martedì 4 dicembre 2007

Berlusconi revolution

L’arte contemporanea è una sfida crudele per l’estetica e la critica dell’arte. I mezzi di valutazione sono complessi e spesso inintelligibili (secondo alcuni contorti): appare più “semplice” attribuire valore a un Rembrandt piuttosto che a un Fontana (prima di sapere che qualcuno lo abbia pagato 6 milioni di dollari).
Il tentativo di indicare criteri saldi e oggettivi per misurare il valore di un’opera contemporanea potrebbe essere destinato al fallimento.
Non è detto che l’automecenatismo sia un sintomo o un indizio di un mediocre talento artistico. Tuttavia insinua un certo sospetto leggere che Xante Battaglia espone nella Fondazione Xante Battaglia (si fosse chiamato Mario Rossi si sarebbe potuto sospettare un caso di omonimia, ma Xante Battaglia è un nome piuttosto inconsueto).
Non è detto nemmeno che la scarsa presenza su Google sia una prova del suo fallimento (nemmeno 700 occorrenze per l’esattezza, ma la questione se si possa essere geni o artisti in assenza di riconoscimento pubblico è una logora e interminabile diatriba).
Non è nemmeno detto che l’oggetto dell’opera artistica (qualora sia riconoscibile) pregiudichi il profilo artistico: non è nemmeno chiaro se augurarsi che l’arte trasfiguri davvero.
Chi fosse attanagliato dai suddetti dubbi, può recarsi fino al 30 gennaio a visitare Berlusconi revolution, 20 opere (?) che ritraggono il cavaliere e la sua novella paladina, Michela Vittoria Brambilla. Elevandoli e trasfigurandoli in simboli metastorici e decontestualizzati (i veri critici d’arte parlano così).

12 commenti:

  1. Fai un discorso importante. Le implicazioni spaziano dalla natura sfuggevole dell'impresa artistica contemporanea al marchettonismo spasmodico di molti dei suoi protagonisti. Andrò a vedere la mostra. Anticipo però che Battaglia ha commesso un errore: esporre una foto che svela Berlusconi per ciò che è (un nano pelato). Non so se il mecenate comprenderà.

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  2. Caminadella,

    non so chi sia il mecenate.
    Forse l'oggetto della foto si adirerà (e se ha pure pagato, si capisce, la sua ira sarà più solida). Stiamo a vedere. Se riesco a venire a Milano prima della fine, mi ci riaccompagni?

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  3. Chiara, certo che ti ci porto. Anzi, a questo punto preferisco aspettarti. Così, se io svenissi per l'emozione davanti alle immagini (sai, la sindrome di Stendhal) avrei un braccio cui aggrapparmi.

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  4. Bene. Allora cerco di trovare la data giusta. E se sveniamo entrambi?

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  5. Hai ragione, non ci avevo pensato. Potremmo usare la tecnica del guidatore sobrio. Tipo che mentre tu guardi una foto io tengo gli occhi chiusi. Ecco, l'unico problema è riuscire ad acchiapparti al volo con gli occhi chiusi. Bisognerà fare un po' di prove prima. Anche per il caso contrario, ovviamente (tu che acchiappi me).

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  6. E se assoldassimo un cieco? Sarebbe più abituato di noi a deambulare senza vedere.

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  7. Costano, i ciechi. Forse allora ci conviene affittare due carrozzelle da invalidi. Farò un sopralluogo in via Bezzecca per assicurarmi che non ci siano barriere architettoniche.

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  8. Ok.
    Se ce ne fossero, denunciamo gli assessori e il sindaco.

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  9. Benissimo, allora restiamo d'accordo così. Sarà una grande giornata. Uniremo il dilettevole (la mostra) all'utile (l'imboscata alla Moratti).

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  10. Intendevi il dilettevole (l'imboscata alla Moratti) all'utile (la mostra)?

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  11. Anche. Ma se per te colpire la Moratti è innanzi tutto diletto, io come milanese ci vedo anche il risvolto pratico. Cadrei a mia volta nel diletto se si trattasse di colpire a Roma. A proposito, niente mostre lì? Niente "Uolter revolution"? Secondo me la faranno.

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  12. scusate, ma solo per tornare al topic: e le autoreggenti dove sono finite?

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