giovedì 14 maggio 2009

Caramelle dal Foglio /1

La notizia che, a partire dal prossimo agosto, in Spagna sarà possibile per chiunque (comprese le minorenni) acquistare la cosiddetta pillola del giorno dopo senza ricetta medica, non poteva non causare una reazione in un certo giornale italiano, che del disprezzo per tutto quello che esce dalla Spagna di Zapatero – soprattutto se si tratta di qualche progresso nei diritti civili – ha fatto ormai una reazione automatica. E così sul Foglio di ieri ben due articoli commentano sdegnati l’ultima «barbarie». A p. 3 un editoriale non firmato titola significativamente «Pillole come caramelle»; alla pagina seguente uno dei mastini di Ferrara, Nicoletta Tiliacos, rincara la dose con «Illusioni da banco».
L’editoriale è all’altezza delle migliori tradizioni del Foglio:
In Spagna un minorenne non può comprare un pacchetto di sigarette e il tabaccaio che gliele vendesse sarebbe sottoposto a sanzioni. La stessa cosa succederebbe a un barista che gli servisse un bicchiere di birra. Come capita dalle nostre parti, con la sola ricetta medica nelle farmacie si forniscono medicinali un po’ più potenti di un’aspirina – e questo per evitare pericoli per la salute che sarebbero inevitabili con la medicina fai da te. Ora, però, il ministro della Sanità spagnolo – la signora Trinidad Jiménez – ha annunciato che la pillola del giorno dopo sarà venduta nelle farmacie senza ricetta e anche alle ragazze minorenni. Tutti sanno che si tratta, al di là di ogni considerazione morale, di un preparato che serve ad “avvelenare” una parte dell’organismo per indurlo al rigetto dell’embrione e che è potenzialmente più pericoloso di centinaia di preparati per i quali è richiesta la prescrizione del medico.
Risparmio il seguito al lettore; basti sapere che la frase finale è un accorato «Ma dove siamo finiti?». Già, dove siamo finiti? O meglio: dov’è finito il Foglio?

L’ipotesi più accreditata sul meccanismo d’azione del levonorgestrel (il principio attivo della pillola del giorno dopo, commercializzata in Italia sotto il nome di Norlevo e Levonelle) è che il farmaco inibisca la scarica ormonale che causa l’ovulazione; questo spiega perché l’efficacia sia tanto più grande quanto minore è il tempo trascorso dal rapporto non protetto. Nei modelli animali, la somministrazione di levonorgestrel dopo l’attecchimento dell’embrione nell’utero ha lo stesso effetto della somministrazione di acqua fresca: la gravidanza continua come se nulla fosse, altro che «rigetto dell’embrione». Alcuni sospettano che il farmaco possa anche impedire l’impianto dell’ovulo fecondato, ma a tutt’oggi non si ha nessuna prova concreta di quest’effetto: tutti i meccanismi invocati in passato per spiegarlo si sono rivelati inesistenti (l’endometrio – il rivestimento interno dell’utero – rimane per esempio invariato). In ogni caso, la soppressione dell’ovulazione spiega da sola l’efficacia del farmaco; se anche esistesse un effetto anti-annidatorio, sarebbe quasi certamente estremamente limitato.
Definire un farmaco con queste caratteristiche «un preparato che serve ad “avvelenare” una parte dell’organismo per indurlo al rigetto dell’embrione», e per giunta premettere che «tutti sanno» che di questo si tratta, sembrerebbe dimostrare – nonostante l’uso cautelativo delle virgolette – una consuetudine con sostanze ben più pericolose del levonorgestrel, dell’aspirina, delle sigarette e forse anche della birra. A meno che non ci troviamo di fronte alla consueta pietra di paragone dell’ignoranza in materia contraccettiva: la confusione con la pillola abortiva, quella RU-486 il cui effetto potrebbe essere fatto corrispondere, con un po’ di immaginazione, a quello denunciato dal Foglio. Pensavo che anche i sassi avessero ormai imparato la distinzione, ma si sa, la durezza di certe teste...
Ma che dire dei «pericoli per la salute che sarebbero inevitabili con la medicina fai da te»? La pillola del giorno dopo non “avvelenerà” una parte dell’organismo, questo no, ma in fondo è pur sempre un farmaco: non sarebbe meglio esigere sempre la ricetta? Anche la Tiliacos si unisce qui all’anonimo editorialista, e denuncia un uso «sempre più routinario» della contraccezione d’emergenza, «con immaginabili danni per la loro [delle giovani che l’assumono] salute».
Vediamo allora i rischi del levonorgestrel (ovviamente le indicazioni che seguono non possono sostituire il foglietto illustrativo: leggetelo con attenzione!). Rischio di indurre assuefazione: zero. Gli effetti collaterali più comuni sono leggeri: vanno dalla nausea alla cefalea, possono colpire fino al 25% delle pazienti e scompaiono entro 48 ore dall’assunzione (il sanguinamento uterino può durare fino alla mestruazione successiva); il vomito è riportato nell’1-8% dei casi. Sovradosaggio: non sono stati riportati effetti seri dopo ingestione di dosi elevate. Interazioni con altri farmaci: possono al più diminuire l’efficacia del levonorgestrel stesso. Rischio di teratogenicità per il feto (nel caso di fallimento del contraccettivo): zero. Rischio di diminuzione della futura fertilità: zero. Il levonorgestrel non aumenta il rischio di gravidanze extrauterine (anche se ovviamente occorre considerare la possibilità di questa evenienza se il contraccettivo fallisce). Controindicazioni: ipersensibilità al levonorgestrel o ad uno degli eccipienti (p.es. il lattosio) – ma non sono state finora descritte reazioni allergiche al levonorgestrel.
I rischi della contraccezione di emergenza non devono essere confusi con quelli – pur limitati – della contraccezione ormonale classica (la «pillola»): i problemi di coagulazione del sangue dipendono dagli estrogeni, che non sono contenuti nel Norlevo. Alcuni studi hanno mostrato che donne che non possono usare i contraccettivi a base di estrogeni (per diabete, alta pressione sanguigna, etc.) possono invece ricorrere tranquillamente al Norlevo (e ai contraccettivi a base unicamente di progestinici). Infine, gli effetti del levonorgestrel sono identici nelle donne adulte e nelle adolescenti.
Queste caratteristiche fanno del levonorgestrel non solo un farmaco da vendere senza ricetta, ma anche un farmaco da banco (non è chiaro come sarà considerato in Spagna; in paesi come l’Olanda è venduto anche al di fuori delle farmacie). Può darsi che il levonorgestrel sia «un po’ più potente dell’aspirina» – qualsiasi cosa significhi questa frase; ma certamente è più sicuro. Checché ne dica il Foglio.

(1 - continua)

3 commenti:

  1. se posso permettermi un consiglio, Giuseppe, non linkare mai questa immondizia. So che lo fai per correttezza, ma questa gente non merita nulla. E purtroppo gli si fa involontaria pubblicità.
    Chi vuole sguazzare nel fango, se lo andrà a cercare autonomamente.

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  2. http://www.youtube.com/watch?v=jn11bUa0YoA

    Guardare da 3:21

    :-D

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  3. Aggiungerei per completezza che il paracetamolo è epatotossico in caso di sovradosaggio anche modesto. E quando ero minorenne me lo vendevano eccome.

    Condivido il commento di sam.

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