Sull’
Unità di oggi, in due diversi articoli, Maurizio Mori e Demetrio Neri chiariscono i motivi per cui il testamento biologico non può limitarsi a considerare il caso dell’accanimento terapeutico. Scrive Neri («
Viaggio di civiltà verso l’autodeterminazione», 3 ottobre 2006, p. 25):
Si è … sostenuta la necessità di limitare il contenuto delle dichiarazioni anticipate ai soli casi di indubitabile accanimento terapeutico o, meglio, di acclarata futilità del trattamento. Ma questa limitazione vanificherebbe il senso delle direttive anticipate, perché ad esempio escluderebbe il rifiuto della trasfusione di sangue da parte dei Testimoni di Geova: quando un medico decide di onorare il desiderio di quel paziente e non trasfonde, lo fa non perché la trasfusione è inadeguata dal punto di vista terapeutico, ma perché il paziente ha dichiarato la sua volontà contraria.
E Mori aggiunge («
La nostra vita vale un nuovo diritto», p. 25):
Lo scopo principale del testamento biologico non è evitare l’accanimento: per questo basterebbe la prudenza del medico, ma le persone resterebbero in condizione di minorità, senza operare una scelta reale sulle scelte alla fine della propria vita.
Farsi servire i link laici dall'MVP: non ha prezzo. ;-)
RispondiEliminaLo faccio sempre con un senso di profonda soddisfazione...
RispondiElimina:-D