La storia recente di questo paese è un susseguirsi di campagne d’allarme, sempre più ravvicinate e avvolte di frastuono. Le campane suonano a martello, le parole dei demagoghi appiccano incendi, una nazione coi nervi a fior di pelle risponde a ogni stimolo creando “emergenze” e additando capri espiatori.
Una donna è stata violentata e uccisa a Roma. L’omicida è sicuramente un uomo, forse un rumeno. Rumena è la donna che, sdraiandosi in strada per fermare un autobus che non rallentava, ha cercato di salvare quella vita. L’odioso crimine scuote l'Italia, il gesto di altruismo viene rimosso.
Il giorno precedente, sempre a Roma, una donna rumena è stata violentata e ridotta in fin di vita da un uomo. Due vittime con pari dignità? No: della seconda non si sa nulla, nulla viene pubblicato sui giornali; della prima si deve sapere che è italiana, e che l’assassino non è un uomo, ma un rumeno o un rom.
Qui per aderire.
Sul tema, consiglio a chiunque passi di qui (se non l'hanno già letto) un bellissimo libro: "L'orda - quando gli albanesi eravamo noi" di Gian Antonio Stella, ed. Rizzoli. Inizia così: "La feccia del pianeta [...] così eravamo visti. Non eravamo considerati di razza bianca nei tribunali dell'Alabama. Ci era vietato l'accesso alle sale d'aspetto di terza classe alla stazione di Basilea. [...] Campagne di stampa ci dipingevano come una maledetta razza d'assassini [...] accompagnati dalla fama di essere sporchi come maiali. [...] Oggi raccontiamo a noi stessi con patriottica ipocrisia [...] che i nostri nonni erano molto diversi dai curdi o dai cingalesi che sbarcano sulle nostre coste [...] ma non è così".
RispondiEliminaQueste parole, se accostate a quanto scrivevano nei giorni scorsi certi giornali riguardo "i rumeni", dovrebbero decisamente far riflettere.