un limite in controtendenza…

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  3. Vede Signora Lalli, guidare ubriachi non è proprio uno scherzo. Lei insegue la libertà personale, senza tenere conto che vivendo in una società, bisogna per forza di cose apporre dei limiti, altrimenti si limita il libero agire di qualcun altro. Parmesan docet. Apprezzo molto la sua voglia di trasgredire, di andare contro le regole, ma insomma non pecchi di esagerazione. Capisco che la Tennent's è buona, ma da qui a permettere la guida in stato di ebbrezza. ce ne vuole.
    Con tutto rispetto,
    Loretta.

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  4. Io credo che il divieto (qui come altrove) sia spesso la strada più semplice ma non risolutiva.
    Premesso questo, il danno a terzi nella guida in stato di ebbrezza è fuori discussione, ma non è questo il modo per prevenirlo. Non escludo misure coercitive in questo caso, ma dico che non è la non vendita in autogrill che può dare buoni risultati.
    Poco c'entra la voglia di trasgredire o la passione per la Tennent's. Lo scopo è (e siamo tutti d'accordo, credo): impedire a chi beve di guidare. Il mezzo è più difficile da decidere.
    Tuttavia una misura così rozza è quasi del tutto inutile.

    ps
    non che sia del tutto pertinente, ma perché non si comincia a fare un discorso serio su quanti non rischiano di danneggiare gli altri, ma lo hanno già fatto (qualche volta causando la morte di chi hanno investito)? ci sono casi tristemente famosi di guidatori ubriachi che nel giro di pochi mesi da un incidente mortale se ne vanno a passeggio (in macchina!).

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  5. Quando vedo che qualcuno cita Mill la giornata mi s'illumina.

    ciao

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  6. Signora Lalli,
    di solito bevo gin tonic.
    Tanquerei tonic... con tanto ghiaccio e fettina di lime annessa. Mia moglie invece va matta per l'amaro abbruzzese. Ne manda giù a litri. Ah, sì abbiamo anche una figlia, ma lei drinca solo sambuca. Volevamo dirle che anche a noi piace la Tennent's.
    Sinceramente,
    Una famiglia del Trullo.

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  7. al di là di dubbi e perplessità, idealmente l'approccio di Mill mi sembra il più adatto a stimolare la responsabilità individuale e quindi la maturità colletiva.

    infatti il proibizionismo impedisce la libertà di poter scegliere o meno una cosa, assimilandoci a bambini che hanno bisogno di divieti e controllori per non farsi male l'un l'altro (che poi è quello che conta).

    è un pò la stessa differenza che intercorre tra il semaforo e il dare precedenza.

    fare i conti con la realtà poi è tutti un'altro per di maniche...

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