sabato 8 novembre 2008

Alleanza

al|le|àn|za
s.f.
1 patto che impegna due o più stati alla reciproca assistenza in caso di guerra o in pace, per fini militari o politici: stringere, stipulare, contrarre un’a.; rompere un’a.; l’a. tra l’Austria e la Germania; a. atlantica
2 estens., unione, coalizione fra più persone, gruppi o partiti, per il raggiungimento di scopi comuni: a. parlamentare | estens., accordo, patto d’amicizia
Non riesco proprio a rassegnarmici. Ogni volta che trovo scritta o mi capita di ascoltare l’espressione «alleanza terapeutica» usata per negare la possibilità che un paziente possa vedere rispettate dal medico le proprie volontà, mi sento quasi male per la rabbia. L’ultimo esempio è su Avvenire di stamattina (ma nel frattempo chissà quante altre volte sarà già stata ripetuta), in un articolo che ci informa su un convegno della solita cricca di integralisti (Roccella, Casini, Binetti, Mantovano etc.; cfr. Pier Luigi Fornari, «Legge sul fine vita. “Tre i punti fermi”», 8 novembre 2008, p. 13):
C’è convergenza anche sul fatto che le volontà del paziente devono essere espresse all’interno dell’alleanza terapeutica e non sono vincolanti. E dunque […] l’ultima parola spetta al medico.
La mia volontà deve capitolare, è quella del medico che prevale; un altro può controllare il mio corpo, scegliere al posto mio, imponendomi i suoi valori, i suoi desideri, le sue idee; e questa viene chiamata alleanza.
Qui siamo al di là persino del newspeak orwelliano; forse Edward Lear sarebbe un paragone più azzeccato. Nonsenso, non-pensiero. Qualcuno avrà orecchiato quelle parole, avrà trovato gradevole il loro suono, le avrà usate a sproposito; e gli altri – le roccelle, i casini, le binetti, tutto il circo integralista – dietro, a ripetere con fracasso, a moltiplicare per centomila l’assurdo. Ogni tanto qualcuno (non la Roccella, certo, ma gli altri forse sì) avvertirà come uno stridore, una vaga incongruenza; e subito ricaccerà indietro il dubbio – l’integralista, si sa, è un animale gregario.

Se proprio si vuol parlare di alleanza, si indichi in questo modo l’alleanza fra i miei valori, i miei fini personali, e i mezzi tecnici, il sapere specialistico del medico. La parola giusta per quello che intendono gli integralisti è un’altra; ma non suonerebbe altrettanto piacevolmente...
sud|di|tàn|za
s.f.
1 condizione di suddito
2 fig., stretta dipendenza, subalternità psicologica

17 commenti:

  1. Io comincio ad averne abbastanza dell'ipocrisia di questo branco di schifosi integralisti, che si riempiono la bocca di parole come "alleanza" e "rispetto", quando quello che intendono è arrogarsi il diritto di controllare la vita delle persone. E la cosa inaccettabile è che chiamano integralisti coloro che invece si limitano a difendere la libertà di scelta dell'individuo sulla propria vita. Non accetto che nel nome dell'amico immaginario di qualche schizofrenico si cerchi di limitare la mia libertà. La decisione sulla mia vita spetterebbe ad un medico? E perché, perché così vuole un vecchio sulla nuvoletta? Ma stiamo scherzando?

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  2. La libertà è più sacra della vita

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  3. @ df1989

    "Le religioni sono come le lucciole, per risplendere hanno bisogno dell'oscurità"

    Arthur Schopenhauer

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  4. "La libertà è più sacra della vita"

    e la ghigliottina lo ha dimostrato già oltre 2 secoli fa..

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  5. Dici quella di Mastro Titta, anonimo?
    Guarda che allora sono meno di 2 secoli...

    Magar

    (Provocazione per provocazione...)

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  6. No, ma che avete capito: l'alleanza terapeutica di cui si parla in questo caso è quella tra i medici che si sentono emanazione diretta dell'onnipotente sulla terra e i cattointegralisti di cui sopra. Questi ultimi, in attesa di incontrare il dio della vita e della morte un domani, hanno fretta di vederne all'opera qualcuno qui ed ora. Il medico dà la vita, il medico la toglie.

