Chiara Lalli firma un intervento sulle famiglie arcobaleno (pp. 62-63):
In Italia ci sono molti bambini nati o cresciuti in famiglie omosessuali. Famiglie ricomposte, donne che hanno usato le tecniche di riproduzione artificiale, uomini che hanno fatto ricorso alla maternità surrogata, cogenitori (cioè una coppia di uomini e una coppia di donne che hanno insieme dei figli). L’omogenitorialià è dunque una realtà, e non sembrano esserci valide ragioni per condannarla o stigmatizzarla. La letteratura scientifica in merito, infatti, rassicura. Anche il buon senso può venirci in soccorso: se l’omosessualità non è una patologia e se il desiderio di avere un figlio è legittimo, dovrebbe esserlo indipendentemente dall’orientamento sessuale.Giuseppe Regalzi racconta invece la storia della colossale frode scientifica perpetrata dal dottor Woo Suk Hwang («Ascesa e caduta del re della clonazione», pp. 86-95):
Nel 2005 è stata condotta Modi di, una ricerca nazionale sulla salute di lesbiche, gay e bisessuali. Nel campione analizzato «il 17,7 per cento dei gay e il 20,5 per cento delle lesbiche, con più di quaranta anni, hanno almeno un figlio. La quota scende ma rimane significativa se si considerano tutte le fasce d’età. Sono genitori un gay o una lesbica ogni venti. Per la precisione il 5 per cento dei primi (il 4,7 per cento è padre biologico) e il 4,9 per cento delle seconde (il 4,5 per cento madre biologica)». Sono dunque circa centomila i figli cresciuti in una famiglia gay, secondo una stima inevitabilmente per difetto. […]
Il 12 gennaio 2006 il dottor Woo Suk Hwang stava piangendo di fronte alle telecamere della Tv sudcoreana. «Mi sento così annichilito e mortificato che non ho quasi la forza di chiedere scusa». Venti dei suoi colleghi, in piedi a capo chino dietro di lui, condividevano l’umiliazione di quei momenti. «Chiedo il vostro perdono», aggiunse Hwang rivolgendosi ai suoi concittadini, che l’avevano a lungo idolatrato e considerato un eroe nazionale. In quel momento agenti di polizia stavano perquisendo la sua abitazione e i suoi laboratori alla ricerca di prove, dopo che due giorni prima una commissione d’indagine istituita dall’Università Nazionale di Seul aveva concluso che i due articoli scientifici che avevano dato a Hwang la gloria, pubblicati sulla prestigiosa rivista Science nel 2004 e nel 2005, contenevano estese falsificazioni, e che la pretesa produzione di cellule staminali embrionali a partire da embrioni umani clonati, in essi documentata, non era mai avvenuta.
Ma come era stato possibile che una frode scientifica di questa portata passasse all’inizio inosservata? E quali eventi avevano trasformato Hwang in meno di due anni da oscuro esperto di scienze veterinarie nello scienziato forse più celebre al mondo, e infine in disprezzato truffatore? È quanto cercheremo di vedere nelle prossime pagine.
E' che siete fighi, non è che c'è tanto altro da dire.
RispondiElimina:-D
RispondiEliminaIl nostro amico coreano d'altronde è stato probabilmente un capro espiatorio, in una misura unicamente giustificata dalla natura della materia di cui si occupava, ed in parte alcuni dei risultati riportati sarebbero veri.
RispondiEliminaL'avvenuta clonazione di un cane, ad esempio...
Stefano: sul capro espiatorio ho qualche dubbio. E' vero comunque che alcuni risultati sono autentici (anche se di uno, paradossalmente, Hwang non si è accorto); trovi tutto nel mio articolo.
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