Credo che nessuna donna è favorevole all’aborto e chi vi è ricorsa si porta dietro per tutta la vita una ferita difficilmente rimarginabile.(Da un forum sull’aborto. Per precisione l’estensore della frase riportata si dichiara a favore del diritto di scegliere, ma non è questo che mi interessa in questo momento).
chissà perchè difficilmente rimarginabile. che palle.
RispondiEliminaPenso che sia vero, almeno per me. Ho deciso di farvi ricorso perché sono rimasta incinta di un terzo figlio quando il secondo era piccolissimo. Io e mio marito siamo due "lavoratori intellettuali", colti, laureati, mediamente benestanti. Solo che io lavoro tantissimo e il mio lavoro è necessario al sostentamento della famiglia. Non avrei mai potuto continuare a farlo con un terzo figlio. Ho pianto per 15 giorni, ho pianto sulle scale dell'ospedale, ho pianto lungo il corridoio che mi portava alla sala operatoria. Ho incontrato una realtà cruda e sbrigativa, priva di qualsiasi calore umano: eppure è quella stessa che ho difeso e richiesto in anni di battaglie femministe.
RispondiEliminaOggi, a distanza di quasi cinque anni, credo di aver fatto la scelta giusta, per me e per la mia famiglia, ma ci penso continuamente. Ho avuto una grave depressione dopo l'aborto, che ho curato subito perché ero consapevole che faceva parte degli "effetti collaterali" della mia scelta. Ma molte cose sono cambiate nella mia vita, in primo luogo il rapporto con mio marito. Continuo a partecipare alle riunioni a sostegno della 194, a battermi perché l'aborto sia garantito, ma vorrei anche che si offrisse, a chi fa questa scelta, un sostegno professionale psicologico nella fase di scelta (è inesistente), durante l'intervento ma soprattutto dopo.
Ma non è possibile: in questo paese, se si facesse una cosa simile, diventerebbe un'arma nei confronti di chi vuole abolire un diritto faticosamente conquistato, oppure un passaggio obbligatorio, un'assistenza paternalistica invece che preventiva-curativa, quando invece ho visto che ci sono anche donne che passano con più facilità di me attraverso questa brutta esperienza.
Suppongo che ogni donna sia contraria all'aborto come ogni essere umano sia contrario all'appendicectomia: l'ideale sarebbe non avere l'appendicite, ma in mancanza di alternative.
RispondiEliminaVisto che l'implicito paragone tra appendicite e nascita di un figlio avrà sicuramente fatto inorridire qualcuno, provo con un altro esempio.
Sono contrario ad annullare un viaggio già prenotato a pagato: per me l'ideale è poter andare in vacanza. Ma – per svariati motivi che al momento non ci riguardano – non posso andare, e quindi annullo.
In questo senso ritengo che sì, nessuna donna sia favorevole all'aborto.
L'ideale sarebbe che le donne o le coppie tenessero quei figli, sostenuti da una società preparata, in termini economici ed ideologici, sia per quanto riguarda il mondo del lavoro, sia nelle politiche per la famiglia, in modo da poter permettere a quel bambino di diventare uomo.
RispondiEliminaSe ci fosse una giusta politica in tal senso, gli aborti si ridurrebbero drasticamente.
Sig. Old, in che senso sostenuti in termini "ideologici"?
RispondiEliminaLa frase rappresenta come minimo una inaccettabile generalizzazione, cui è politically correct aderire ritualmente anche da parte di chi è pro-choice.
RispondiEliminaEsiste beninteso la possibilità che una gravidanza, interrotta o meno, lasci "una ferita difficilmente rimarginabile" nella vita di qualcuno, ma il cliché riportato suggerisce che gli individui per cui l'episodio è stato in effetti meno drammatico di un'estrazione dentaria non sarebbero "vere donne" o "mentirebbero a se stesse" o sarebbero preda di una rimozione freudiana.
Il tutto non solo è inaccettabilmente paternalistico, ma tende ad essere una self-fulfilling prophecy. Nel senso che se una donna è vittima di un condizionamento ambientale che le rappresenta la circostanza come "una ferita difficilmente rimarginabile", le probabilità sono come è ovvio nettamente più alte che venga percepita in questo mondo, e perciò che a tutti gli effetti pratici una "ferita difficilmente rimarginabile" lo diventi veramente.
Qui ci sono dei punti di vista interessanti (di cui io sono stato in un certo senso la causa diretta, come si spiega all'inizio del post...).