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  7. Caro Giuseppe, come dissi in altro post, Vi sta bene!! Il tuo corpo è tuo, ma se lo affidi ai medici non è più tuo....
    L'umano non avrebbe bisogno di tutte queste caste: preti, medici, politici, .... ma siccome ne ha bisogno deve pagare il pegno!
    C'è una unica lotta che è quella contro tutte le caste di qualsiasi origine.
    Anti-moderno

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  8. Non c'entra nulla la casta. I medici fanno una professione per la quale sono adeguatamente pagati, per essere al servizio totale del paziente e non per disporre liberamente del suo corpo per bisogni o esigenze propri (nel qual caso dovrebbero essere loro a pagare il paziente per sperimentare le proprie brame di possesso sul copro degli altri). La cosa è semplicemente questa.

    Chi non vuole nemmeno buttare giù un'aspirina dovrebbe essere liberissimo di farlo o non farlo, modernità o non modernità. Dittatura è casomai impedirmelo di fare o obbligarmi a farlo. Concetti troppo complessi per uno che dà addosso alla modernità e sta tutto il giorno attaccato al computer.

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  9. Caro De Gregorio, il tuo ragionamento non fa una piega. Ma è un IDEALE. Vivendo in questa società, tutti ben sappiamo che ci sono forze che tendono a impossessarsi di noi. Siamo fragili. Siamo in mano dei media, di credenze, opinioni, denaro, lavoro, economia, politici, medici, preti, ecc.
    Preso atto di ciò, il saggio, cerca la via autarchica, snobbando le "istituzioni". Ben sapendo comunque che non potrà mai esserlo totalmente.
    Per la propria salute individuale c'è ancora modo di essere autarchici. Non mettendosi nelle mani dei "medici", non si rischia che ti negano l'eutanasia.
    Ah, già, ma voi volete fare una battaglia "sociale". Volete far trionfare il "bene", "il giusto", "i diritti".
    Siete proprio bravi.
    Anti

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  10. Leggo on-line la notizia degli scienziati svedesi che, stimolando l'ormane della crescita, possono far crescere i bambini di un più venti centimetri.
    Ma ti rendi conto? Come si fa a dare credito a questa gente? Alla scienza? Ma che scienza? Ache genere di risultati mira?
    Ache serve questa scienza che ci vende cose inutili per utili?
    Certo nessuno mi obbligherebbe a stimolare gli ormoni di mio figlio....ma, se non ti rendi conto che non possiamo andare avanti così, con questa superficialità.
    Questa scienza (di cui sopra) andrebbe davvero controllata.
    Purtroppo la scienza ha due rivali: la politica e la religione, ma particolarmente la religione. Allora dico, se solo la religione più bloccare questo modo barbaro di fare scienza (fare crescere uno di 20 cm!! che stupidità), ben venga la religione. Potrebbe anche andare bene un dittatore, basta che idioti come questi svedesi vengano fermati.
    Anti

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  11. Antimoderno, il trattamento è diretto soltanto ai bambini anormalmente bassi. Non capisco cosa ci trovi di tanto orribile.

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  12. a regalzi

    Per ora, suppongo. Fra un po' i bambini anormalmente bassi non li si farà nascere e i 20 cm li comprerà chi avrà voglia di un figlio un po' più alto degli altri.
    Scommettiamo?

    annarosa

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  13. Annarosa, non so se le cose andranno come dici tu, ma in ogni caso questa scoperta rende meno probabile che la gente decida di abortire per il problema della bassa statura.
    Quanto all'uso per bambini di altezza normale, ho qualche dubbio: essere troppo alti ha i suoi svantaggi, e un'eventuale escalation nella corsa all'altezza avrebbe anche costi sociali non indifferenti.

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  14. Ci sarebbe da discutere a profusione su questo argomento. Un altro aspetto è quello economico.
    Ma vi pare possibile che, eventualmente, l'iniezione che fa crescere il "nano", sia a carico della collettività?
    Personalmente sarei anche stufo di contribuire a questa oscenità di spesa sanitaria.
    Dedicandomi alle cure naturali ho chiarito che la causa della nostra malattia siamo noi! Il nostro stile di vita è importantissimo.
    Quindi, come si può chiedere a un astemio di pagare per le cure di un alcoolizzato con cirrosi?
    Perciò dico, aboliamo le spese sanitarie. Ognuno si paga il suo o si assicura.
    Abbiamo bisogno di diventare più responsabili, non più alti di 20 cm!
    Anti

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  15. Anti, il motivo per cui la collettività paga per le spese sanitarie anche di chi è più sfortunato non è un qualcosa che ha a che fare con la medicina, ma è una scelta sociale e morale che la collettività fa. Dal punto di vista dello sviluppo della medicina non è che ci sia questa gran differenza tra uno stato sociale e il caso di spese tutte a carico dei singoli (o delle loro assicurazioni); la questione riguarda invece la convivenza sociale.

