In assenza di un impianto giuridico che consideri l'eutanasia come pratica medica legale è possibile qualsiasi interpretazione anche discrezionale del caso considerato, come dimostrato dal gip Laviola. E pure: la sospensione della ventilazione meccanica non è, a mio parere, un'interruzione di trattamento, ma vera e propria eutanasia.
Domenico, che sia "possibile qualsiasi interpretazione" non significa che sia ragionevole quella offerta da Renato Laviola! Che non dimostra proprio nulla, al più offre ragionamenti molto discutibili e al limite della sua disciplina (per fare un esempio, la sacralità della vita non è di certo termine né concetto giuridico e non si capisce perché debba deliziarci di tali considerazioni non rischieste; il fatto che la sacralità della vita diventi un cardine della sua decisione sul caso Welby è davvero sconcertante. Abbiamo appena linkato al testo della ordinanza, ti consiglio di leggerla).
Sul tuo parere che sospendere la ventilazione meccanica sia eutanasia non intervengo direttamente (quello che penso al riguardo l'ho detto migliaia di volte: ripeto sinteticamente che ognuno ha il diritto di sospendere quello che gli pare e che l'eutanasia non può diventare un fantasma da agitare davanti ai nasi dei timorosi né è automaticamente qualcosa di moralmente orribile, forse bisognerebbe spiegarne le ragioni, non credi? - ammesso che ci siano ragioni valide per condannarla con tanta sicurezza) ma ti chiedo: che cosa si fa, si obbliga il paziente a tenersi la ventilazione? Lo si obbliga contro la sua volontà? E in nome di cosa? Io chiamo in causa la libertà individuale, l'autodeterminazione, la possibilità di rifiutare qualsiasi trattamento medico - ma anche qualsiasi trattamento (tranne nel caso di malattie infettive, TSO e pochi altri casi - guarda caso quando c'è un danno a terzi). Tu sei d'accordo con Laviola nell'appellarti alla sacralità della vita? Si badi, finché è un tuo parere e vale per le tue scelte io non ho nulla da obiettare. Quando vuole diventare un giudizio morale e la base per un divieto legale - quando vuoi insomma decidere anche per me - ho invece molto da obiettare. E ti ripeto la domanda: mi imporresti la ventilazione meccanica anche se io ti dicessi che non la voglio?
Io non capisco come non concordare con quanto dice Domenico: che l'eutanasia è qualcosa di brutto, e che è giusto che non sia ritenuta una pratica medica possibile. Temo che quello che si dice sul vero intento del testamento biologico è giusto: arrivare all'eutanasia. Che orrore.
Chiara, intedevo soltanto dire che in assenza di una legge precisa ci si può aspettare qualsiasi "uscita", come quella del gip che è tutt'altro che ragionevole. Io la penso esattamente come te per quanto riguarda l'autodeterminazione personale, forse questo non traspariva dal commento. Mi fa inorridire il fatto che sia presente in una legge italiana, mi sembra, il termine "non disponibilità" riferito alla vita personale. Prima di morire Pasolini si chiese se in effetti la libertà non fosse la libertà di scegliere la propria morte. Leggerò con attenzione l'ordinanza, magari ne farò un post in biovisioni. Poi: l'interruzione della ventilazione polmonare è difatto eutanasia, ma con tale termine non voglio suscitare paure o reazioni irrazionali, anzi vorrei che "eutanasia" rientrasse nel vocabolario comune con un significato ricco di pietas per chi soffre, in modo che non sia di esclusivo appannaggio dei religiosi e di altri reazionari bacchettoni. Quindi a nessuno dovrebbe essere imposto nulla in ossequio ad una tautologica "sacralità della vita", tirata fuori più per assenza di argomentazione, (e mi ripeto forse anche per assenza di strumenti giuridici) che per una sincerca e profonda conprensione per chi soffre.
Certo, mascherati da pietà, certo. Perchè la vera pietà sarebbe quella di chi condanna i Welby ed i Nuvoli ad una sofferenza, fisica e psicologica, senza fine, contro il loro stesso volere, in nome dei propri personalissimi convincimenti.
Che devono andare bene per tutti, perchè "Gott mit uns"...
C'è anche un fraintendimento: io (e anche qualcun altro, credo) non sono per l'eutanasia come atto di pietà o misericordia verso chi ne fa richiesta. Ma la considero un diritto fondamentale di ogni persona - un diritto, non una concessione che se sei fortunato ricevi. E, in quanto diritto, se tu Marco (o chiunque altro) non vuoi esercitarlo nessuno ti obbliga. Però non rompere le palle a chi la pensa diversamente da te (o bisognerebbe dire a chi pensa?).