RispondiEliminaHo conosciuto donne che hanno dovuto ricorrere loro malgrado all'aborto e non è certo stata una decisione presa a cuor leggero; nè un atto rimasto privo di conseguenze psicologiche. Personalmente, non approvo l'utilizzo dell'aborto, ma sono per la piena libertà di scelta da parte della donna.
RispondiEliminaRitengo sig marcoz che in italia non ci sia una larga consapevolezza sulla realtà di alcune situazioni famigliari, quelle che portano a rinunciare ad un figlio anche con l'aborto.
RispondiEliminaSpecialmente nel campo lavorativo, come ci ha testimoniato la signora anonima prima, una gravidanza per una lavoratrice è vista come un acciacco, un problema, un costo per l'impresa, un problema di tempo, di gestibilità della vita, ecc.
Questo porta a credere alcune donne che sia giusto non tenere un figlio, o neppure cercarlo se desiderato.
Immaginiamo per un momento che esista sotto una certa soglia di reddito famigliare, una legge che stabilisce un bonus mensile di mantenimento per il figlio che si decide tenere, indipendentemente da fatto che sia il primo, il secondo o il terzo figlio.
l'aspetto economico sarebbe solo una parte, chiaramente...
Lo stato ti dà quello di cui hai bisogno.
Quante donne rifiuterebbero una gravidanza o la cercherebbero, avendo queste possibilità?
Ma per l'appunto, è in un certo senso un nostro problema ideologico, di tutti, occorrerebbe proprio uno sforzo mentale nelle coscenze di ognuno perchè si arrivi a tali provvedimenti.
Un po' come produrre macchine che facciano al massimo 130 se il limite è quello, un po' come mettere la cintura o il casco, fare la raccolta differenziata...
Queste sono concretezze, indice di vera civiltà di un paese, non tanto mille diritti sulla carta che poi non voglion dir nulla.
Per quanto riguarda il self-fulfilling prophesy del sig Vaj, non condivido assolutamente.
Se vosse valido il discorso, che ha se vogliamo una sua logica, dovrebbe esserlo in ogni momento storico dell'esistenza umana.
Questo non è assolutamente così nella realtà, tanto più che stiamo parlando di questo oggi, in un paese dove si può abortire!!
Dividere, allontanare, interrompere la maternità di una donna è sempre stato un evento traumatico, indipendentemente dal condizionamento esterno;
e come si dice da noi, " da ch'è mond, è mond"!
Signor Old in parte il suo discorso sul bonus economico ha anche senso, ma come poi fare ad evitare che questo alimenti un avvitamento perverso che chi è in condizioni di miseria non solo economica ma anche paterna e materna faccia figli dissennatamente solo per avere il suddetto aiuto da parte dello Stato.
RispondiEliminaL'esperienza insegna che più alti sono gli standard di vita e meno figli le coppie fanno non solo per i motivi economici e lavorativi da lei indicati, ma anche perché sanno che più numerosa è una famiglia e più gli standard inevitabilmente si abbassano, mentre chi vive in standard bassi fa generalmente più figli perché tal volta non gli frega un tubo che i propri figli possano aspirare a condizioni di vita migliori.
Io sarei anche a favore del bonus ma solo in una società dove è diffuso in tutti gli strati sociali, l'idea che i figli vanno fatti proporzionalmente alle proprie possibilità di crescerli ed allevarli (una sorta di genitorialità responsabile), e non sulla base che tanto i figli li faccio e poi li lascio sulle spalle della comunità, cioè di qualcun altro (ovvero genitorialità deresponsabilizzata).
E non sto solo parlando dei casi limite, perché conosco ben due famiglie di operai, rispettivamente con tre e quattro figli, e i problemi seri per la loro condizione famigliare sono sorti quanto hanno deciso di mettere al mondo i terzi e i quarti figli. Quindi va bene il discorso degli aiuti economici, ma questo non deve servire per migliorare le condizioni famigliari, non per incentivare quelle disgraziate. E guardi che io non considero disgraziate le situazioni dove ci sono famiglie numerose, ma quelle quelle create con colpa da genitori disgraziati che sono andati ben oltre le loro possibilità.
Certo, marcoz, esiste anche la possibilità che si verifichi quel che sostiene.
RispondiEliminaCiò nonostante non credo che esista la maggioranza di questi casi, che a mio parere rimarrebbe una percentuale molto bassa.
Occorre sempre valutare il rapporto che si ottiene tra costi benefici, e dove i benefici sono di gran lunga superiori.
Teniamo conto che le mamme o le famiglie che vorrebbero più figli, è un fattore trasversale, indipendente dalla posizione economica.
