quando una persona passa improvvisamente da una situazione di relativo benessere a uno stato in cui debbono essergli praticati trattamenti sanitari mentre si trova in una situazione di incapacità, emerge un altro problema. In questi casi, infatti, il consenso di cui si terrebbe conto è quello espresso in circostanze completamente differenti. Ritengo infatti che la non attualità del consenso, o meglio, del dissenso preventivo, sia senz’altro l’aspetto più inquietante di questo strumento.Al di là degli argomenti traballanti (anche un testamento non biologico viene «espresso in circostanze completamente differenti» da quelle in cui viene attuato, ma ciò non impedisce certo che sia valido; e in ogni caso quale approssimazione migliore della volontà di un paziente incapacitato può esistere, prima facie, se non quella da lui stesso espressa in passato?), emerge anche stavolta – come in tutti i pronunciamenti di questo genere e da questo pulpito – un disprezzo malcelato, profondo, livido, per l’autonomia delle persone, ritenute incapaci persino di immaginarsi in una condizione diversa da quella solita, eterni minorenni bisognosi di libri che pensano per loro, di direttori spirituali che si occupano della loro coscienza, e di medici che decidono ciò che conviene loro.
Per quali motivi?
Al di là dei possibili miglioramenti diagnostici e terapeutici che possono intervenire nel medio termine, mi chiedo chi potrebbe garantire che le scelte fatte quando si gode di un’apprezzabile salute sarebbero confermate nel momento in cui si vivesse una certa situazione di malattia. Per limitare tale aspetto, che costituisce la più grande controindicazione al testamento biologico, è necessario affermare che il medico non può essere vincolato in modo assoluto alle dichiarazioni anticipate del paziente.
Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano
John Stuart Mill, La libertà
giovedì 18 gennaio 2007
I tutori e i minorenni
A sparare la consueta bordata contro il testamento biologico, con i consueti argomenti e nella sede consueta, si presta oggi Ugo De Carlo, magistrato del Tribunale di Livorno, adeguatamente pungolato da Ilaria Nava («Si scrive testamento, si legge eutanasia», Avvenire, 18 gennaio 2007, p. E2):
Le motivazioni addotte contro il testamento biologico mi lasciano un pò turbato.
RispondiEliminaTralasciando la prioritaria questione circa la libertà di disposizione del proprio corpo dato che questo argomento sconfinerebbe nel trascendente, mi stupisce la scarsa considerazione del pensiero razionale dell'essere umano.
Una persona, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali e dopo un'accurata riflessione, stabilisce delle regole di cura per il momento in cui, malauguratamente, non avrà più la facoltà di decidere autonomamente.
Se chi redige il testamento, nel corso degli anni, cambia parere può sempre modificarlo...