venerdì 26 febbraio 2010

Ma anche


È di domenica passata, ma anche talmente universale che non invecchia (Pierluigi Battista, Ma anche. Né angeli né demoni di fronte alla storia, Il Corriere della Sera, 21 febbraio 2010). Ci sarebbe molto da commentare, ma scelgo solo un breve passo per non dilungarmi troppo.
Qualche volta, nelle questioni importanti dell’esistenza di ciascuno di noi, il «ma anche» è una triste necessità, che solo superficialmente può essere spacciata per ipocrisia. Si può essere per principio (come chi scrive) contro l’eutanasia, «ma anche» sperare che un giorno, quando la propria vita sarà solo dolore per sé e per gli altri, qualche mano pietosa possa mettere fine a inutili sofferenze. È solo intollerabile e ipocrita «doppiezza»? Difficile stabilirlo.
Battista prosegue citando la rivoluzione, Franco Moretti, Jean Jacques Rousseau, Barak Obama e tanti altri. Ma sembra lasciare indietro il semplice buon senso. Che potrebbe essere sintetizzato più o meno come segue: chi non è del tutto tonto sa bene che la complessità non può essere ridotta drasticamente a divisioni manichee buono/cattivo, bianco/nero. E che i desideri sono mutevoli e che solo la morte interrompe lo scorrere della nostra esistenza non lineare e non pianificata secondo un foglio excel di un burocrate zelante.
Se il “ma anche” volesse sottolineare questo aspetto, banale e affatto sorprendente, ci sta bene. Ma il passo che ho riportato lascia emergere una fregatura. O una autorevole assenza: la distinzione tra il piano personale e quello legislativo, o pubblico. È assolutamente lecito che Battista (e chiunque altro) rivendichi l’incertezza, addirittura il rischio o la certezza di contraddirsi. Si ama qualcuno pur sapendo che ce ne stancheremo; si urla una idea consapevoli che potrem(m)o cambiarla e calpestarla. Niente da dire. Non è lecito però, anzi è vile e da prepotenti, imporre a qualcun altro la nostra visione. Soprattutto perché consapevoli di non essere detentori della Verità, ma di un parere cangiante. Ecco che l’esempio della eutanasia manca di un pezzo rilevante: Battista sta parlando per sé o per tutti? È contrario alla sua eutanasia o a una legge che permetta a tutti di decidere secondo le proprie idee? Non è difficile stabilire se sia intollerabile e ipocrita doppiezza: se parla per sé non abbiamo nulla da criticare. Se invece pretende di mantenere la doppiezza sul piano giuridico non va bene, anche perché una legge non può essere oscillante, ma deve scegliere da che parte stare. Se una legge è liberale, permettendo di scegliere e di cambiare idea, tutte le posizioni potrebbero essere rispettate. Se invece una legge vuole imporci una posizione, chi poi – dopo averla sostenuta – vuole percorrere una strada diversa è sì ipocrita e insopportabile.
(Prevengo analogie dissennate prima che vengano rivendicate: l’eutanasia è un esempio perfetto per la realizzazione di una legge liberale perché le scelte dell’agente ricadono sull’agente stesso e nessuno dovrebbe intromettersi – non si potrebbe dire di un omicidio o di una aggressione, perché le scelte dell’agente ricadono anche su colui che viene ucciso o aggredito. Piergluigi Battista, però, non sembra concordare, dal momento che definisce l’eutanasia una pratica selvaggia in Il ricatto della deriva, Il Corriere della Sera, 28 febbraio 2009. Ma potrebbe anche avere cambiato idea).

6 commenti:

  1. "Soprattutto perché consapevoli di non essere detentori della Verità, ma di un parere cangiante"

    Ma allora chi deve esserlo?
    Perchè la verità in ogni cosa, esiste, eccome se esiste.
    Se ognuno di noi non può essere detentore della verità, significa dare credito alla filosofia della fregatura in ogni cosa.
    Rifiuto a piedi pari una tale affermazione!

