martedì 17 gennaio 2012

Test: scopri il discriminatore che è in te

È raro che qualcuno ammetta di essere ingiusto. La strategia più comune è quella di considerare immeritevoli quelli verso cui siamo ingiusti. “Discriminatorio io?” “Ma no, sei tu a non avere i requisiti per essere trattato diversamente da come ti tratto. Non sono ingiusto io, se tu che sei inferiore.” Il dominio dei destinatari è vasto: persone di un sesso diverso dal nostro, appartenenti a un’altra cultura, nate in un Paese o in una città più o meno lontani da noi. L’eventuale diversità viene trasformata in una gerarchia in cui noi siamo i più ganzi, e gli altri sono inferiori, in una visione claustrofobica e autistica. Chissà, magari non è solo mala fede o potere seduttivo del sopruso, alcuni ci credono davvero e non notano le analogie di una loro posizione (ingiusta e ingiustificabile) con altre che loro stessi valuterebbero inammissibili, moralmente ripugnanti e irrispettose dell’uguaglianza tra le persone. Non abbiamo ancora bisogno di discutere quest’ultimo punto, vero? È difficile capire se, nel caso di Michele Bachmann, siamo di fronte a malafede, lucida discriminazione o nonsense. Qualunque sia l’ipotesi più verosimile, seguire la sua logica bizzarra è un esercizio utile. Bachmann, repubblicana di ferro, candidata alle presidenziali del 2012, è nota per le sue posizioni ultraconservatrici e illiberali. Nel dicembre scorso uno studente di una scuola superiore dell’Iowa le domanda: perché due persone dello stesso sesso non possono sposarsi? “Certo che possono sposarsi - risponde Bachmann - ma devono sottostare alle leggi proprio come tutti gli altri. Possono sposare un uomo se sono donne. Oppure possono sposare una donna se sono uomini”. Alexandra Petri, columnist e autrice del blog ComPost sul Washington Post, dopo avere precisato che le leggi dell’Iowa permettono alle persone dello stesso sesso di sposarsi, propone alcune analogie che fanno ridere, ma che sono concettualmente potenti e precise, e dimostrano quanto sia ripugnante la posizione di Bachmann (Michele Bachmann gets things straight on gay marriage, 1 dicembre 2011). Sono analogie utili anche a tutti quelli che domandano: “che necessità c’è del matrimonio?”, “non vanno bene anche i DiCo?” - ignari, magari, di quanto queste domande siano intrise di discriminazione. Fate il test “scopri il discriminatore che c’è in te”. Petri immagina cosa risponderebbe Bachmann ad alcune domande. “Perché Rosa Parks non può sedersi nei sedili anteriori dell’autobus?”. “Può sedersi - risponderebbe - può sedersi in fondo all’autobus”. O immaginate, al ristorante, di chiedere il menu vegetariano. “Il menu vegetariano prevede bistecca” replicherebbe Bachmann in versione cameriera.
Il Mucchio di gennaio-febbraio 2012.

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