Conosco famiglie benestanti con tanti figli e ben contente di questo, come ne conosco di meno abbienti con nessuna intenzione di aver figli, seppur la loro condizione economica potesse migliorare!
In ogni caso, l'aspetto economico di tale cambiamento mentale di una società riguarda solo una parte, ci sarebbe ben altro di contorno!
E poi scusi, vorrei vedere chi pensa di far soldi facendo figli!
Mi sa che duri poco questa "impresa"!
Nella sostanza ritengo che ogni problema può essere affrontato e risolto in vari modi, e non sempre il più immediato è quello che paga di più, come in questo caso del diritto all'aborto.
Mi firmo Marco non Marcoz (di rendo conto solo ora che c'era anche questo nick molto simile al mio e mi scuso per la confusione). Old quello che intendo dire, è che prima di dare bonus occorre cambiare mentalità; perché allo stato attuale il bonuns non sarebbe di certo servito a convincere la signora del commento delle 8/1/10 16:35 a tenere il bambino, ma sarebbe stato di certo un probabile stimolo a una famiglia in condizioni ben peggiori a farne un altro. E se non si vuole far cambiare mentalità a questo paese ovvero spingerlo verso una genitoriale responsabile, l'unico modo per disincentivare gli aborti è assicurare alle famiglie non sovvenzioni statali pro-bebé, ma una maggiore stabilità sociale e famigliare. Insomma il futuro di un paese del primo mondo non è fatto da famiglie numerose che sopravvivono di pubblica assistenza, ma di famiglie autosufficienti e dimensionate sulla propria autosufficienza.
RispondiElimina..piacerebbe anche a me...ma nell'immediato e nel mentre si cambia mentalità non vedo altre soluzioni.
RispondiEliminaPerchè non è che si cambia mentalità o l'economia di un paese dall'oggi al domani e nel frattempo le donne abortiscono.
Mi scuso per lo scambio di nick...
Dovrei firmarmi Zocram, per distinguermi, ma suona troppo diabolico.
RispondiEliminaPrendo atto della sua "idea", sig. Old, cioè che essere genitori è sempre e comunque bello e non sentirsela è buuh! brutto e cattivo (dannate mentalità in contrasto con la legge naturale!)
Mi limito solo a dire due cose (perchè, in quanto maschietto, mi sento un po' abusivo, nel thread di un post del genere). La prima è che la sua affermazione "interrompere la maternità di una donna è sempre stato un evento traumatico" è falsa, per quanto mi riguarda. Ho raccolto in passato testimonianze di donne che, seppur consapevoli dell'importanza e della "gravità" della loro scelta, non hanno avuto sostanziali ripercussioni emotive per aver abortito, e che a distanza di tempo hanno avuto la conferma di aver operato la scelta migliore (non so se mi abbiano mentito o se stessero mentendo a loro stesse, ma tant'è).
La seconda è una considerazione molto personale. Ritengo che mettere al mondo figli in rapporto alle proprie potenzialità economiche sia una sciocchezza totale. Io ne ho due e potrei pure permettermene di più. Però, se decidessi di allevare mammiferi in numero superiore a tre, penso che aprirei un allevamento di cani o di cavalli; che quando hai dato loro un tetto, il pasto e due carezze, almeno sono felici e contenti.
E, inoltre, hanno il plus di poter essere venduti.
Saluti
P.S.: la questione del condizionamento non è affatto una teoria balzana. Si figuri, sig. Old, che ci sono persone che mentono anche in situazioni molto più banali (e sono menzogne per lo più istintive, spesso inconsapevoli), per sfuggire al biasimo sociale.
Persino quando il "giudice" è soltanto un anonimo operatore di indagini di mercato:
"Che musica ascolta?" - "Mah un po' di tutto, dalla musica classica al rock." Quando l'unico brano di classica che ha mai sentito l'intervistato in vita sua è la sigla di SuperQuark.
Non posso esprimermi strettamente nel merito, non essendo donna.
RispondiEliminaSi potrebbe però ipotizzare che in una società largamente vegetariana e in cui mangiare una bistecca fosse consentito (o concepito) - per legge - unicamente in risposta al principio della libera scelta, o per contrastare il fenomeno della carne clandestina (che poi spesso va a male e fa male), si potrebbe arrivare al punto in cui la grande maggioranza dello sparuto gruppo di persone che di tanto in tanto mangiassero carne si sentirebbe in colpa di farlo: forse realmente, forse solo per darlo a vedere (pur essendo nel profondo a posto con la propria coscienza). Detto ciò, a prescindere dall'origine culturale o contingente di un modo di sentire, esso non è meno reale di un qualunque altro. Per quel che riguarda le "strategie", invece, ritengo che uno possa tentare di persuadere la gente direttamente che mangiare carne sia un gesto innocente, ma la via dell'eliminazione del senso di colpa è come curare i sintomi invece che la malattia.
