mercoledì 3 dicembre 2008

Una famiglia normale

Intervista a Stefano Bolognini sul suo ultimo libro in cui racconta la reazione della sua famiglia al suo coming out. Si intitola “Una famiglia normale” (2008, Sonda) e in effetti è molto più di un racconto, intimo e personale: è un bel calcio a molti dei luoghi comuni che affliggono i dibattiti sulle famiglie, sulla Famiglia, sui rapporti affettivi e sull’omosessualità. Attraverso le voci dei suoi familiari (mamma, papà, fratello e fidanzata, nonna, zii, cugino e fidanzata, suocera e Mauro, il suo compagno) Bolognini offre la possibilità di riflettere e di constatare che è possibile parlare di tutto questo rifiutando certe cantilene che sembrano un disco inceppato: l’omosessuale è promiscuo; l’omosessuale è instabile; l’omosessuale è così e cosà. L’omosessualità è un universo complesso ed eterogeneo, fatto da persone che, in quanto tali, hanno caratteristiche e caratteri diversi.

Su Giornalettismo, 3 dicembre 2008.

15 commenti:

  1. Trovo interessante la differenza di reazioni delle donne di famiglia rispetto agli uomini. Le une più aperte alla notizia, più accoglienti, i secondi più chiusi, arroccati su istintive posizioni di repulsione verso 'l'amore greco', come veniva definito dai romani.

    Interessante anche la reazione, sofferta della madre, che non riconosce la coppia come 'famiglia', mentre i parenti più giovani lo fanno. I motivi?

    Per la mia età e la mia esperienza di madre mi sento vicina alle emozioni e alle conclusioni della madre di Stefano Bolognini. Una donna che fa esperienza diretta della maternità, che vive il grande, profondo impegno, fisico, psicologico ed emozionale, della gravidanza e dell'allevamento del figlio, diventa una persona diversa. L'esperienza della maternità porta nuova conoscenza dei significati di fenomeni che fino ad allora sembravano chiari, pienamente conosciuti.

    Famiglia: per una madre, che lavori o no fuori casa, la famiglia è il luogo dell'impegno quotidiano verso i figli, dell'amore verso i figli, della preoccupazione, delle veglie, dell'attesa della telefonata, delle gioie per le loro gioie, della tristezza e della consolazione per le loro lacrime. E' il luogo dove sentirsi quotidinamente inadeguata all'enorme impegno dell'educazione, che altro non è se non una serie infinita di scelte da fare non per se stessi ma per altri che da te dipendono, è il luogo della Responsabilità.
    Ovviamente lo è anche per i padri, almeno dovrebbe esserlo, molti padri però sentono il peso dell'impegno educativo troppo gravoso, tendono a svicolare, lasciando le fatiche e la responsabilità delle scelte quotidiane sulle spalle delle madri, dando da lontano direttive generali (non è il mio caso, ma ne conosco molti).

    La madre del giornalista non riconosce tutto questo nelle potenzialità della coppia di cui fa parte il figlio. E io sono d'accordo con lei. Soffrendo, per i gay, ma pure è così. Non possono avere figli. Non possono per una legge biologica irrisolvibile, la loro unione è sterile. Non potranno mai conoscere la maternità, non potranno mai essere madri, sono uomini. E, come tutte le madri sanno, alla paternità gli uomini arrivano attraverso le loro compagne, che con amore li guidano lungo un percorso difficile di accettazione del ruolo che non è immediato come quello femminile, prepotentemente imposto dagli ormoni, ma mediato dai sentimenti, dal legame con la compagna, dalle emozioni fortissime del legame di sangue che per gli uomini è molto più importante che per le donne. Prova ne sia la riluttanza ad adottare in molti uomini anche quando la compagna lo vorrebbe.

    Nella coppia di Stefano ci può essere senz'altro amore, affetto reciproco, dedizione, intesa profonda, condivisione di progetti e interessi, ma le strade per diventare famiglia gli sono chiuse.

    AnnaMaria

    PS: Riporto gli articoli centrali del codice civile sul matrimonio, che dimostrano che il contratto matrimoniale tra coniugi e Stato ha come punto centrale l'impegno da parte dei coniugi a dedicare tempo e risorse nell'allevamento e nell'educazione dei figli dando il proprio contributo alla nuova generazione di cittadini che andranno nel futuro a far parte a loro volta dello Stato. In cambio di questo specifico impegno lo Stato offre diritti, privilegi ed assistenza.

    Art. 143 Diritti e doveri reciproci dei coniugi
    Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavoro professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia.

    Art. 147 Doveri verso i figli
    Il matrimonio impone ad ambedue i coniugi l'obbligo di mantenere, istruire ed educare la prole tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli.

    Art. 148 Concorso negli oneri
    I coniugi devono adempiere l'obbligazione prevista nell'articolo precedente in proporzione alle rispettive sostanze e secondo la loro capacità di lavoro professionale o casalingo. Quando i genitori non hanno mezzi sufficienti, gli altri ascendenti legittimi o naturali, in ordine di prossimità, sono tenuti a fornire ai genitori stessi i mezzi necessari affinché possano adempiere i loro doveri nei confronti dei figli.

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  2. "il contratto matrimoniale tra coniugi e Stato ha come punto centrale l'impegno da parte dei coniugi a dedicare tempo e risorse nell'allevamento e nell'educazione dei figli".

    E com'è allora che ci si sposa anche tra ultra-cinquantenni, che di figli non ne possono più fare? Com'è che anche a costoro lo Stato offre gli stessi "diritti, privilegi ed assistenza"?