    In assenza di queste convenzioni sociali, tanto per dirne una, sarebbe difficile sostenere che tutti i bambini vadano fatti se possibile nascere se alcuni individui non avrebbero nemmeno il pane da dargli. Non siamo obbligati a fare scelte del genere, cioè avere un'assistenza sanitaria pubblica: è una questione morale che è anche, al tempo stesso, un fondamento della nostra società.

    Come ti porresti tu, per esempio, davanti ad uno che si ammala per aver lavorato per decenni in miniera per rendere la vita a te così tanto piacevole come ti risulta quando resti al caldo tepore delle tue quattro mura amiche? Per questo viene spontaneo diffidare di te: perché non rinunci ai sollazzi di cui la modernità e i tuoi concittadini ti aiutano a godere e poi fai crociate contro quella stessa modernità cui ancora all'oggi non ci hai dimostrato di voler rinunciare.

    Per la cronaca. Anche una persona nana ha i suoi problemi a integrarsi. Persino guidare un'automobile può essere un problema, ma l'elenco sarebbe lungo.

    Una società dove ognuno facesse per sé sarebbe certamente possibile. Però ciò dovrebbe accadere a patto che valga per tutto: e cioè a patto che a lavorare i campi e in miniera, quando ti occorresse per concederti le tue necessità e i tuoi lussi, ci vada tu in persona ogni volta. Sennò staremmo a parlare di un banalissimo capriccio un po' infantile: "io voglio le mie comodità, però la salute di quelli che me le portano a casa se la pagano loro".

    Sarei curioso poi cosa intendi per quel "cure naturali". Scommetto che ti sei dato alla coltivazione delle erbe in prima persona.

    Mi trovi parzialmente d'accordo solo sulla questione della cirrosi. Sarebbe però da estendere a tutto: guidare pericolosamente, mangiare non sano, fare una vita totalmente sedentaria, eccetera. Entro una certa misura - ma solo in alcuni casi - basterebbe forse aumentare, come già avviene per le sigarette, il contributo in tasse da devolvere allo stato. In ogni caso questo discorso è su un piano diverso rispetto a quello di chi ha problemi di salute di cui non è responsabile, e ancora più diverso quando i problemi di salute derivano dal contributo che uno dà alla collettività.

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  16. De Gregorio,
    per stare insieme un popolo ha bisogno di leggi, regole, condivisione. Per questo sarebbero create le istituzioni.
    Quello che vorrei affermare è che le "istituzioni", hanno superato ogni limite e decenza.
    L'equazione sarebbe la seguente: ci sono delle istituzioni che si occupano di curare il benessere, le necessità dei cittadini, di mantenere un ordine, di aiutare chi è in difficoltà.
    Questo crea un certo rilassamento dei singoli (che in molti casi se ne approfittano pure).
    Quindi alle istituzioni vengono delegate tutta una serie di problematiche. Si potrebbe dire, in modo un pò brutale, che sulle istituzioni viene scaricata tutta la m..... della società ("tanto ci deve pensare lo Stato").
    Ora, date le dimensioni oscene che in ogni campo ha assunto la nostra civiltà, io credo che una persona intelligente comprende bene che questa situazione è INSOSTENIBILE.
    Non può reggere alla lunga. Anche solo per il fatto che le enormi spese delle nostre "istituzioni", presuppongono una crescita continua dell'economia (ora avremo l'assaggio della crisi, infatti).
    Dunque, come si esce da questa situazione? Smettendo di "pompare" le istituzioni e tornando ai singoli. Riportando il più possibile la responsabilità della propria vita nell'alveo dell'individuale, perchè il collettivo è andato!
    E conviene farlo, perchè tanto questa situazione in cui "lo Stato" ci dà supporto è destinata a cambiare.
    Insomma stiamo nel benessere, ma per avere 'sto benessere abbiamo creato un mostro che ci divorerà.
    Anti

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  17. Quello che presuppone una crescita continua dell'economia non sono affatto le "istituzioni" ma è lo stile di vita. Evitiamo di prenderci in giro.

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