Avevano deciso di abortire. Ma una volta all’ospedale, per gli accertamenti preliminari all’interruzione di gravidanza, il primario, obiettore di coscienza, le ha umiliate nel corridoio del reparto, davanti al personale e alle degenti. «Assassina, sta uccidendo suo figlio», ha urlato Leandro Aletti, responsabile di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Melzo e noto antiabortista, simpatizzante di Comunione e liberazione, a ciascuna delle tre donne, dai 27 ai 36 anni, che avevano scelto quella struttura pubblica per abortire.In un paese civile, il responsabile sarebbe stato licenziato e l’ospedale costretto a un risarcimento multimilionario. Qui è già tanto che si arrivi a una letterina di scuse più o meno ipocrite.
L’aggressione verbale è riportata nella denuncia per ingiuria presentata al giudice di pace di Cassano d’Adda […].
Aggiornamento: l’Aletti, a quanto pare, ha fatto anche di peggio (ma la condanna subita non ha interrotto la sua carriera).
Aggiornamento 2: impagabile il titolo del post che Guia Soncini ha dedicato all’episodio: «Poi, quando qualcuno fonda il gruppo Facebook “Aspettiamo Leandro Aletti con delle mazze chiodate nel parcheggio dell’ospedale”, tocca pure leggere dichiarazioni indignate e solidali».
Interessante anche il post di Gilioli a riguardo.
RispondiEliminahttp://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2009/10/28/talebani-a-spese-nostre/
Ma quali scuse? Queste cose vengono considerate titoli di merito!
RispondiEliminaIl titolo è perfetto per il caso.
RispondiEliminaComunque, dal mio punto di vista, questo sta solo cercando di prepararsi un posto in Parlamento.