giovedì 11 dicembre 2008

Testamento biologico una norma che vuole ristabilire la libertà

Il testamento biologico è ormai diventato familiare per i cittadini italiani. E questo è senza dubbio positivo.
Meno positivo è quanto accade – o meglio, non accade – in Parlamento. La discussione sulla legge, infatti, è arenata da anni in meandri paternalistici, imbrigliata da troppi disegni di legge, molti dei quali non sono che una caricatura di quello che una legge sul testamento biologico dovrebbe essere: una estensione della nostra libertà di autodeterminazione. Decidere se e come curarci. Deciderlo, quando siamo ancora in grado di intendere e di volere, per un futuro in cui potremmo non esserlo a causa di un incidente o dell’aggravamento di una malattia.
È importante ricordare che la libertà di decidere sui trattamenti sanitari è sancita dalla nostra Costituzione ed è l’anima del consenso informato: la decisione ultima, in un rapporto tra il medico e il paziente che si augura il più possibile di complicità, spetta al paziente. Nessuno può obbligarci, nemmeno per il “nostro bene”, a sottoporci ad un qualche trattamento.
Tutto questo è sintetizzato dall’appello lanciato all’inizio di dicembre da Ignazio Marino: “Rispettiamo l’Articolo 32 della Costituzione”.
Marino, firmatario di un ottimo disegno di legge sul testamento biologico, rivendica “l’indipendenza dei cittadini nella scelta delle terapie” come un diritto fondamentale di tutti i cittadini, sia per chi può “parlare e decidere [che] per chi ha perso l’integrità intellettiva e non può più comunicare, ma ha lasciato precise indicazioni sulle proprie volontà”.
Questo dovrebbe garantire una legge sul testamento biologico: che il diritto alla salute non si trasformi in un dovere, in un obbligo “terapeutico”.
Quando la libera scelta è garantita, ognuno può seguire le proprie preferenze. Compresa quella di non scegliere, di non redigere un testamento biologico.
In caso contrario diventeremmo schiavi del volere altrui.
I cittadini l’hanno capito: nel giro di poche ore erano migliaia le firme a sostegno dell’appello di Marino. Oggi sono quasi 25.000.
Speriamo che anche i loro rappresentanti siano in grado di comprenderlo e di rispettare le volontà di chi li ha eletti.

(DNews, 11 dicembre 2008)

2 commenti:

  1. Lascio a chi interessa un intervento che ho trovato ora, ma risale a qualche giorno fa, di Luciano Monari, Vescovo di Brescia sul caso di Eluana. L'ho trovato illuminante, in particolare nel punto in cui parla delle relazioni che ci rendono umani. Se vi interessa capire la posizione di molti cattolici leggetelo, meglio la versione integrale messa un po' sotto di quella tagliata e commentata.

    http://www.lavocedelpopolo.it/dettagli_prima.php?get_id=2160

    Con stasera chiudo, auguri a tutti di un sereno e pacifico Natale,

    AnnaMaria

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  2. Un misto di falsità, insinuazioni diffamanti e desiderio di prevaricazione, cara AnnaMaria:

    Nel caso di Eluana abbiamo detto: “È meglio che tu muoia; la tua vita non ha più senso”
    Menzogna: è stata Eluana stessa a decidere per sé.

    Una persona in coma può essere inserita realmente in una rete di relazioni, di rapporti, di gesti e anche di parole che sono umani e umanizzanti.
    Menzogna: una persona in stato vegetativo persistente non ha più coscienza, non può essere "inserita in una rete di relazioni". Almeno non di relazioni a cui partecipi essa stessa. Può solo essere oggetto passivo di quei gesti e quelle parole.

    Di fronte a ogni persona siamo chiamati a dire: “È bene che tu viva; io prendo posizione a favore della tua vita”.
    Prevaricazione: personalmente, sputerei in faccia a chi volesse "prendere posizione a favore della mia vita" anche contro la mia volontà.

    La famiglia umana è costruita su
    questo vincolo di solidarietà: ciascuno riceve la sua piena umanità dagli altri e ciascuno è chiamato a farsi responsabile dell’umanità degli altri. Nel caso di Eluana ci siamo arresi; abbiamo rinunciato a darle umanità. Abbiamo visto la sua malattia così invalidante e così lunga che abbiamo detto: “Non ci riesco più a farla essere umana; non voglio più”.

    Insinuazioni: questo è uno scaracchio di veleno in faccia ai familiari di Eluana Englaro, implicitamente (e volgarmente) accusati di egoismo, addirittura di non essere più nemmeno una famiglia.

    In sostanza, dall'intervento di Monari, a mio parere, traspare la stessa umanità di un aspide...

    Buon Natale anche a te.

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