(Adnkronos) Roma, 10 ago. - «Da ginecologo consiglierei l’aborto chirugico. Quello farmacologico, molto più doloroso, comporta conseguenze più lunghe e traumatiche. Le donne sono più esposte così a rischi e infezioni. In Francia e in altri paesi avanzati, ad esempio, rispetto all’introduzione si è registrato un calo nell’assunzione del farmaco, chiaro segno che la pillola non è poco traumatica».Che l’aborto farmacologico non sia sempre una passeggiata è vero; la RU-486 è un farmaco, e come tutti i farmaci può comportare effetti indesiderati. Ma è anche vero che a causa di questo si è registrato in Francia un calo nell’assunzione di questo farmaco?
Andiamo a consultare l’ultimo fascicolo disponibile delle statistiche sull’aborto in Francia, curato da Annick Vilain: Les interruptions volontaires de grossesse en 2006 (Études et Résultats, 659), Paris, Direction de la recherche, des études, de l’évaluation et des statistiques (DREES), 2008. A p. 2 troviamo questo grafico, che illustra l’evoluzione della percentuale degli aborti farmacologici sul totale delle interruzioni volontarie di gravidanza:
Ora, questo andamento si potrebbe anche interpretare come un calo – ma solo a patto di guardare non il grafico direttamente ma il suo riflesso in uno specchio... In realtà, come si vede, dal 1993 in avanti non c’è stato un anno in cui la percentuale degli aborti farmacologici non fosse maggiore – nella sanità pubblica, in quella privata e nel complesso delle due – di quella dell’anno precedente (per quanto riguarda i numeri assoluti, basti sapere che dal 1991 in poi il numero di IVG in Francia si mantiene pressoché costante).
Gli unici anni in cui si registra un calo percentuale sono il 1991 e il 1992. Può essere una coincidenza, ma in quei primi anni dall’introduzione della RU-486 si verificarono tre reazioni avverse particolarmente serie – di cui una purtroppo fatale – al sulprostone, che era la prostaglandina usata allora per completare l’aborto (nel 1992 il sulprostone fu sostituito dal misoprostolo). Quindi forse Antinori ha ragione: un calo nell’assunzione potrebbe essere collegato a problemi del farmaco. Però prima occorre assicurarsi che il calo ci sia stato veramente...
Per quanto riguarda gli altri paesi «avanzati», possiamo ricorrere a quest’altro grafico, tratto da Rachel K. Jones e Stanley K. Henshaw, «Mifepristone for Early Medical Abortion: Experiences in France, Great Britain and Sweden» (Perspectives on Sexual and Reproductive Health 34, 2002, pp. 154-61), che purtroppo si arresta al 2000:
La differenza delle percentuali francesi rispetto al grafico precedente è dovuta al fatto che qui si usano le percentuali sugli aborti precoci, non sugli aborti totali. Per il resto, il quadro è identico.
Infine un grafico per la situazione svedese, tratto da Sveriges officiella statistik, Aborter 2008 (Stockholm, Socialstyrelsen, 2009, p. 19), con lo stesso tipo di dati del grafico precedente: la linea nera e quella blu indicano le percentuali degli aborti chirurgici con aspirazione praticati rispettivamente prima di 12 e 9 settimane di gestazione; la linea rossa e quella verde le percentuali degli aborti farmacologici praticati prima di 9 e 12 settimane (si tenga presente che in questo paese dal 1991 gli aborti precoci sono in costante aumento rispetto al totale degli aborti praticati, vd. il grafico 4 alla stessa pagina):
Abbastanza eloquente, direi.
Il buon Severino Antinori si dichiara da sempre antiabortista (nel senso di pro-life) e cattolico. Qualche mese fa voleva presentarsi in Vaticano per una battaglia comune contro il congelamento degli embrioni (a suo dire, già oggi bastano gli ovociti). In passato, tra l'altro, ha dichiarato di aver inventato la Icsi e di aver creato tre bambini tramite clonazione. Durante la campagna referendaria sulla legge 40 compariva da mattina a sera in tv a spiegare le ragioni dell'abrogazione, nonostante non fosse del comitato promotore. A oggi le uniche imprese certe del nostro sono due: aver sbaragliato ogni suo collega come presenza sui media, e aver contribuito a creare il clima di diffidenza verso la fecondazione assistita. E le due imprese sono strettamente collegate.
RispondiEliminaNel corso della campagna referendaria per l'abrogazione della legge 40, i servi del regime mediatico chiamavano Antinori come ospite, dalla parte del "Sì". Il motivo è ovvio: ad ogni sproloquio di Antinori, migliaia di telespettatori passavano subito dalla parte del "No". Le sue sparate sui "mongoloidi" erano vergognose, e il suo modo di parlare e di presentarsi faceva il gioco del fronte del "No". Per questo veniva invitato. Un altro esempio delle conseguenze del monopolio dell'informazione.
RispondiEliminaPiù o meno come con Bertinotti, che veniva invitato una sera sì e una no a Porta a Porta, fino al completo disfacimento della sinistra. Infatti a lavoro ultimato, è sparito dal video.