C’è, in aggiunta a questo, qualcosa di strano nel post. Lo stile – se così si può definire – non è il solito che si ritrova nel blog della Carlucci; persino il corpo dei caratteri è diverso dai post precedenti, come se qualcuno avesse incollato un testo formattato preesistente. Salta poi agli occhi una frase apparentemente assurda:
Se questo e’ un buon amministratore ditemelo voi, gli affideresti l’amministrazione del tuo giornale?Di quale giornale si sta parlando? A chi si rivolge l’autore del testo? Di certo non a un generico lettore...
Un altro elemento anomalo, benché più sottile, è costituito dall’uso degli accenti. In tutto il post si trova costantemente la grafia «e’» al posto di «è»; in due casi l’accento viene omesso del tutto: «pubblico» (per «pubblicò»), «ne» (per «né»). Ma chi ha scritto il testo non disponeva di una tastiera priva di accenti, come si potrebbe pensare, visto che spesso usa anche lettere accentate.
Non è la prima volta che nella vicenda compare un testo con questa strana ortografia. Il 5 febbraio, sul quotidiano Libero viene pubblicato un articolo a firma di Tommaso Montesano («Gaffe sui quark e sul Papa. Ecco il nuovo capo del Cnr», p. 14), che attacca Maiani basandosi sul contenuto di una pagina web firmata col nome di David Cline, un fisico americano di chiara fama, in cui si formulano alcune delle accuse che poi la Carlucci contribuirà a divulgare. Ma Cline smentisce immediatamente di essere l’autore del sito, e obbliga il quotidiano di Vittorio Feltri a un’umiliante marcia indietro.
Il sito viene subito oscurato, ma il suo contenuto sopravvive online, in forma di file pdf. Se lo si legge con un minimo d’attenzione, si scopre che anche qui l’autore ha problemi con gli accenti: «boccio», «divento», «gesti» sono tutti verbi al passato remoto, ma privi dell’accento finale; eppure l’autore usa altrove lettere accentate (purtroppo il testo è breve e non c’è nessun esempio di «e’/è»). Anche qui l’italiano è avventuroso, ma opera chiaramente di un madrelingua.
Una coincidenza? È possibile. Volendo comunque spiegare il curioso fenomeno, si potrebbe pensare, fra le varie possibilità, a un italiano che ha usato per lungo tempo tastiere prive di accenti, come sono quelle dei paesi anglosassoni, e che si ritrova ora a disagio con una tastiera italiana. Anche alcune espressioni del post della «Carlucci» che sembrano anglismi si potrebbero spiegare in questo modo: come l’assurdo «Maiani […] che fa la scienza», che è forse un goffo calco dall’inglese «who does science» (in italiano «che si occupa di scienza», «che fa lo scienziato»).
Lo pseudo-Cline deve aver segnalato a qualcuno l’esistenza del suo sito: non avrebbe certo aspettato che venisse scoperto per caso. Non è assurdo pensare che si sia rivolto direttamente a un contatto giornalistico, a cui sarebbe stato naturale indirizzare le parole «gli affideresti l’amministrazione del tuo giornale?» (si noti che una frase di poco precedente questa, «questo e’ quanto dichiarato pubblicamente sulla rivista Nature di cui allego l’articolo», sembra provenire da un’email). Libero è citato dalla «Carlucci» nello stesso post come l’unico giornale che ha preso le sue difese.
Tutto ciò è ovviamente frutto di congettura. L’unica cosa certa è che Gabriella Carlucci porta l’intera responsabilità di quanto va pubblicando sul suo blog; responsabilità morale e, in questo caso, eventualmente anche penale.
Complimenti per l'analisi. Premetto che trovo l'osservazione sugli accenti molto stringente, e quindi l'ipotesi (diciamocelo) di ex-in-fuga rimane la più forte. Ma ne propongo una secondaria, forse meno probabile ma non impossibile. Conoscete la figura del "crank"? Appassionato amatoriale ma smodato di scienza; ribelle, ce l'ha col mondo e col mondo della scienza perché non lo hanno compreso, o non gli ha dato alcuna possibilità di esprimere il prprio genio irripetibile e indiscusso. Talvolta non totalmente sprovveduto per capacità analitiche (in rari casi un crank può essersi persino dottorato), ma privo di rigore e sistematicamente "contro" (perfino la relatività può diventare un grande bufala, e la storia gli darà ragione). C'è il crank sessantenne (non ha mai fatto scienza per professione perché la vita non glielo ha consentito ma, col rimorso di essere stato il più grande scienziato mancato del secolo, si istruisce da solo in età avanzata e comincia a smontare l'intero impianto scientifico), e c'è il crank giovane (può averci provato ma ha fallito, magari anche perché ha trovato un professore ostico tipo, non so, come potrebbe essere un Maiani, che gli ha "ingiustamente" sbarrato la strada). Soprattutto nel secondo caso potrebbe scattare l'effetto "vendetta": chi non lo ha agevolato è un fallito, perché egli è in realtà il vero genio, ed egli dimostrerà al mondo intero entrambe le cose.
