giovedì 9 novembre 2006

Eutanasia clandestina*

“L’eutanasia non viene praticata negli ospedali italiani” ha risposto Francesco Rutelli alle richieste di chiarimento di Carlo Giovanardi sul fenomeno dell’eutanasia clandestina. Il chiarimento riguardava le affermazioni di Luigi Manconi sull’esistenza di un fenomeno silenzioso e clandestino, costretto nelle stanze degli ospedali e nelle coscienze dei medici e dei familiari di pazienti affetti da malattie incurabili e dolorose. Come lo stesso Manconi ha scritto sulle pagine de Il Riformista, non c’è da sorprendersi che non si ammetta ufficialmente l’esistenza di una pratica illegale.
È un peccato, però, che il frastuono sollevato dalla sola parola ‘eutanasia’ sciupi l’occasione per riflettere su un particolare: nei Paesi in cui l’eutanasia è illegale c’è una percentuale rilevante di decisioni prese da ‘altri’ invece che dal paziente stesso. In altre parole, l’eutanasia è praticata senza il consenso di colui che morirà.
Una seria indagine conoscitiva sull’eutanasia clandestina sarebbe un elemento fondamentale per la legalizzazione dell’eutanasia. E non come legittimazione di uno stato di fatto (i furti esistono e questa non è una buona ragione per depenalizzarli); piuttosto come mezzo per riaffermare un principio tanto sbandierato ma ben poco rispettato: la libertà individuale, la possibilità di decidere della propria esistenza.
Se davvero sono importanti, oltre alla libertà, il diritto a rifiutare le cure e l’inammissibilità dell’accanimento terapeutico, legalizzare l’eutanasia significherebbe restituire alle persone la scelta. E se è la parola a spaventare, si può ripiegare su “decisioni di fine vita”.

* Pubblicato su E Polis con il titolo Ma eutanasia fa sempre rima con libertà.

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