Sono nuovamente ospite del blog Estropico, con un post sulle predizioni di un romanzo di fantascienza di quarantatré anni fa.
È l’arte più difficile; è, per dirla tutta, un’arte impossibile. Ma prevedere il futuro – di questo sto parlando – è anche un’arte indispensabile: non possiamo rinunciare del tutto ad anticipare, sia pure per vaghi accenni, in quale direzione stiamo andando, cosa ci aspetta dietro la prossima collina.
I metodi non mancano: modelli matematici, curve esponenziali e logistiche, scenari; ma nel migliore dei casi sono ovviamente solo delle euristiche, tecniche empiriche che possono farci avvicinare alla verità ma non possono dimostrarla rigorosamente. Fra i tanti, un sistema accessibile e non privo di efficacia è quello di esaminare le previsioni fatte in passato, cercando di imparare dai successi e – soprattutto – dagli errori di chi ci ha preceduto. Siamo nel 2010; nulla di meglio, allora, che esaminare un romanzo di fantascienza di qualche tempo fa ambientato in quest’anno. Non il ben noto 2010: Odyssey Two di Arthur C. Clarke, ma Stand on Zanzibar (Tutti a Zanzibar nell’edizione italiana della Nord, che è del 1977) dello scrittore britannico John Brunner (1934-1995), scritto nel 1967 e pubblicato nel 1968. Il libro si presta al nostro scopo: grazie a una tecnica narrativa particolare, che Brunner aveva preso in prestito dai romanzi di John Dos Passos, e che utilizza titoli di notiziari, spot pubblicitari, canzoni, slogan governativi, conversazioni casuali, citazioni di libri, nonché una folta schiera di personaggi e molteplici fili narrativi, ci ritroviamo in mano un affresco inusualmente dettagliato. Non ne riassumo la trama, che è secondaria rispetto ai nostri scopi, e passo direttamente all’esame delle predizioni. […]
(Continua su Estropico.)
magnifico libro. Quindi non e' un caso che ti piaccia Egan: hai veramente ottimi gusti ^__^.
RispondiEliminaDopo commento anche di la', mi pare che una predizione azzeccata l'hai scordata - ma devo controllare.