RispondiEliminaEcco, faccio questa ipotesi anche perché è una figura che vedo bene a inventare un sito. Certo c'è anche il problema della grammatica. Ma non è rarissimo che un crank sia un disastro nell'uso della lingua (soprattutto scritta, dove la mancanza endemica di rigore fa sentire i suoi effetti maggiormente). Rilevo due cose sul crank: dato che le cose scientifiche che professa spesso non sono al 100% prive di senso, ma semplicemente sbagliate (a volte anche datate), è difficile per chi non fa ricerca accorgersi della fregatura, e quello che dice sembra razionale e scientifico al non esperto (ma sciocco all'esperto). L'altra è che sua missione non è solo dimostrare al mondo di aver ragione, ma anche che gli scienziati "ufficiali" sono dei cretini, ed è capace di ossessionarsi per questa cosa e di andare a cercare ogni virgola scritta da ogni scienziato.
Ammetto che nasce il problema dell'inglesismo, ma anche i crank emigrano. Seppur meno probabile, mi sembrava un'ipotesi divertente da immaginare.
In effetti non ho scritto che sia uno scienziato; potrebbe benissimo essere un crank emigrato, come dici tu. C'è qualche sfumatura paranoica (come l'accenno al numero del Nuovo Cimento scomparso dai database...) che fa pensare a un personaggio non del tutto compos mentis e anche non del tutto aggiornato sull'uso degli strumenti del mestiere, e questo andrebbe in quel senso...
RispondiEliminaIo ho avanzato un'ipotesi
RispondiEliminaOttima e suggestiva ipotesi. Però ti confesso che se ci fosse un ghost writer dietro alla Carlucci rimarrei profondamente deluso.
RispondiEliminaOrmai mi sto appassionando. Mi aspetto ch nei prossimi post la "nostra" continui nelle sue dotte analisi puntualizzando e criticando l'enciclica del Papa, e poi prosegua con i Promessi Sposi, con la Divina Commedi per finire in bellezza ... i 10 comandamenti.
E una brillante hackerata? Un messaggio postato all'insaputa della proprietaria? Non è possibile? La mia è una domanda da ignorante, premetto. L'italiano mi sembra veramente troppo incredibile perché anche una come la Carlucci posti una roba del genere.
RispondiEliminaSe poi uno spulcia il file word, si vede che è stato creato da un altro utente aperto dalla Carlucci e salvato dalla stessa dopo un minuto. Tant'è..
RispondiEliminaMarco F.: in teoria sarebbe possibile; ma a quest'ora se ne sarebbero sicuramente accorti. Inoltre sembra che abbiano bloccato i commenti, quindi hanno il pieno controllo del blog.
RispondiEliminaNon ho mai visto nessuno come la Carlucci, fare di queste figure...
RispondiEliminaSi poteva definire una donna "arrivata", posticino sicuro in parlamento, posticino sicuro in tivù...Ora verrà ricordata solo per questo imbarazzante episodio...
Chi ha scritto l'ultimo post non lo so, ma io mi sono andato a guardare il secondo post (5 febbraio) che era scritto TROPPO bene per essere stato fatto da lei.
RispondiEliminaE infatti neanche una parola è farina del suo sacco. E' stato ottenuto "citando" o copiando PAROLA PER PAROLA scritti di gente che è in grado di scrivere.
Che tristezza. E poi si permette di andare a disquisire sugli "errori" e le "distrazioni" dei nobel...
