Io ne riporterò qualche passaggio, quando mi andrà e quando mi ricorderò. Per bilanciare il contenuto sceglierò foto non pertinenti, ma mi auguro in grado di offrire sostegno a quanti si inoltreranno nella lettura.
Dall’introduzione di Lucetta Scaraffia (pp. 7-9) si capisce che aria tira (già lo si sarebbe potuto intuire dalla provenienza del Quaderno, ma che l’analisi dei testi costituisca l’ultima parola!).
Scaraffia gonfia il petto e si abbandona a dichiarazioni d’effetto, ma spesso vacillanti. Come quando ammonisce:
sta facendosi largo una ideologia tesa sottrarre la morte alla sua “naturalità”dimenticando di soffermarsi sulla difficoltà di definire “naturalità” (ma nemmeno ci prova) e sulla altrettanto sbavata distinzione tra naturalità e innaturalità (o artificialità). Il solito e solido argomento che identifica “naturale” con “moralmente buono” oppone molta resistenza alla resa. “Questo è naturale” – tuonano in molti intendendo dire che “questo” sia moralmente ineccepibile, ma non disdegnano di circondarsi degli aggeggi più innaturali, dal frullatore al televisore, trangugiano felici medicine innaturali e si spostano su veicoli innaturali. Quando si tratta di morte, però, la natura diventa la chiave per distinguere le scelte o le azioni immorali da quelle morali. Peccato che a prenderli sul serio molte delle persone che sollevano oggi il dilemma sull’eutanasia sarebbero morte anni fa, senza l’intervento del diabolico artificio.
Scaraffia poi se la prende con la tracotanza umana e ammonisce:
Il riconoscimento del diritto di eutanasia fa parte infatti di quella corrente ideologica che si sta affermando nella modernità secolarizzata e che vuole trasformar l’essere umano da creatura a creatore, e controllare sia il momento e le modalità della nascita sia quelli della morte.Creatura di chi?
E in sottofondo: l’inviolabilità e la sacralità della vita umana, anche contro la volontà del diretto interessato. “Tu sei creatura – direbbe Scaraffia – non puoi pretendere di prendere decisioni autonome, chiedi al creatore”. Un po’ come un robot creato dall’uomo a sua immagine e somiglianza (mi ricorda qualcosa...). Mai sentito parlare delle 3 leggi della robotica?
E infine si conclude con l’argomento più in voga, perché fa pure storico attento e informato, e ovviamente testimonia di essere dalla parte giusta, quella contro il nazismo. Che è senza dubbio la parte giusta, ma non somiglia per niente alla parte che rifiuta la possibilità di ricorrere all’eutanasia esercitando alla propria volontà. Non somiglia alla parte che confonde la libertà con un elenco di indegni da eliminare compilato dallo Stato o da chissà chi.
Decidere che è meglio, per un essere umano, morire invece di continuare a vivere, sottende una questione – quella della “vita indegna di essere vissuta” – che si sperava chiusa per sempre con la caduta del nazismo.Decidere che è meglio morire: può deciderlo soltanto la creatura sulla propria vita. Questo dovrebbe bastare a tracciare una differenza profonda con il nazismo. O no?
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