Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente, l’individuo è sovrano
John Stuart Mill, La libertà
lunedì 27 luglio 2009
Magari suona strano ma i cinesi in Italia non sputano per terra
Per costruire un pregiudizio spesso basta ascoltare e respirare l’aria che tira. Per demolirlo serve uno sforzo. Non ciclopico si intende, ma abbastanza impegnativo da scoraggiare i pigri affezionati del “si dice”. Se al pregiudizio si somma una paura il risultato può essere infausto.
“Vengono qua per fregare noi italiani in senso economico e morale”. “Prato è inquinata di tubercolosi perché i cinesi sputano per terra”. I cinesi, untori moderni, offrono una buona palestra di luoghi comuni. “Non si integrano”; “hanno la mafia alle spalle”. Fanno forse paura anche perché sono molti: erano 2.000 nel 1980; oggi sono circa 150.000.
Raffaele Oriani e Riccardo Staglianò demoliscono questi luoghi comuni e ci invitano a pensare a quanto siano simili a quelli che pesavano sugli italiani migranti di qualche tempo fa, quando erano costretti a lasciare famiglia e Paese per sopravvivere – basterebbe rivedere “Pane e cioccolato” o “Nuovo mondo” di Emanuele Crialese.
Ci raccontano la vita quotidiana dei cinesi in Italia partendo da un pretesto: Miss China in Italy, un concorso di bellezza per ragazze cinesi nato nel 2004. Dopo “I cinesi non muoiono mai” (altro luogo comune che va di gran moda) arriva per Chiarelettere “Miss little China”. Al libro è allegato un documentario scritto insieme a Riccardo Cremona e a Vincenzo De Cecco, che ne sono anche i registi.
Voci, testimonianze, paure. I debiti da saldare, perché un biglietto di sola andata per l’Italia può costare fino a 20.000 euro. Una instancabile attività che può farli diventare imprenditori nel giro di cinque anni, come racconta una giovane cinese, ma che crea anche l’astio di chi, da italiano, si sente defraudato. E poi le diversità della seconda generazione: molti sono arrivati da adulti; ma sono ormai molti anche quelli nati qui, quelli che parlano il dialetto locale e che dicono di non voler lavorare tutto il giorno e tutti i giorni come i genitori.
Oriani e Staglianò ci raccontano e ci mostrano tutto questo: e se anche leggere è troppo faticoso, i 60 minuti del documentario sono sufficienti per demolire un sacco di stupide idee.
(DNews, 27 luglio 2009)
Bel post.
RispondiEliminaCredo che il razzismo anti-cinese sia uno dei più sottovalutati in Italia.
Meglio che io stia zitto... dicono che sono fissato con gli orientali. :)
RispondiEliminaBello :)
RispondiEliminaE non solo perchè sono Asiamaniaca.
Ho vissuto per un paio d'anni a Milano in via Messina, una laterale di via Sarpi: vi posso assicurare che i cinesi sputano per terra.
RispondiEliminaPer il resto tutti i luoghi comuni vanno presi cum grano salis, chiaro, però è anche vero che la comunità cinese presenta tratti e problematiche quanto meno originali (e non solo in Italia, in tutto il mondo, basta vedere il sud est asiatico).
Non va dimenticato il fatto che loro per primi tendono ad isolarsi (o ad essere autonomi, mettetela come volete) molto di più rispetto a tutte le altre comunità di migranti.
Ad ogni modo il documentario e il libro sembrano davvero interessanti.
Vivendo a Prato posso confermare che non siamo impestati dalla TBC ma che è altrettanto vero che che molti cinesi hanno la pessima abitudine di sputare per terra (e dopo aver fatto delle grandi scatarrate per giunta).
RispondiEliminaOvvio però che non lo fanno solo loro ma anche tantissimi italiani ed immigrati di altre nazionalità.
mio papà è andato in cina e ha detto che questa abitudine di sputare per terra è molto diffusa lì...
RispondiEliminabom: ora mi vedo il documentario.