giovedì 7 giugno 2007

Congresso Linfa sulle nuove famiglie

Sabato 9 giugno ci sarà a Firenze il convegno della Lega italiana nuove famiglie (LINFA), che sostituirà la Lega italiana famiglie di fatto (LIFF). Difficile non pensare alla Conferenza Nazionale della Famiglia, svoltasi alla fine di maggio nella stessa città. Impossibile però conciliare lo spirito delle due iniziative, sebbene la protagonista sia sempre la stessa: la famiglia. Perché sebbene Rosy Bindi abbia insistito che “sulla famiglia il Paese non si può dividere, si deve unire” il concetto di famiglia emerso dalla Conferenza è tanto angusto da rendere inevitabile una divisione. Come unirsi intorno a una concezione discriminatoria e anacronistica di famiglia? L’unica possibilità sarebbe uniformarsi e omologarsi (in quei casi ove sarebbe possibile) a quel modello familiare che pone come condizioni necessarie il matrimonio e l’eterosessualità. In caso contrario, nessuno merita il nome sacro di “famiglia”. Non gli omosessuali (nemmeno a dirlo!), non i conviventi, non le famiglie ricomposte, non i transgender, ma nemmeno le famiglie nucleari, anche quelle non determinate dalla cattiva volontà bensì dalla morte di uno dei due partner. L’idea sottostante più pericolosa e sciocca è che le nuove famiglie minaccino la cosiddetta famiglia tradizionale, mentre rappresentano solamente modi diversi di condividere tutta o parte della propria esistenza. Questa diversità è una ricchezza, non una minaccia.
Si potrebbe aggiungere al celebre incipit tolstojano “tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo” che ogni famiglia è famiglia a suo modo.

(Su E Polis con il titolo Ogni famiglia è una famiglia a modo suo)

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