Davide Rondoni (Il popolo del passeggino e la sua forza prepolitica, Avvenire, 18 maggio 2007):
Chi ha un passeggino non ha un’idea, ha una bocca da sfamare. Ha un amore da compiere. Un dolore da temere, un futuro da tremare. Ridurre tutto questo a lotta politica è banale, è becero.Mancate rime a parte (ma mica vorremmo ridurre la poesia alle fanciullesche rime, alle filastrocche impomatate, agli accordi adatti ad orecchie poco raffinate?) sembra che si voglia lasciar intendere che un essere umano non possa fare due cose insieme (non necessariamente contemporaneamente): sfamare un infante e possedere del raziocinio, essere un genitore ed un animale pensante. Tutto sommato c’è chi non riesce a fare nemmeno una cosa da sola. Di cosa ci lamentiamo?
Addirittura accusare di portare i bambini a una manifestazione per la famiglia (mica per la pace in Darfur o per lo spinello libero) è un capolavoro di fibrillazione cerebrale.La fibrillazione cerebrale suddetta (condivisibile o meno) potrebbe riguardare il fatto di portare bambini ad una manifestazione non in base all’oggetto della manifestazione, ma per il fatto stesso di portarceli. Condivisibile o meno, appunto, ma non perché si manifesta “per la famiglia” automaticamente tutti i componenti familiari fanno parte a pieno titolo della manifestazione. Chissà che cosa ne penserebbero i bambini trascinati nella folla sbandierante. Qualcuno ha provato a chiederglielo?
Non so se qualcuno se lo ricorda, ma questi acuti pensatori sono stati i primi a lamentarsi e gridare allo scandalo quando le associazioni di genitori omosessuali portavano in piazza i loro di bambini...
RispondiEliminaMa cara figliola, quelli erano froci, mica seri e rispettabili padri di famiglia!!
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