Di fronte al «problema particolarmente acuto» della casa, «la collettività ai vari livelli deve darsi uno slancio, e approntare quelle soluzioni di edilizia popolare che per vaste zone e in una serie di città appaiono veramente urgenti». È il forte appello di Bagnasco che «anche agli istituti bancari e di credito» fa presente questa emergenza perchè, «tenendo conto delle condizioni internazionali e secondo le loro possibilità e competenze, vogliano maggiormente contribuire con senso di equità ad una concreata soluzione del problema». Nella sua prolusione, l’arcivescovo di Genova ha voluto soffermarsi in particolare sul «dramma di coloro, pensionati o famiglie con un solo reddito, che sono raggiunti da provvedimenti di sfratto e non trovano altre opportunità». Ma, ha aggiunto, «pensiamo anche ai giovani fidanzati che vorrebbero sposarsi e nei loro progetti sono annichiliti per il problema dell’abitazione che non si trova oppure è inavvicinabile per le loro risorse. Ci sono inoltre situazioni di promiscuità, dove famiglie diverse sono costrette a vivere in uno stesso appartamento, magari fatiscente, e per ciò stesso non in grado di garantire un vicendevole rispetto».Ci sono anche le situazioni di promiscuità dove due persone convivono nel peccato, oppure chi ha scelto di vivere da solo. Nessuna pietà per loro.
Ma per gli altri io avrei una proposta per Angelo Bagnasco: se la preoccupazione è sincera e la misericordia un valore non solo blaterato, liberatevi dei beni materiali (che fa pure bene all’anima), liberatevi del fardello immobiliare vaticano. Una buona percentuale della collettività vedrebbe il proprio problema risolto. Come per magia. Pardon, per miracolo.
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