Le mani sulla free press. Licenziati in tronco i direttori di “DNews”, quotidiano con redazioni a Roma, Milano, Bergamo e Verona. Eppure l'hanno fondato loro, Antonio e Gianni Cipriani.Qui invece la lettera che Antonio Cipriani e Gianni Cipriani scrivono alla redazione di DNews. Ne copio una parte qui sotto.
“Giusta causa”, secondo l'editore Mario Farina. Accusati, secondo i rumors, di non aver più firmato editoriali da troppo tempo... Sospettati, secondo altri, di aver troppe poche cautele nei confronti del potere costituito, Alemanno, Polverini, Moratti, Formigoni e, soprattutto, Berlusconi... L'ultimo numero con la loro firma, distribuito venerdì 14 maggio, titola in prima pagina nell'edizione di Roma: “La sanità ci costerà nuove tasse”. E, nell'edizione di Milano: “Prove di rivolta al Triboniano”. Come dire: una redazione a caccia di notizie e con in più un gruppo di editorialisti che non vuole mordacchie, da Ennio Remondino a Mario Morcellini, da Ritanna Armeni a Massimo Bordin. Mix evidentemente indigesto per chi più che alla libertà di stampa punta al marketing.
I Cipriani sono recidivi. Nel 2004 avevano inventato E-Polis, e tre anni dopo se ne erano andati con l'arrivo di Marcello Dell'Utri nella compagine societaria (e con loro lasciarono il giornale quaranta editorialisti). Nel 2008 hanno fondato Dnews, mezzo milione di copie. Gli unici due esempi italiani di quella che si chiama “free press di terza generazione”: distribuita gratuitamente e pagata dalla pubblicità, ma anziché puntare su notizie sincopate, per un pubblico che per leggere ha il tempo di poche fermate di metropolitana, si presenta come un giornale tradizionale, per una lettura più approfondita, riflessiva.
E' andata a finire che il pubblico ormai riconosceva E-polis del nuovo corso come giornale filo-governativo e Dnews decisamente libero e democratico. Adesso, probabilmente, si assomiglieranno di più: l'editore avrebbe già annunciato per la Dnews post-Cipriani una direzione moderata...
Perché il bavaglio non è solo alle tv.
P.S. Sono una dei 40 editorialisti che hanno lasciato E-polis insieme ai Cipriani. A DNews siamo assai meno, da quando l'editore ha imposto un drastico taglio di foliazione (e sacrifici alla redazione): e adesso ci risiamo... Solidarietà ad Antonio e Gianni, e a tutti i colleghi di DNews.
Ma noi siamo rimasti uniti, anche nelle difficoltà, anche quando si è aperta una crisi improvvisa e devastante, immediatamente dopo l'acquisto di Metro da parte di Nme, una società che successivamente è diventata tutta di Litosud. Come dire: due società, due giornali, uno stesso padrone e uno stesso sistema.PS
Siamo rimasti uniti e abbiamo passato l'estate a cercare soluzioni che garantissero il lavoro di tutti.
Ma torniamo a questi giorni. Sulle motivazioni del licenziamento non serve spendere neanche una parola: sono palesemente immotivate. Pretestuose, e servono solo a toglierci politicamente di torno in un momento caldo. In un momento in cui si apre una partita importante per tutti voi.
Parliamo invece di questa professione e ricordiamoci che la libertà di stampa e la democrazia dell'informazione dipendono giorno per giorno da ognuno di noi. E' difficile fare bene questa professione in una palude in cui prevalgono logiche discutibili, in cui la vicinanza con i potenti e una sorta di asservimento al sistema di potere, procura incarichi e denaro. E' difficile avere la testa alta e il coraggio del proprio sguardo quando sembrano prevalere i giornalisti d'acqua dolce.
Ma se una speranza c'è per questa professione, si cela in chi ha il coraggio delle proprie idee, di innovare e di faticare. In chi ha la voglia di essere testimone di ciò che accade e non "riportino" di ciò che serve che si sappia.
Se una speranza c'è ancora, va riposta sulle migliaia di colleghi e colleghe che giorno dopo giorno, in tutto il paese, in piccole o grandi realtà, sul web, sono testimoni della realtà. Non volti noti e televisivi, ma giornalisti bravissimi e sconosciuti alla maggioranza. Paladini di una informazione libera e democratica, come noi tutti con i nostri giornali, fatti con grandissimo senso di rispetto e professionalità proprio perché letti maggiormente dai giovani e giovanissimi. Da tutta quella fascia di persone che va informata seriamente e non indottrinata di sciocchezze.
Sono anche io una dei 40 editorialisti che ha lasciato E Polis e che ha scritto in questi anni per DNews. Che altro aggiungere? Un senso di schifo.
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