Per chi si volesse divertire a leggere su internet (che nel loro contesto sono anche interessanti) i sei paragrafi del post della Carlucci, eccovi i link:
“Vi sono due specie di dipendenze: quella dalle cose, che è della natura; quella dagli uomini, che è della società. La dipendenza dalle cose, non avendo alcuna legge morale, non nuoce affatto alla libertà, e non genera alcun vizio; la dipendenza dagli uomini, essendo disordinata, li genera tutti, ed è per essa che il padrone e lo schiavo si corrompono scambievolmente. Omnis determinatio est negatio .Le libere regioni della vita sono dunque quelle per cui ogni mia scelta è concepita con il preciso scopo di lasciare gli altri un po’ più liberi. Ma non del tutto liberi, perché libertà assoluta è, semplicemente, il non esistere. La vita crea legami. Ma può farlo in tanti modi. Le libere regioni della vita sono quelle i cui legami permettono agli altri di elaborare nuove regole, cioè un loro stile, uno stile che esprima il loro, non il mio, essere."
http://www.sfi.it/cf/archivio_cf/cf4/articoli/castellari_trombino.htm
"Essere dipendenti da qualcosa, da una sostanza o da un’attività, porta con sé una limitazione della propria libertà e delle capacità di scelta. Riacquistare indipendenza e autonomia necessita una consapevolezza, volontà e autostima. "
http://www.radixsvizzeraitaliana.ch/in-dipendenze/
"la società attuale risulta insopportabile per molte persone che non sanno più come comportarsi. Spesso ci sembra di disporre di una libertà d’azione talmente limitata che rinunciamo all’idea di voler cambiare qualcosa. E’ comunque un dato di fatto che una società in cui ognuno può partecipare, riduce il pericolo delle dipendenze. Partecipare attivamente alla vita sociale è una chiave per ottenere una società con meno problemi di dipendenza e per vincere la solitudine e il senso d’impotenza. Possiamo vincerla impegnandoci in un’associazione, riorganizzando e valorizzando, per esempio, spazi pubblici (piazzette, parchi gioco) e per rendere le strade più sicure per anziani e bambini, per creare punti d’incontro per adolescenti. "
http://www.radixsvizzeraitaliana.ch/in-dipendenze/06.htm
"Le persone dipendenti hanno come l’impressione di aver incominciato a correre un bel giorno- così riporta Maria Rita Parsi nel libro “il cervello dipendente”-per fuggire, per andare lontano ma sono sempre stanchi, come dominati da un fiatone che spezza le gambe.Non si sono mossi né liberati. Il piacere della dipendenza e’ il piacere del presente.Ed ecco che giuriamo fedeltà ad un vizio per superare il vuoto.Ogni dipendenza è una tossicodipendenza a livello chimico per il nostro corpo e a livello psichico per il nostro spirito. Il libro poi si sofferma sull’analisi scientifica del cervello in ostaggio alle droghe, ed in particolare le designer drugs, composti creati dalla fantasia di chimici clandestini, che hanno creato appunto un design farmacologico, modificando strutture chimiche di molecole in grado di generare effetti euforizzanti già esistenti e con potenzialità d’abuso.Lo scopo di questi pazzi designers, consiste nel generare composti nuovi di facile commercio, tuttavia non presenti nelle tabelle dei composti proibiti da parte delle autorità di controllo di vari paesi.E’ sconcertante sapere che esiste addirittura il club drugs, di cui fanno parte il GHB o ecstasy liquida, la metamfetamina, il flunitrazepam ( o conosciuto come Roipnol), la ketamina e l’LSD, conosciute meglio con il nome “rape drugs”, droghe dello stupro.Ma la dipendenza negativa, definita dalla scienza addiction, non deriva solo da sostanze stupefacenti ma anche da quelle buone come il cibo, l’attività fisica, il gioco, lo shopping compulsivo. Luigi Pulvirenti, nel libro racconta come il cervello diventa dipendente, deviando in situazioni patologiche come l’anoressia .La cosa più crudele, e’ l’illusione della libertà."
http://books.google.com/books?id=9sL4GAAACAAJ&dq=“il+cervello+dipendente”&hl=it
”nessuno e’ libero se non e’ padrone di se stesso”.
http://it.wikiquote.org/wiki/Epitteto
"se vogliamo essere felici, possiamo esserlo ora poiché la chiave della felicità e’ nascosta dentro di noi"
http://citazioni.wordpress.com/2007/01/04/se-vogliamo-essere/
E se avvertissimo gli autori originali del plagio della Carlucci ?
Pazzesco. Stefano, tu hai un blog? Ne potresti fare un post...
RispondiEliminaCiao Giuseppe,
RispondiEliminaNon ho un blog. Lo lascio qui da te per diffusione (e sputtanamento infinito della Carlucci) a quanti più possibile. Sto provando a fare altrettanto con il primo post, ma qui i copia e incolla sono di più e non proprio parola per parola (anche se le "citazioni" si sprecano). Però visto che è il primo post in assoluto della nostra, immagino che l'argomento le stesse a cuore e che quindi si sia un attimo impegnata mettendoci di suo...
Passo agli altri. Ti tengo informato :o)