Non sono d'accordo che interrompere la ventilazione assistita sia un atto eutanasico, a meno che non si intenda "eutanasia" in senso più vasto, comprendendo anche le cosiddette forme di eutanasia passiva, che è un modo diverso per chiamare la cessazione dell'accanimento terapeutico. Faccio un paragone: un paziente oncologico che sta praticando un trattamento chemioterapico che sa essere palliativo, volto quindi solo ad allungare la vita di, poniamo, un mese. E' in ospedale, attaccato alle fleboclisi di chemioterapico, e ad un certo punto chiede al medico: "Toglimi la flebo e non rimetterla più"
Dovrebbe forse il medico imporre la somministrazione del chemioterapico, sapendo che se non lo facesse il paziente morirebbe l'indomani?
Il caso di Welby è identico. C'è infatti tanta differenza fra la sospensione delle terapie farmacologiche e la sospensione dei trattamenti meccanici? A mio parere assolutamente no.
accanimento terapeutico è dove una terapia, per definizione futile, quindi non necessaria per l'immediata sopravvivenza della persona, è puramente palliativa. La ventilazione polmonare non è futile, quindi non è opportuno parlare di accanimento terapeutico.
Non capisco, cosa dice la Convenzione di Oviedo che l'Italia ha sottoscritto? "Oviedo - Convenzione per la protezione dei Diritti dell’Uomo e della dignità dell’essere umano nei confronti delle applicazioni della biologia e della medicina : Convenzione sui Diritti dell'Uomo e la biomedicina - 4 Aprile 1997
Capitolo II – Consenso Articolo 5 Regola generale Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato.
Questa persona riceve innanzitutto una informazione adeguata sullo scopo e sulla natura dell’intervento e sulle sue conseguenze e i suoi rischi.
La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso."
Il paziente ha quindi il diritto di sospendere qualsiasi intervento nel trattamento della salute *in qualsiasi momento*, o sul mio corpo deve decidere qualcun altro?
Non si può capovolgere il significato dei termini: il diritto alla salute, non può tramutarsi in un obbligo.
Su Oviedo c'è stata un po' di maretta in questi giorni. Sollecito sui decreti attuativi che il Governo dovrebbe emanare entro il 31 luglio (http://www.lucacoscioni.it/oviedo_biomedicina_entro_il_31_luglio_il_governo_deve_emanare_i_decreti_attuativi) e risposta di Livia Turco che invita alla calma, un po' come sulla legge 40 (http://www.lucacoscioni.it/sulla_convenzione_di_oviedo)
Dice Livia Turco: "Ed è proprio sulla base di queste valutazioni che, fin dalla seduta del 31 maggio 2007 della Commissione Igiene e Sanità del Senato, il governo, su mia proposta, ha presentato un proprio emendamento al ddl concernente «disposizioni per la semplificazione degli adempimenti amministrativi connessi alla tutela della salute», che prevede una nuova delega al governo da adottare entro il 31 marzo 2008. Quindi nessun passo indietro su Oviedo ma una doverosa correzione di rotta parlamentare che auspico possa dare luogo a quell'ampio e trasversale consenso su un teina, quello dei diritti del malato e del rispetto delle sue volontà, sul quale l'Europa si è già pronunciata. E della cui necessità sono fermamente convinta".
Sono passati 10 anni dalla convenzione di Oviedo, 6 anni dalla ratifica italiana. Ma bisogna ancora riflettere...
Bella la lettera della moglie di Welby sui funerali. Soprattutto contribuisce a evidenziare tutte le ipocrisie della Chiesa Cattolica e dei suoi cani da guardia.
Ma perché non si sucidano senza fare tutto questo baccano? E' un modo come un altro per protestare senza ragione, per porre dei problemi che non esistono. Se Welby non avesse sollevato tutto il clamore che ha sollevato, poteva ottenere quello che voleva molto prima.
Ma perché non si sucidano senza fare tutto questo baccano? E' un modo come un altro per protestare senza ragione, per porre dei problemi che non esistono.
Eh già, che capricciosi che sono. Con tutti i problemi di questo mondo, signora mia...
In assenza di un impianto giuridico che consideri l'eutanasia come pratica medica legale è possibile qualsiasi interpretazione anche discrezionale del caso considerato, come dimostrato dal gip Laviola. E pure: la sospensione della ventilazione meccanica non è, a mio parere, un'interruzione di trattamento, ma vera e propria eutanasia.
RispondiEliminaDomenico Lombardini
Domenico, che sia "possibile qualsiasi interpretazione" non significa che sia ragionevole quella offerta da Renato Laviola! Che non dimostra proprio nulla, al più offre ragionamenti molto discutibili e al limite della sua disciplina (per fare un esempio, la sacralità della vita non è di certo termine né concetto giuridico e non si capisce perché debba deliziarci di tali considerazioni non rischieste; il fatto che la sacralità della vita diventi un cardine della sua decisione sul caso Welby è davvero sconcertante. Abbiamo appena linkato al testo della ordinanza, ti consiglio di leggerla).
