Flavia Amabile sulla
Stampa di oggi («
“Gli stacco io la spina”», 3 ottobre 2006, p. 15):
Visto che da Marco Pannella ci si può aspettare di tutto, non resta che andare a vedere che cosa accade nel quartiere Don Bosco di Roma, nel piccolo appartamento da dove Welby due settimane fa registrò l’appello per il presidente della Repubblica facendo accendere i riflettori sulla sua condizione (distrofia muscolare in fase terminale) e sul problema dell’eutanasia. L’appartamento è sempre lo stesso, nella stanzetta di Welby c’è sempre appeso un crocefisso, accanto a lui ci sono la moglie Mina e la figlia, lui è ancora il co-presidente dell’associazione Luca Coscioni, ma l’atmosfera è diversa. «Pannella? Mai visto, non lo conosciamo» risponde la figlia. E se venisse a staccare la spina, che ne direbbe sua madre? «Mia madre è già abbastanza addolorata per tutta questa vicenda. È una donna anziana, non ne possiamo più, lasciateci in pace».
Difficile dire se il «lasciateci in pace» sia rivolto solo ai giornalisti o anche a Pannella e dintorni, di certo la provocazione del leader radicale non sembra aver suscitato grande entusiasmo tra i familiari di Welby e, se anche il gran Maestro dei referendum volesse sfidare ancora una volta le leggi, non è detto che chi si trova nell’appartamento del quartiere Don Bosco glielo permetterà.
Comunicato stampa di Mina Welby, la moglie di Piergiorgio:
Sull’edizione di martedì 3 ottobre 2006 de La Stampa è apparso un articolo a pag 15 a firma di Flavia Amabile nel quale si riporta una intervista totalmente inventata.
La famiglia Welby non ha concesso interviste a La Stampa, né alla suddetta giornalista, né ad altri. È totalmente infondata la notizia secondo la quale vi sia una figlia, e quindi che la stessa possa parlare a nome mio e di Piergiorgio. L’infondatezza è facilmente rilevabile quando si dice che Pannella «non lo abbiamo mai visto, né lo conosciamo».
Da notare come la giornalista lasci intendere di essersi recata
personalmente a casa dei Welby (un’interpretazione benevola dell’incidente è che la Amabile abbia invece composto un numero di telefono sbagliato).
In un paese normale, per un'invenzione di questo genere, la giornalista si sarebbe dovuta dimettere, assieme al direttore del quotidiano e tutta la direzione.
RispondiEliminaIn Italia invece che succede? Non verrà neppure radiata dall'ordine dei giornalisti.
Nessuno vuole proporre la tessera dell'ordine a punti?
RispondiEliminaSi parte da 20 punti.
Manifesta incompetenza? -5 punti
Notizia o intervista inventata di sana pianta? -10 punti
Credo che sia perché sull'accanimento terapeutico siamo più o meno tutti d'accordo (compresa la maggior parte dei medici, a quanto ne so), mentre sull'eutanasia la divisione è molto netta.
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