    Perchè se vi dico che ho una bocca, un naso e due orecchie è sacrosanto che detengo la verità di quel che dico!
    Perchè questa possibilità, quella di determinare la verità nelle cose, nella realtà è data a tutti, indistintamente!
    Qual'è la giustizia che vive senza la possibilità di aderire alla verità!
    Quale giudice si sentirebbe moralmente appagato dal proprio lavoro, sapendosi enunciatore di "pareri cangianti"!
    Ognuno di noi ha il dovere morale in vita di stabilire quale sia la verità su ogni cosa!
    Pena il vivere nella falsità e nella menzogna.
    E non raccontiamocela, ipocrisia pura, quando ci si accorge di essersi sbagliati, quindi di non aver detenuto la verità di quel qualcosa, nell'affermare che non siamo pentiti, o dispiaciuti nell'averlo fatto o detto!
    Con che speranza andiamo avanti senza sapere che gli elementi che utilizziamo per fare o per dire qualcosa, siano veri; poi alla fine, a risultato ottenuto, se scopriamo che abbiamo perso tempo, perchè è solo perdita di tempo, visto che non ne abbiamo all'infinito, ci diciamo: peccato, quel che vale è averci provato...
    In realtà abbiamo fallito, e vedendo la questione sulle cose importanti, non ci resta altro che darci del coglione!...e quel che si è fatto non si ripresenta più.

    Venendo al succo della qustione, o ammettiamo che ammazzarsi quando si vuole è lecito, vero, o ammettiamo che ammazzarsi non è lecito mai, non è vero mai!
    E qualcuno su questo, non detiene solo un "parere cangiante", detiene la sacrosanta Verità.
    I ma e i perchè non vengono concessi!

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  2. "ma Anche"

    ...non pretendere che per legge ci debba essere qualcuno che esaudisca la tua volontà!

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  3. Il bello di tutto ciò, a giudicare dalla battitura scevra da dislessia, è che il sig. Old scrive da sobrio (la virgola e l'apostrofo random ci stanno, Filippo: dai, non facciamo gli zelanti!).
    Ironie a parte, chiedo al sig. Old una soddisfacente e univoca definizione di verità, visto che l'ha menzionata innumerevoli volte. A questo punto, è un imperativo, vero?

    Buona giornata

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  4. Fattelo spiegare dalla lalli che l'ha citata prima di me!
    Se fai 2+2 ci riesci da solo sicuramente!
    Marcoz comunque un commento interessante!

    In ogni caso, siccome il mio lavoro è ben altro che scrivere, se mi metto sul computer ogni tanto per scrivere qualche frettolosa battuta, lo faccio sempre senza pensare che dall'altra parte ci sia qualcuno che non ha nient'altro di meglio da fare che correggermi il tema indicandomi in rosso gli errori!
    E non ho nemmeno l'intenzione di rileggere quel che ho scritto per trovare eventuali errori!
    Altrimenti dovrei pretendere il voto come a scuola!
    Nel tema inoltre è sufficiente anche il contenuto, sebben in presenza di qualche errore ortografico.

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  5. Guardi, sig. Old, che non se la può cavare così a buon mercato: urge un suo chiarimento sulla verità. Altrimenti, mi sentirò autorizzato ad applicare, senza indugio, quanto si dice a proposito del rapporto tra forma e sostanza.
    (mi rendo conto che la spada di Damocle del mio fondamentale giudizio potrebbe toglierle il sonno, ma io sono persona poco propensa alla pietà)

    Saluti

    Nota a margine: penso che, seppur rozzamente, la mia idea di verità coincida con quella di Chiara Lalli; quindi, per quanto mi riguarda, un atto chiarificatore in tal senso sarebbe superfluo, da parte dell'autrice del post.

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  6. Immagino che la mia idea di verità sia diversa dalla sua, come ho già scritto in altri post passati e ampiamente discussi con voi.
    Per questo non ho alcun interesse a rispondere di nuovo a lei facendomi prendere in giro!
    Si vada a rileggere quel che ho scritto.

    Per concludere, qualcuno qui tra noi, questa verità la detiene, l'altro si sbaglia.

    Da qui rilancio un altro tratto della lalli:

    "una legge che permetta a tutti di decidere secondo le proprie idee?"

    Non è una legge! Non occorre una legge che stabilisca che ognuno è libero di comportarsi come vuole.
    Cosa di più logico del non avere una legge a riguardo.
    Voglio precisare che io la legge la esigo!

    Questo dimostra il fatto che chi ha scritto questa frase o chi la sostiene sta ragionando a spanne!

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