giovedì 6 marzo 2008

Schiavi legalizzati

Alessandro Gilioli anticipa sul suo blog Piovono rane una inchiesta di Filippo Gatti sui lavoratori (leggi schiavi) extracomunitari o, per usare le parole di Gilioli, sul degrado civile e morale di un paese mezzo impazzito.
Filippo Gatti comincia così:
Chissenefrega se la deregulation nei cantieri e nelle fabbriche fa morire più operai in Italia che soldati americani in Iraq. E soprattutto cosa importa se le imprese che sfruttano il lavoro nero sono il motore dell’immigrazione illegale. Sentenza dopo sentenza, alcuni tribunali del Nord hanno creato il dipendente a costo zero. Zero assoluto: basta ingaggiare clandestini, farli lavorare come bestie. E alla fine non pagare il dovuto.

5 commenti:

  1. Oddio, tu quoque. Fa male sentire da te certe cose.

    Caratteristica essenziale per parlare di schiavitù è l'involontarietà. Se uno sceglie volontariamente di lavorare, non è schiavitù. Se uno sceglie di fare un certo lavoro, a qualunque condizione, è perché ritiene di trarne un beneficio. Altrimenti non lo farebbe. Rendere illegale un lavoro a certe condizioni "vessatorie", o imporre condizioni minime, o salari minimi, significa soltanto condannare alla disoccupazione tutte quelle persone la cui produttività non giustifica quella paga o quelle condizioni. Ciao

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  2. Mauri', staccati dai libri di Friedman, ogni tanto, e scendi nel mondo reale.

    :)

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Mi sono sbagliato. Qui non si tratta solo di licenziamento, ma di datore di lavoro che si rifiuta di pagare. E' ovvio che il tribunale doveva condannarlo a pagare: c'era un contratto implicito. Mi era sfuggito questo "piccolo" particolare.

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  5. Cristo, è impressionante. Il tribunale sta negando i diritti umani, in quanto la persona è un clandestino. Ognuno ha il diritto di stipulare un contratto e di pretenderne l'applicazione. Questo diritto ti spetta in quanto essere umano. Non ti può essere alienato semplicemente perché tu non potevi essere qui. Il crimine, semmai, è impedirti con la violenza di entrare. (Anche se il fatto che il suolo è pubblico complica le cose.)

    Per espiare ci farò un post.

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