Detto ciò, secondo me certe volte c'è, anche nel campo pro scelta, una deriva dai toni quasi melodrammatici nel descrivere la condizione della donna che abortisce; deriva che sa molto, ma molto di artefatto, di convenzionale, e potrebbe persino celare un forzoso desiderio di rimuovere nell'interlocutore il sospetto di un distacco morale dalle cose ("se io dico subito che secondo me l'aborto è sempre percepito come fatto gravissimo allora non mi si potrà accusare di essere insensibile verso la vita").
...di fatto le donne che stanno male per quel che hanno fatto esistono eccome, per il semplice fatto che avrebbero avuto un figlio e non lo hanno voluto.
RispondiEliminaDonne non religiose convinte, prima, all'aborto.
Farneticare su questo e quel perchè, serve solo ad offuscare il punto della questione.
Marcoz, se non vuole figli o sta attento o non fa sesso! sia un po' più responsabile! siamo tutti adulti ed emancipati, no?
Facile dare una bastonata al cane, che morde, se non gli ho insegnato nulla!
Oltretutto, non ho mai sostenuto che si debba fare figli in rapporto alla propria posizione economica.
"di fatto le donne che stanno male per quel che hanno fatto esistono eccome"
RispondiEliminaNe sono convinto. Non penso che lo siano tutte.
"se non vuole figli o sta attento o non fa sesso! sia un po' più responsabile!"
Guardi, sig. Old, dalle mie parti ci si comporta così: mia moglie prende la pillola, io indosso due profilattici (una fatica!) e, al tempo stesso, pratico il coito interruptus; se dovessi distrarmi e non ritrarmi per tempo, nessun problema: mia moglie ha a portata di mano un comando per azionare un dispositivo meccanico che mi scaglia contro il soffitto, grazie a una potente molla e a una imbragatura a cui mi assicuro prima del rapporto (tutto sommato, un po' di bondage non guasta).
Che dice, può bastare per apparire "responsabile" ai suoi occhi?
Mi faccia sapere: ci tengo.
Saluti
Old, non so se con la prima parte dell'ultimo messaggio lei si riferiva anche al mio intervento. Io non ho sostenuto (capisco che era un po' troppo implicito) che alcune donne la quali dicono di aver scelto soffrendo lo dicano perché condizionate culturalmente, ma ho più semplicemente affermato che se anche così fosse (reagiscono a un condizionamento) non cambiarebbe molto: perché il sentimento non sarebbe per questo meno reale.
RispondiEliminaÈ ovvio che se una donna si dovesse pentire della propria scelta ne soffrirebbe. Qui però si sta parlando di quei casi in cui la donna permane convinta di aver fatto la scelta giusta, rinunciando ad un bambino in quel momento, ma ugualmente ne soffrirebbe (o direbbe di soffrirne) indefinitamente. Quest'ultima affermazione, peraltro, come detto nel post del blog, è pronuunciata spesso non dalla persona in questione ma da un'altra, che non si trova nella stessa condizione e stabilisce nondimeno cosa quell'altra pensa.
Volevo aggiungere una considerazione circa il discorso del condizionamento sociale e dei riflessi di questo su una donna che ha abortito.
RispondiEliminaIl condizionamento esiste, trasversalmente però, sia per le donne credenti, che abortiscono ugualmente, andanto contro religione, sia per le donne non credenti, che abortiscono e che vivono immensi sensi di colpa.
Questo sta a significare che la questione ha un significato, una sua verità, indipendente dal condizionamento della società.
Per questo ogni donna dovrebbe essere in grado di poter giudicare liberamente, e sottolineo liberamente, una tal decisione, priva da ogni condizionamento.
Inevitabilmente questo giudizio ne sarebbe allienato, altrimenti!
...c'è anche da dire sig Paolo de gregorio, che solo una donna può definire cosa passa nella testa di un'altra donna, veramente; e qui di donne purtroppo non se ne sono ancora espresse molte...
L'unica sostiene la 194, ma anche che ha sofferto, soffre e pensa a quel che ha fatto, si è fatta curare e nemmeno lei sa, mi sembra di intuire, se queste conseguenze negative avranno termine.