RispondiEliminaSul tuo parere che sospendere la ventilazione meccanica sia eutanasia non intervengo direttamente (quello che penso al riguardo l'ho detto migliaia di volte: ripeto sinteticamente che ognuno ha il diritto di sospendere quello che gli pare e che l'eutanasia non può diventare un fantasma da agitare davanti ai nasi dei timorosi né è automaticamente qualcosa di moralmente orribile, forse bisognerebbe spiegarne le ragioni, non credi? - ammesso che ci siano ragioni valide per condannarla con tanta sicurezza) ma ti chiedo: che cosa si fa, si obbliga il paziente a tenersi la ventilazione? Lo si obbliga contro la sua volontà? E in nome di cosa? Io chiamo in causa la libertà individuale, l'autodeterminazione, la possibilità di rifiutare qualsiasi trattamento medico - ma anche qualsiasi trattamento (tranne nel caso di malattie infettive, TSO e pochi altri casi - guarda caso quando c'è un danno a terzi). Tu sei d'accordo con Laviola nell'appellarti alla sacralità della vita? Si badi, finché è un tuo parere e vale per le tue scelte io non ho nulla da obiettare. Quando vuole diventare un giudizio morale e la base per un divieto legale - quando vuoi insomma decidere anche per me - ho invece molto da obiettare. E ti ripeto la domanda: mi imporresti la ventilazione meccanica anche se io ti dicessi che non la voglio?
Io non capisco come non concordare con quanto dice Domenico: che l'eutanasia è qualcosa di brutto, e che è giusto che non sia ritenuta una pratica medica possibile.
RispondiEliminaTemo che quello che si dice sul vero intento del testamento biologico è giusto: arrivare all'eutanasia.
Che orrore.
Marco
Chiara, intedevo soltanto dire che in assenza di una legge precisa ci si può aspettare qualsiasi "uscita", come quella del gip che è tutt'altro che ragionevole. Io la penso esattamente come te per quanto riguarda l'autodeterminazione personale, forse questo non traspariva dal commento. Mi fa inorridire il fatto che sia presente in una legge italiana, mi sembra, il termine "non disponibilità" riferito alla vita personale. Prima di morire Pasolini si chiese se in effetti la libertà non fosse la libertà di scegliere la propria morte. Leggerò con attenzione l'ordinanza, magari ne farò un post in biovisioni. Poi: l'interruzione della ventilazione polmonare è difatto eutanasia, ma con tale termine non voglio suscitare paure o reazioni irrazionali, anzi vorrei che "eutanasia" rientrasse nel vocabolario comune con un significato ricco di pietas per chi soffre, in modo che non sia di esclusivo appannaggio dei religiosi e di altri reazionari bacchettoni. Quindi a nessuno dovrebbe essere imposto nulla in ossequio ad una tautologica "sacralità della vita", tirata fuori più per assenza di argomentazione, (e mi ripeto forse anche per assenza di strumenti giuridici) che per una sincerca e profonda conprensione per chi soffre.
RispondiEliminaDomenico Lombardini
"Io non capisco come non concordare con quanto dice Domenico"
RispondiEliminadicevi? :-)
Domenico: così è più chiaro il tuo parere! Buona fortuna con la lettura di Laviola, ti servirà.
RispondiEliminaJoe Silver: Marco concorda con la mia interpretazione sbagliata del parere di Domenico che ha appena smentito. Un po' contorta come concordanza...
La mia concordanza sarà contorta, ma almeno non sono a favore degli omicidi legalizzati e mascherati da pietà.
RispondiEliminaMarco
Certo, mascherati da pietà, certo.
RispondiEliminaPerchè la vera pietà sarebbe quella di chi condanna i Welby ed i Nuvoli ad una sofferenza, fisica e psicologica, senza fine, contro il loro stesso volere, in nome dei propri personalissimi convincimenti.
Che devono andare bene per tutti, perchè "Gott mit uns"...
"Certo, mascherati da pietà, certo. "
RispondiEliminaPiù che altro «omicidi legalizzati» la dice tutta sul fatto che, come ha ammesso, ancora non capisce.
C'è anche un fraintendimento: io (e anche qualcun altro, credo) non sono per l'eutanasia come atto di pietà o misericordia verso chi ne fa richiesta.
RispondiEliminaMa la considero un diritto fondamentale di ogni persona - un diritto, non una concessione che se sei fortunato ricevi. E, in quanto diritto, se tu Marco (o chiunque altro) non vuoi esercitarlo nessuno ti obbliga. Però non rompere le palle a chi la pensa diversamente da te (o bisognerebbe dire a chi pensa?).