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  3. Vorrei fare una richiesta: a tutti i giovani che leggono il blog, che non hanno, ancora, esperienza di maternità o paternità. Prima di lanciarvi nelle solite ingiurie verso quello che scrivo provate a parlare di questo post, magari stampandovi l'intervista a Bolognini, con i vostri genitori. Potreste avere dele sorprese.

    Se non siete voi stessi madri o padri non potrete davvero capire quello che scritto.

    AM

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  4. Giuseppe, a parte il fatto che l'età massima conosciuta dalla scienza moderna di una donna che ha concepito naturalmente è 51 anni, è vero quello che dici, la legge non pone limiti di età al contratto matrimoniale. Anche se la distribuzione di frequenza vede la moda porsi sull'età pienamente riproduttiva, ci sono casi di matrimonio dopo i 50.

    Questo non toglie che nei loro anni verdi abbiano avuto figli, Il contratto laico matrimoniale può, per la sua natura, essere rotto, il divorzio colpisce molte famiglie, e dopo le persone hanno il diritto di ricostruirsi una nuova vita. Consentire il matrimonio anche dopo l'età riproduttiva è nella gran parte dei casi una necessità per tutelare i deboli, i figli concepiti prima con altri compagni, nei loro diritti di tutela, assistenza ed eredità. Come vedi l'essenza della legge resta quella della tutela dei nuovi nati.

    AM

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  5. un blog perfetto per un film di Ferzan Ozpetek, uno dei peggiori registi in circolazione....stucchevole...
    anti

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  6. Per quanto riguarda le coppie omosessuali composte da due donne, esiste l'inseminazione artificiale, per quelle tra due uomini c'è sempre l'adozione. Qual è il problema, se non il nostro stato bigotto e arretrato?

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  7. AnnaMaria, forse la cosa ti sorprenderà, ma lo Stato consente il matrimonio anche di ultracinquantenni (o ultra-cinquantantunenni, così facciamo contento il Guinness dei Primati) che non hanno mai avuto figli. E conferisce loro identici "diritti, privilegi ed assistenza". Questo cosa ci dice sull'essenza della legge?

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  8. Mia madre mi ama esattamente come sono, pensa te. Sarà lei un'aliena.

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  9. "un blog perfetto per un film di Ferzan Ozpetek, uno dei peggiori registi in circolazione....stucchevole...
    anti"

    Ma se questo blog ti fa così schifo, come mai stai tutti i giorni qui a postare sciocchezze? Sei autolesionista?

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  10. No, sto vedendo se c'è qualcuno intelligente. Finora nulla.
    anti

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  11. Credo che una delle cose più squallidamente scontate che si possono dire è 'solo chi ha figli può capire'. In realtà sono proprio molti che hanno figli che non capiscono. Perchè avere un figlio non è 'questione naturale', ma riguarda la sensibilità, l'intelletto, la capacità di dare e ricevere amore. Sennò non si spiegherebbero coloro che hanno figli e li ammazzano barbaramente.
    Anna Maria sa solo essere un cumulo di cose scontate e discutibili. Una tristezza.

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  12. Padre di due bambini, capisco le motivazioni che hanno spinto Annamaria a scrivere il lungo commento, ma non ne condivido l'essenza e le conclusioni alle quali lei è orientata.

    Invece condivido totalmente brevi interventi come quello di Inyqua e, in particolare, la frase:
    "Perchè avere un figlio non è 'questione naturale', ma riguarda la sensibilità, l'intelletto, la capacità di dare e ricevere amore."
    Non è uno slogan svuotato di significato, non è propaganda: è la pregnante e nuda verità.

    Spesso le troppe parole non riescono a convincere altri che se stessi. Chissà mai perché.

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  13. Comunque attendo sempre che Annamaria mi spieghi (o mi indichi altre risorse scritte, se non ha tempo) quali reali e ragionevolmente prevedibili rischi corre la società che decide di regolarizzare i rapporti omosessuali.
    Nella speranza di trovare qualcosa di più sostanzioso dei soliti e già sentiti discorsi accademici.

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  14. http://translugano.blogspot.com/

    penso anche io come gli amici

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  15. Cara Annamaria, ne ho parlato con mamy e papi, da brava bambina, come suggerisce lei (scusi il tono, ma visto che considera le nostre opinioni evidentemente equiparabili a quelle di un bambino di 3 anni, mi adeguo). Ne ho parlato anche con la nonna (pensi, è nata nel '22 e ha idee più moderne di lei). Sono tutti concordi nel ritenere che avere un (bis)nipotino sia evento altamente desiderabile, ma che ancor più desiderabile sia la felicità del proprio figlio/a, sarà perchè sono cresciuta in una famiglia amorevole dove la felicità dei propri cari viene al primo posto (eh, lo so che è strano, tutti laici e ci vogliamo bene lo stesso), quindi nessuno si sente obbligato a pretendere dagli altri comportamenti che vanno contro le inclinazioni naturali del singolo (questo include l'accettare il fatto che i nipotini potrebbero anche non venire, secondo me). Potrebbe, in proposito, fare + attenzione a quell'art 174 che ha postato lei: "tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli."
    E' sicuramente difficile mandare giù determinate scelte da parte di un figlio, ma l'amore sta proprio nel capire e accettare le differenze dell'altro, e mi stupisce che lei che si dichiara così amorevole non lo capisca.
    Due parole su questo curioso concetto di famiglia: per essere famiglia devono esserci i figli. Quindi due sposi novelli in età procreativa non sono famiglia finchè non si riproducono, le coppie sterili non hanno motivo di esistere (nè tantomeno le persone sterili, visto che il fine ultimo dell'uomo è sempre e comunque la riproduzione; che facciamo, li epuriamo?), e per nessun motivo al mondo è concesso alla donna di NON volere figli propri. Davvero, mia nonna è più progressista.

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