martedì 21 agosto 2007

Figli di uno stupro

Tarcisio Bertone ha rilasciato le seguenti dichiarazioni – tra le tante («No all’aborto anche dopo uno stupro», Il Corriere della Sera, 21 agosto 2007):
Bisogna salvare la vita anche se è frutto di violenza […].
Non si può aggiungere a omicidi altri omicidi, l’uccisione di altre persone. Anche se sono persone in fieri, sono persone, sono soggetti umani, con tutta la loro dignità di esseri umani.
Prosegue la polemica verso Amnesty, colpevole di una svolta abortista. La posizione della Chiesa è discutibile e molte delle ragioni sono state già esposte. Tuttavia si dimentica spesso di rilevare un aspetto importante: prendere sul serio la personalità giuridica e morale degli embrioni implica questa posizione (in generale e in particolare). In fondo, che colpa avrebbe l’embrione della violenza che la donna ha subito? Nessuna. E di certo la gravidanza non è pericolosa per la salute della donna (almeno non necessariamente, e forse la pericolosità psicologica di una gravidanza originata da uno stupro non è una ragione abbastanza forte da giustificare l’omicidio di un innocente). Dunque: il problema non è tanto questa posizione della Chiesa (per quanto emotivamente graffiante), ma soprattutto le strategie difensive della possibilità di abortire. Che portano dritte dritte a questo: la difesa più forte del diritto (o della scelta, se si preferisce) di abortire rimane soltanto la critica alla personalità dell’embrione. Le altre strade si intrecciano e si ritorcono contro se stesse.

3 commenti:

  1. ma lui è uno di quelli che "non è stupro se ha i jeans"...

    che volevamo aspettarci?

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  2. Già nell'antica Roma non si poteva eseguire la condanna a morte di una donna incinta fino a dopo la nascita del figlio. Questo per tutelare un individuo innocente.

    Ora invece ci troviamo degli esimi oncologi a magnificare l'antica Grecia ed i suoi riti pedofili.

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  3. Dov'è finito il rispetto per la donna? Il corpo è suo e non può essere obbligata a portare avanti una gravidanza, soprattutto dopo uno stupro. Si dà più importanza a un embrione di poche settimane che all'individuo, è una cosa sconcertante.

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