Non sono d'accordo che interrompere la ventilazione assistita sia un atto eutanasico, a meno che non si intenda "eutanasia" in senso più vasto, comprendendo anche le cosiddette forme di eutanasia passiva, che è un modo diverso per chiamare la cessazione dell'accanimento terapeutico.
RispondiEliminaFaccio un paragone: un paziente oncologico che sta praticando un trattamento chemioterapico che sa essere palliativo, volto quindi solo ad allungare la vita di, poniamo, un mese. E' in ospedale, attaccato alle fleboclisi di chemioterapico, e ad un certo punto chiede al medico: "Toglimi la flebo e non rimetterla più"
Dovrebbe forse il medico imporre la somministrazione del chemioterapico, sapendo che se non lo facesse il paziente morirebbe l'indomani?
Il caso di Welby è identico. C'è infatti tanta differenza fra la sospensione delle terapie farmacologiche e la sospensione dei trattamenti meccanici? A mio parere assolutamente no.
accanimento terapeutico è dove una terapia, per definizione futile, quindi non necessaria per l'immediata sopravvivenza della persona, è puramente palliativa. La ventilazione polmonare non è futile, quindi non è opportuno parlare di accanimento terapeutico.
RispondiEliminaNon capisco, cosa dice la Convenzione di Oviedo che l'Italia ha sottoscritto?
RispondiElimina"Oviedo - Convenzione per la protezione dei Diritti dell’Uomo e della dignità dell’essere umano nei confronti delle applicazioni della biologia e della medicina : Convenzione sui Diritti dell'Uomo e la biomedicina - 4 Aprile 1997
Capitolo II – Consenso Articolo 5
Regola generale
Un intervento nel campo della salute non può essere effettuato se non dopo che la persona interessata abbia dato consenso libero e informato.
Questa persona riceve innanzitutto una informazione adeguata sullo scopo e sulla natura dell’intervento e sulle sue conseguenze e i suoi rischi.
La persona interessata può, in qualsiasi momento, liberamente ritirare il proprio consenso."
Il paziente ha quindi il diritto di sospendere qualsiasi intervento nel trattamento della salute *in qualsiasi momento*, o sul mio corpo deve decidere qualcun altro?
Non si può capovolgere il significato dei termini: il diritto alla salute, non può tramutarsi in un obbligo.
Mah.
vi segnalo un post in http://biovisioni.blogspot.com/
RispondiEliminadomenico lombardini
Su Oviedo c'è stata un po' di maretta in questi giorni.
RispondiEliminaSollecito sui decreti attuativi che il Governo dovrebbe emanare entro il 31 luglio (http://www.lucacoscioni.it/oviedo_biomedicina_entro_il_31_luglio_il_governo_deve_emanare_i_decreti_attuativi)
e risposta di Livia Turco che invita alla calma, un po' come sulla legge 40 (http://www.lucacoscioni.it/sulla_convenzione_di_oviedo)
Dice Livia Turco:
"Ed è proprio sulla base di queste valutazioni che, fin dalla seduta del 31 maggio 2007 della Commissione Igiene e Sanità del Senato, il governo, su mia proposta, ha presentato un proprio emendamento al ddl concernente «disposizioni per la semplificazione degli adempimenti amministrativi connessi alla tutela della salute», che prevede una nuova delega al governo da adottare entro il 31 marzo 2008. Quindi nessun passo indietro su Oviedo ma una doverosa correzione di rotta parlamentare che auspico possa dare luogo a quell'ampio e trasversale consenso su un teina, quello dei diritti del malato e del rispetto delle sue volontà, sul quale l'Europa si è già pronunciata. E della cui necessità sono fermamente convinta".
Sono passati 10 anni dalla convenzione di Oviedo, 6 anni dalla ratifica italiana. Ma bisogna ancora riflettere...
Che rabbia, vedere i Ds ridotti così..
RispondiEliminaScusate, io non ho capito bene che cosa dovrebbe succedere adesso.
RispondiEliminaGrazie a chi avrà la pazienza di spiegarmelo.
Bella la lettera della moglie di Welby sui funerali.
RispondiEliminaSoprattutto contribuisce a evidenziare tutte le ipocrisie della Chiesa Cattolica e dei suoi cani da guardia.
Ma perché non si sucidano senza fare tutto questo baccano? E' un modo come un altro per protestare senza ragione, per porre dei problemi che non esistono. Se Welby non avesse sollevato tutto il clamore che ha sollevato, poteva ottenere quello che voleva molto prima.
RispondiEliminaMa perché non si sucidano senza fare tutto questo baccano? E' un modo come un altro per protestare senza ragione, per porre dei problemi che non esistono.
RispondiEliminaEh già, che capricciosi che sono. Con tutti i problemi di questo mondo, signora mia...