lunedì 26 settembre 2011

Nepotismo mon amour



Su Plos One esce un articolo di Stefano Allesina sul nepotismo accademico: è una desolante fotografia del sistema universitario italiano che fa arrabbiare molti baroni indigeni. Ci siamo fatti raccontare da Allesina, assistant professor all’Università di Chicago, come si misura il nepotismo e a che punto siamo arrivati

Non c’è dubbio che esistano famiglie talentuose. Lo stesso Allesina ne cita alcune all’inizio del suo articolo, Measuring Nepotism through Shared Last Names: The Case of Italian Academia, pubblicato lo scorso agosto sulla rivista scientifica open-access della Public Library of Science: i Bernoulli si sono passati il dono della matematica per tre generazioni e nella famiglia Curie il talento per la fisica e per la chimica era contagioso. Queste sono eccezioni però e se, entrando in un dipartimento, ci imbattiamo nello stesso cognome scritto su troppe porte, dovremmo sentire puzza di bruciato, ovvero di nepotismo.
Qual è l’origine del termine “nepotismo”? Nel medioevo i papi, non potendo ufficialmente avere figli, riservavano posti prestigiosi e favori ai nipoti. Poco importa se il nipote avesse qualità o no. Questa pratica invade come una metastasi l’università italiana, dove la parentela e il clientelismo hanno sostituito le competenze. Il barone è il protagonista di questa distopia reale: crea e distrugge carriere a suo piacimento.
“La situazione accademica italiana” racconta Allesina “è afflitta da vari problemi tra cui il nepotismo, sebbene non ci siano dati certi della sua diffusione. Davanti al database del Cineca (www.cineca.it) mi sono chiesto se fosse possibile pesare il nepotismo, andando oltre i casi isolati di denunce. Tutti quelli che conosco sanno di 1, 2 o 3 casi, ma quanti sono in totale? L’evidenza raccolta è fatta da aneddoti. Io volevo i numeri”. E i numeri disegnano un sistema profondamente basato su pratiche nepotistiche.
Ci sono oltre 61.000 professori divisi in discipline, circa un accademico ogni 1.000 persone. “Se fossero assunti in base al merito” prosegue Allesina “la distribuzione dei cognomi per ogni disciplina dovrebbe essere equivalente alla distribuzione nazionale dei cognomi. Ho contato i cognomi distinti e li ho confrontati con quanti dovrebbero essere. Cosa penseremmo se tirassimo un dado mille volte e uscissero solo 4 numeri?”.

Su Il Mucchio Selvaggio di ottobre.

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