Ora, a questa signora va tutta la mia ammirazione per la sincerità della sua testimonianza.
La signora giustamente ammette che la sua vita è cambiata profondamente.
Come sarebbe cambiata profondamente se avesse deciso di tenere quel bambino.
A quel punto ognuno di noi, (voglio inserire anche la figura dei padri) onestamente dovrebbe giudicare, perchè è per noi stessi che si sta decidendo, in quale senso cambiare la propria vita.
E il bello è proprio questo giudizio, che tante volte si è tentati di mascherare e che alla fine ci inganna.
Ne è prova la testimonianza della signora.
Immagino e spero che per ogni donna l'idea di abortire sia una cosa orrenda. In fin dei conti, si decide di non dare la vita a un insieme di cellule che se lasciate andare avanti, diventerebbero tuo figlio. Non mi pare una scelta da poco e chiunque abbia un po' di sensibilità umana o un po' di filosofia credo ne resti profondamente coinvolta, da quella scelta.
RispondiElimina@ Anellififum0
RispondiEliminaQuindi secondo te una donna che dopo aver abortito, essendo convinta di aver fatto la scelta migliore possibile, non ne restasse indefinitamente profondamente coinvolta, o non lo consideri orrendo, è una donna priva di sensibilità?
"si decide di non dare la vita a un insieme di cellule che se lasciate andare avanti, diventerebbero tuo figlio"
Perché solo le donne? Lei non ha mai buttato "per terra", o anche contro della gomma, un insieme di cellule che "se lasciate andare avanti, diventerebbero tuo figlio"? E come mai non la considera una cosa orrenda? Non ne è ancora profondamente coinvolto?
Se il problema vero è il futuro di un insieme di cellule, dico ...
"...ogni donna dovrebbe essere in grado di poter giudicare [sull'aborto] liberamente, e sottolineo liberamente, una tal decisione, priva da ogni condizionamento." old 11/1/10 00:40
RispondiElimina"Fa veramente schifo che una donna possa abortire senza alcun minimo rimorso di coscienza, semplicemente con una pillola; gravidanza dovuta ad un banale errore, come che so, sbagliare comprare un paio di scarpe e non volerle più." old 28/11/09 15:04 https://www.blogger.com/comment.g?blogID=21665869&postID=1106273583582880260
Personalmente dovessi rimanere incinta nonostante tutte le precauzioni che prendo per evitarlo, abortirei senza pormi il minimo problema e dopo non ci penserei più. Non vedo perchè dovrei sentirmi responsabile per un ovulo e uno schizzo di sperma, sinceramente. Non voglio figli e credo che ogni donna venga prima degli embrioni che potrebbe o meno ospitare nella sua vita.
RispondiEliminaPer diminuire il numero di aborti non guasterebbe avere corsi di educazione a partire dalla prima media , tra l'altro, ma a dire che l'educazione sessuale sarebbe più utile dell'ora di religione si passa per nazisti.
Bè, dello schizzo non ne è responsabile, ma dell'ovulo si!
RispondiEliminaQuello ce lo mette lei, no?
Stia attenta a non dire gatto se non ce l'ha nel sacco!
Nella mia esperienza questa è una affermazione non aderente alla realtà. Ho conosciuto molte donne che hanno praticato anche molte volte l'aborto senza il carico emotivo difficilmente rimarginabile di cui si parla nel post. Naturalmente per nessuna di queste donne l'aborto terapeutico è stata una esperienza piacevole, ma per motivi spesso molto diversi da quelli che sembrano implicati dal post, molto semplicemente perché la pratica era invasiva, a volte dolorosa, perché doveva essere fatta di nascosto dal marito/compagno/famiglia. Condivido che l'affermazione sia in odore di paternalismo e di generalizzazione a tutte le donne di un travaglio che appartiene solo ad alcune,.
RispondiEliminaSpesso, sempre nella mia esperienza, le differenze hanno a che vedere con il contesto culturale e sociale, con le aspettative, e qui ritorniamo all'argomento della self-fulfilling profecy.
L'argomento mi pare schiacciasto su una ottica ultrasemplificatoria. Personalmente ho anche conosciuto madri che sono state in grado di abbandonare i propri figli senza il carico psicologico ed emotivo che accompagnerebbe lo stesso comportamento nella nostra società. Si noti che non condono assolutamente questo atto, ne lo ho considerato alla leggera nei casi specifici, ma prendo nota semplicemente che un atto come quello dell'abbandono di un figlio può, in alcune situazioni e contesti, essere considerato in maniera decisamente diversa da come lo considereremmo noi.