
Maurizio Ferraris in Babbo Natale, Gesù adulto. In cosa crede chi crede (2006, Bompiani) si prende la briga di rispondere a questa domanda e il risultato è una analisi puntuale e stringente dell’incredibilità dei dogmi e delle insanabili contraddizioni in cui inciampano coloro che si dichiarano credenti.
In un momento storico in cui spesso si parla del ritorno della religione, i nuovi credenti sono profondamente diversi dai vecchi che si interrogavano sul mistero trinitario o sulla natura divina, sulla resurrezione o sulla vita eterna. I nuovi credenti sembrano essere “incuranti del sesso degli angeli e persino della resurrezione, benché curiosissimi del sesso degli uomini e stregati da Papi, santi, incensi e miracoli” e questa nuova veste fa venire il sospetto “che siano semplicemente degli increduli che non sanno di esserlo”. Perché non è possibile “credere di credere in ciò che non credo”: in altre parole, se è ammissibile che una credenza sia incompleta, incoerente o bizzarra, non è ammissibile che l’oggetto della credenza sia privo di contenuto. Il riferimento della fede è oscuro e il referente (Dio) è tanto sfuggente e misterioso da rendere l’affermazione “credo in Dio” non molto differente da quella “credo nel Sarchiapone”. Specificare che, a differenza del Sarchiapone, Dio è infinito complica ulteriormente la situazione, perché significa credere in qualsiasi cosa. Com’è possibile credere in una entità priva di identità? E se Dio può essere qualunque cosa, se il mistero dello Spirito Santo non trova soluzione alcuna e la resurrezione di Cristo è simbolica e non letterale, che cosa rimane della credenza religiosa? Una specie di scommessa pascaliana che suggerisce che sia più conveniente credere, o meglio credere di credere, adottando un atteggiamento più speranzoso che squisitamente religioso: in un parola la “secolarizzazione”. Gli effetti descritti con perizia e ironia da Ferraris sono sorprendenti, e sarebbe davvero un peccato anticiparli.
La Chiesa secolarizzata cerca di imporre il proprio dominio sulle questioni morali, trascurando le spinose questioni teologiche e concentrandosi sulla gestione di un vero e proprio “monopolio del cuore” (il vero amore è quello cristiano, i veri valori quelli religiosi). Benedetto XVI affronta con il polso di un uomo politico consumato gli argomenti più vari e “terreni”: Auschwitz e gli embrioni, l’aids e la fame nel mondo, le leggi dello Stato e le fiction.
Insomma, in cosa crede chi si dichiara credente oggi? In qualcosa di molto più umano e intelligibile dei misteri della fede, la cui presenza è ai limiti dell’ubiquità (almeno una caratteristica divina è salva). Basta accendere la televisione per capirlo, identità ben riconoscibile e poco misteriosa (rispetto alla resurrezione): il Papa in mondovisione ha soppiantato il deus absconditus.
Da tempo mi son fatta l'idea che la chiesa cattolica sia fondamentalmente atea e a-spirituale. Che adori, di fatto, solo le parole. Ah, no: anche i soldi e il potere.
RispondiEliminaI credenti si incastrano nel labirinto di parole dimenticandosi l'esistenza del silenzio e diventano anch'essi a-spirituali, ossia privi del "respiro" (spiritus) della vita